Parte 29

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Guardai l'ingresso dell'università, mentre, ancora assonnata, scendevo dall'auto di June. Dentro di me si agitavano mille emozioni diverse; per prima cosa avrei davvero voluto che fosse un giorno come tanti altri, ma era ridicolo anche solo pensare che potesse esserlo. Giusto?

Trascinai la borsa carica di libri giù dall'auto ed il viso di Carol mi tornò in mente come un lampo nella notte. Una visione veloce e spaventosa.
Storsi la bocca.
Non mi aveva rivolto la parola, non aveva nemmeno sorriso. Aveva solo mangiato i suoi stupidi cereali, in silenzio, gli occhi blu rivolti alla luce che entrava dalla finestra, impegnati in pensieri importanti e lontani da me. 

«Vedrai che le passerà» June sorrise, mentre il vento le scompigliava i capelli lunghi.

Alzai le spalle e mi morsi un labbro mettendomi la borsa in spalla.

«Credimi Mia, è solo che...»June fece ondeggiare le chiavi dell'auto da un lato all'altro sospirando «Ascolta, ti va un caffè?» Indicò la scuola con il suo dito lungo e smaltato di rosa «Siamo in anticipo»

«Io, ehm... » Lasciai che il mio peso passasse da un piede all'altro mentre cercavo di scacciare i pensieri dalla mente.
Carol, Daniel, Io, i segugi, ..
«Ok» La mia voce si perse nell'aria agitata di quella mattina di fine Settembre e venne trascinata lontano dal vento.

June sorrise e fu proprio in quel momento che pensai ad Alex, ai suoi occhi anche fin troppo blu, a suo fratello Ethan,..
Era possibile che anche Alex fosse ... un cacciatore? E se lo era, June lo sapeva? 

«Bene, dai il bar dell'università non fa male nemmeno i cappuccini!» June sorrise mostrando tutte le facce della normalità ed io scrollai la testa.

Se sapeva qualcosa lo nascondeva veramente bene. 

Quando ci sedemmo nel piccolo bar affollato, il viso di June assunse un aria corrucciata.
La osservai per un secondo prima di rivolgere l'attenzione al mio cappuccino schiumoso sentendo lo stomaco brontolare. Non avevo mangiato la sera prima, ed era possibile che non succedesse nemmeno quel giorno.
L'agitazione mi toglieva la fame, il respiro, tutto.

Guardai June mentre rovesciava lo zucchero nel suo cappuccino e lo mischiava quasi freneticamente con il cucchiaino. Guardai il modo in cui le sue dita curate si stringevano intorno a questo e sorrisi.
Avrei voluto mettermi lo smalto, andare dall'estetista, mettermi a dieta ed un altro centinaia di cose per diventare come la bellissima ragazza che mi sedeva davanti, ma.. che senso avrebbe avuto?

«Mia, Carol ha solo notato che ultimamente...» June lasciò svanire la frase portandosi alle labbra la tazza fumante.

Sospirai mentre ascoltavo, con il cuore in gola, aggiungersi alla mia vita anche l'ultimo, doloroso, problema. 

Intanto giocavo con la bustina di dolcificante, come faceva sempre Carol, scrollandola da una parte all'altra finché questa non si ammorbidiva abbastanza da permettere di sentire le palline di zucchero sotto le dita.
Mi venne da sorridere a questa stupida abitudine ma, subito, me ne pentì e cercai di smettere di pensarci.
Rovesciai lo zucchero nel cappuccino.

«Ultimamente non stai mai con lei, sei... » June sorrise con quei suoi occhi grossi e marroni puntati dritti su di me «... sei strana ecco, magari dovresti parlargli se c'è qualcosa che non va»

Appoggiai la guancia ad una mano e guardai il muro dipinto di giallo del piccolo bar.
Allora era vero, Carol ce l'aveva con me.
Sentì che nella mia mente emergevano mille e mille ricordi di infanzia; me e lei in montagna, me e lei al mare, lei che mi consola, lei e il suo pigiama rosa. Scrollai la testa con gli occhi lucidi e cercai di ricacciare indietro quei ricordi. Cercai di rimandarli nel passato dal quale venivano.

«Mi dispiace... lo so»

Diedi un sorso al cappuccino e questo sembrò incastrarmisi in gola.
Sussultai improvvisamente quando gli occhi bui di Daniel mi tornarono in mente, come un fulmine distruttivo. Abbassai la tazza.
Come avrei potuto parlarne con Carol? Perché avrei dovuto condannare anche lei a portare questo peso gigantesco?

June alzò le spalle mentre, con il cucchiaino, raschiava la schiuma dal fondo della tazza.
«C'è un modo per rimediare» I suoi grandi occhi nocciola si alzarono su di me «Vieni a pranzo con noi oggi, dopo scuola» Io mi irrigidì mentre June continuava a parlare, sorridente, tranquilla ed ingenua.
«Ci saranno tutti, anche Ethan»
La sua voce rimarcò ben bene il nome di Ethan ed io cercai di trattenermi dall' urlare; il risultato, però, non fu altro che una smorfia.

«Non capisco perché continuate ad insistere con questa storia di Ethan, non penso potrà mai esserci nulla tra me e lui» Sorrisi debolmente e bevvi l'ultima goccia calda del cappuccino.

June alzò le spalle di nuovo, spazientita o semplicemente stanca, e guardò l'ora «E' per Daniel?»

Qualcosa nella sua espressione assunse una forma vagamente divertita. Era chiaro che si aspettava delle confidenze, delle chiacchiere tra amiche, ma forse il mio tempo delle mele era finito. Non c'era più spazio, nella mia vita, per essere una ragazzina.

«No, non è per Daniel»

June si alzò e sorrise di nuovo «Bè meglio, non credo che sia un ragazzo... affidabile»
Afferrò la borsa con un gesto veloce e aggraziato e poi si rivolse di nuovo a me. Gli occhi grandi e le labbra rosse leggermente dischiuse la facevano apparire come una Dea «Ad Ethan però una possibilità potresti darla»

Io mi alzai di conseguenza abbassando gli occhi «Ci vediamo a pranzo, allora»

June sorrise e se ne andò con quei lunghissimi capelli che le ondeggiavano dietro la schiena.


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