Il vento soffiava forte facendo agitare vorticosamente le chiome degli alberi che contornavano il dirupo di Lilith.
Sorrisi silenzioso mentre il vuoto si apriva ai miei piedi.
Era terribilmente ingiusto che i Cacciatori avessero una vista così bella. I loro alloggi erano posti nel punto più alto del cratere e, da quell'altezza, si poteva vedere praticamente tutto il territorio circostante. Anche quello che si trovava all'altra estremità del burrone. Dove c'era casa mia.
La casa di Trevor Moore.
Strinsi le labbra.
«Andiamo» La voce di Daniel era tesa e rigida.
A quel richiamo sospirai girandomi verso di lui.
Se ne stava immobile davanti al grande ingresso della casa di Alex ed Ethan Davis, i suoi occhi scuri erano puntati sulle finestre luminose con quella solita aria persa e lontana che mi infastidiva a morte.
«Perché devo accompagnarti?» Mi passai la lingua sulle labbra e tornai ad osservare il panorama «Ethan ha convocato te, mi sembra»
Ci fu silenzio e poi Daniel disse «Ti sembra bene»
Lasciai che il mio sguardo si soffermasse sulle chiome degli alberi che oscillavano al vento. Il tramonto donava alle foglie un colore verde scuro, meno brillante di quando era illuminato dal sole e, quindi, molto più interessante.
Pensai che avrei potuto dipingere quel momento: il grande dirupo, i boschi agitati dalla brezza, il verde reso cupo dalla sera imminente... Un brivido mi attraversò la schiena; eravamo davanti alla casa dei Davis, la casa dei cacciatori più forti della zona.
«Ripetimi perché dobbiamo andare» La mia voce divenne rigida.
«Vogliono sapere dei segugi» Daniel emise una spece di rantolo e si passò una tra i capelli ricci «Ethan è stato incaricato di gestire la zona ora che i suoi genitori sono lontani... credo che stia avendo un po' di problemi» La luce gialla delle lampade si univa al buio notturno creando degli strani riflessi sul suo viso immobile «C'è una riunione o qualcosa del genere»
Mi lasciai sfuggire un gemito e controllai l'ora.
Erano le nove, bene.Strinsi i pugni lungo i fianchi e lentamente mi girai di nuovo verso Daniel « Che cosa significa che sta avendo dei problemi? Credi che faranno intervenire qualcuno? »
Gli occhi scuri di Daniel si posarono su di me con una fermezza glaciale «Credo che sarà inevitabile se la questione non si risolve»
Imprecai silenziosamente «Non si risolverà» Mi sfuggì un gemito «Non può risolversi se noi non parliamo, vero? Chiameranno i guardiani ...»
Pronunciai quell'ultima frase come un sussurro e subito mi si gelò il sangue.Daniel fece un passo verso la lunga scalinata senza rispondere «Se non vuoi seguirmi, aspettami qui» Lo vidi stringere i pugni lungo i fianchi «E' ora che io vada o faremo tardi»
Storsi la bocca al pensiero di cosa ci aspettava. Avremmo dovuto incontrare Megan e non sapevo davvero che cosa fosse peggio tra lei e i Cacciatori.
Mi passai una mano sulla fronte per spostare i capelli e trassi un lungo respiro prima di girarmi per seguire Daniel.
Era l'ultima volta che lo seguivo in una delle sue imprese suicide.
Mentre salivamo i gradini posai una mano sulla "G" che avevo sul collo e fui felice di sentirne il caldo abituale. Una smorfia mi deformò il viso.
Era forse l'unica cosa per cui riuscivo a provare piacere, per quella lettera, così calda al tatto, così piena di vita, l'unica parte di me che continuava a vivere.
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APATHY
ParanormalMia Anderson è una diciannovenne bella, esuberante e con la passione per la letteratura. Ma nel suo passato si nasconde un episodio dal quale cerca disperatamente di fuggire: la misteriosa scomparsa di sua sorella. L'inizio dell'università...