Dopo esserci alzati dal divanetto seguimmo la donna con il mantello chiaro senza fiatare. Questa si mosse agile e veloce, percorse la zona centrale del locale senza mai guardarsi indietro, si fece largo tra la folla che se ne stava in fila davanti al bancone e si fermò solo quando arrivò davanti alla strana porta di legno intagliato. Questa, come avevo già notato prima, era stata munita di un lungo tappeto rosso che partendo dalla porta d'ingresso arrivava direttamente a lei.
Il ragazzo con gli occhi rossi che ci aveva accolto al nostro arrivo si era avvicinato a noi appena ci eravamo alzati ed eravamo usciti dalla tenda che separava il tavolo dal resto del locale.
Ora ci camminava dietro con lo sguardo inquietante che si agitava frenetico su di me; la sua presenza mi destabilizzava e mi costringeva a camminare più velocemente, quasi come se cercassi di sfuggirgli.
Daniel, intanto, mi camminava di fianco. Era a qualche centimetro da me ed anche se con gli occhi guardavo verso il basso con la mente ero impegnata a tenere sotto controllo il suo profilo, il modo in cui le sue spalle larghe ed affilate si muovevano assecondando il suo passo veloce.
Cercavo il suo sguardo senza nemmeno accorgermene, studiavo il suo andamento, la sua postura; aveva il viso piegato in un espressione pensierosa, gli occhi scuri si guardavano intorno profondi e cupi, le labbra si serravano.
Quel suo atteggiamento mi innervosiva; istintivamente mi portai una mano al ciondolo quando anche noi arrivammo davanti alla porta di legno.
La donna ci fece un cenno prima di mettersi in coda per passare.
Davanti a noi altre tre o quattro persone aspettavano pazienti che il passaggio fosse libero; passavano sempre uno alla volta, senza mai guardarsi indietro. Nessuno sembrava preoccuparsi troppo e così anche io mi costrinsi a rilassare le spalle.
Aspettai paziente serrando la mano destra sul ciondolo blu, mi lasciai travolgere dalla sensazione di pace che provavo ogni volta che sfioravo quella pietra. Poi lasciai scivolare lo sguardo sul legno e sui disegni che l'intarsio decorato componeva sulla sua superficie; immagini naturali, per lo più, fiori e erbe che si intrecciavano tra di loro.
Quando fu il nostro turno la donna con gli occhi vitrei si fece avanti senza esitazioni, appoggiò la mano sul pomello dorato della porta e, con il cappuccio che le copriva i lunghi boccoli rossi, la aprì con uno scatto.Il ragazzo dai lunghi capelli castani, che Daniel aveva detto essere un figlio di Azaziel, ci fece passare tenendo la porta con la mano destra.
Io passai dall'altra parte cercando di non incontrare gli occhi rossi di lui e tratteni il fiato; al di là dell'ampia porta un vortice di figure in movimento si agitava brulicante e veloce; il vento fresco tipico della fine dell'estate mi colpì in pieno viso e la luce abbagliante del sole mi costrinse a stringere gli occhi.
Ci trovavamo all'esterno; eravamo su un'ampia strada in acciottolato chiaro che scintillava sotto la luce del sole tiepido ed invadente.
Accanto a noi si affollavano moltissime persone; alcune che sembravano come comparire dal nulla, improvvisamente e in diversi luoghi. Tutte queste però, come ombre nere e veloci, finivano per muoversi in un' unica direzione.
Provai a distinguere verso cosa si muovessero ma non vidi niente oltre al pavimento di acciottolato chiaro e brillante; sembrava estendersi all'infinito in tutte le direzioni a me visibili. In lontananza, dopo la strada, riuscivo a scorgere una striscia verde che doveva essere un giardino, o un ampio prato.
Mi girai all'indietro per vedere se il ragazzo dagli occhi rossi ci avesse seguito, ancora un po' intimorita dalla sua presenza e da quel suo modo di scrutarmi; quasi come se volesse analizzarmi con lo sguardo.Ma quando mi fui voltata rimasi sbalordita e, per la millesima volta, andai a cercare il ciondolo blu che tenevo al collo e lo strinsi forte trattenendo il respiro.
La porta dalla quale eravamo passati non c'era più, come anche le stesse pareti del locale nel quale eravamo fino ad un attimo fa.Tutto sembrava essere scomparso e, dietro di noi, non c'era altro oltre alla stessa strada in ciottoli disordinati.
Anche da quel lato, in lontananza, potevo intravedere una striscia di erba verde intenso ed alcuni alti alberi.
Daniel mi si avvicinò, forse notando il mio stupore, e mi appoggiò una mano sulla spalla come per suggerirmi di proseguire.
La nostra accompagnatrice si stava già muovendo in avanti, nella direzione verso il quale sembravano andare tutti. Camminava veloce con lo sguardo sempre rivolto davanti a sè; sembrava non essere minimimante interessata a noi. Si comportava come se fosse certa che noi l'avremmo seguita a tutti i costi; oppure, mi disse una voce dentro di me, come se non avesse bisogno di girare il volto per vederci.
<<Ma la porta…>> Mi girai di nuovo indietro quasi aspettandomi di vedere comparire la grande porta in legno dal quale eravamo passati, i muri del locale, una strada trafficata o il vicolo nella quale ero caduta dopo avere attraversato il portale di Trevor.
Daniel mi strinse il braccio con la mano destra ed io sussultai girandomi verso di lui.
Sul suo volto c'era ancora la stessa tensione; le labbre erano tese in una smorfia indelicata, lo sguardo, buio come sempre, era puntato su di me con decisione e la fronte leggermente aggrottata lo rendeva ancora più cupo del solito.
La pelle bianca di lui, però, risplendeva sotto la luce del sole bianca e delicata, come se fosse porcellana. Io mi incantai ad osservarlo, mi persi nel contrasto deciso che c'era tra lo scintillio della sua pelle e il nero denso dei suoi occhi.
<<Le porte per Agis sono unilaterali. Da dove entri non puoi uscire>> Disse poi lui senza mollare la presa dal mio braccio.
La sua stretta era ferma, avvolgente e fresca. Mi teneva come se non volesse lasciarmi, serrando le dita intorno al mio braccio con precisione.
Io gli guardai la mano, le dita lunghe che aderivano con la stoffa del maglione che indossavo; da qualche parte dentro di me si agitò il desiderio di poterlo toccare, volevo lasciare scorrere le dita sulla sua pelle chiara e splendente, volevo accucciarmi tra le sue braccia e dimenticare ogni cosa. Chiudere gli occhi davanti a quel disastro, davanti al boato della mia vita che si frantuma in mille pezzi.
Scrollai la testa, mi liberai dalla presa di lui e mi misi a camminare in avanti.
Daniel mi seguì con lo sguardo basso; infilò le mani in tasca e prese a camminarmi affianco senza aggiungere altro.
Ci infilammo nel vortice di persone confuse. Tutti si muovevano in massa verso lo stesso punto con un andamento simile a quello di un branco di pesci.
C'era chi correva, frettoloso, sgomitando da una parte all'altra tra la folla, e poi c'era chi invece si muoveva con molta calma, gruppi di quattro o cinque che camminavano distratti chiaccherando tra loro, qualcuno fermo da un lato per fumare, o per cercare qualcosa nelle tasche.
Mi guardai intorno in cerca della donna dalla lunga tunica chiara e la vidi farsi strada tra la folla a pochi metri da noi.
Affrettai il passo quando una coppia di giovani donne dalla pelle molto chiara mi passarono davanti; avevano le braccia piene di lunghe cicatrici rosse. Queste erano precise e simmetriche quasi come se fossero state incise sulla loro pelle con un coltello affilato.
Pensai subito a Carol, al taglio che si era procurata sbattendo sullo spigolo della scrivania qualche giorno prima ed un senso di stordimento mi attorcigliò lo stomaco fino a bloccarmi il respiro.
Presto ci inserimmo nella calca ed allontanai da me il pensiero di Carol, di June, di tutto quello che c'era stato prima, nella mia vita.
Passai davanti ad un gruppo di ragazzi dalla parvenza umana schivandoli velocemente; questi procedevano a passo lento bisbigliando e sghignazzando tra di loro in una lingua che non capivo e che suonava dura e arzigogolata.
Daniel mi si affiancò maggiormente quando la folla si fece più piena ed io sentì il fresco che si portava sempre dietro sfiorarmi la pelle e farmi rabbrividire.
Quando accanto a noi passò una ragazza dagli occhi verdi e splendenti lui sembrò irrigidirsi; lo vidi tendere le spalle ed assottigliare le labbra.
La ragazza aveva lunghi capelli di un castano brillante e occhi che scintillavano come se fossero stelle verdi. Ci superò velocemente sgambettando in avanti nei suoi jeans chiari a zampa di elefante ed io la osservai di sbieco.
Esseri di luce, sembrai allora ripetermi guardandola con attenzione, quasi cercando il triangolo che doveva per forza segnargli la pelle.
Quello nero con la sfera bianca al centro, quello dei cacciatori.
Continuai a fissarla mentre lei proseguiva agile in avanti, scivolando tra un gruppetto di persone e l'altro, finchè la sua figura non scomparve tra la folla in lontananza.
<<Eccovi>> Esordì la Nephilim quando le fummo di nuovo dietro, anche in questo caso senza nemmeno girarsi <<Iniziavo a credere che non mi avreste mai raggiunta>>
Daniel borbottò qualcosa di incomprensibile e si passò una mano tra i riccioli scuri.
Io non parlai.
La strada sembrava proseguire all'infinito. In lontananza, su ogni lato della lunga via, ora riuscivo ad intravedere un bosco verde e rigoglioso. L'erba era alta vicino agli alberi ma, in alcuni punti, questa si abbassava fino a risultare appena tagliata. In questi spazi intravidi anche alcune aiuole di fiori ben curati che si facevano notare per i loro colori sgargianti e panchine in ferro battuto dalla forma elegante e delicata.
<<Li chiamano "Giardini del sole">> Bisbigliò Daniel chinandosi su di me. I suoi tratti erano ancora rigidi; gli occhi scuri erano ridotti a due semplici fessure segnate da ombre violacee <<Circondano tutta Agis e la nascondono agli occhi dei mortali. Ci sono storie e storie su quei luoghi…>> Lui tese le labbra in una linea sottile ed il suo sguardo si fermò su di me. Lo guardai mentre, con gli occhi, sembrava percorrere il contorno del mio viso, quello delle mie labbra,… distolse lo sguardo <<Magari un giorno te le racconto>> Concluse poi con una smorfia.
Nonostante la strada paresse non avere fine ad un certo punto ci ritrovammo davanti ad ampie mura di mattoni scuri e logori.
Io dischiusi le labbra, sorpresa ed incredula.
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APATHY
FantastiqueMia Anderson è una diciannovenne bella, esuberante e con la passione per la letteratura. Ma nel suo passato si nasconde un episodio dal quale cerca disperatamente di fuggire: la misteriosa scomparsa di sua sorella. L'inizio dell'università...