Parte 40

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Iniziai a camminare più velocemente che potevo.
Mancavano ancora diversi chilometri prima di arrivare e trascinare il corpo di Alice su per il pendio si era rivelata un'impresa più ardua del previsto.

Stavo andando dove andavo sempre; ad una delle crepe che si erano aperte dopo la formazione del dirupo di Lilith. Lì ero sicuro che non avrei incontrato nessuno perché il portale, in quel punto, non funzionava.

Chiunque l'avesse attraversato sarebbe finito nell'oblio, nel nulla.

Ed era li che avevo gettato tutte le vittime di Lisa.
Nel nulla.

Camminavo in silenzio, guidato solo dal rumoroso scricchiolio delle foglie sotto i piedi e, presto, i miei pensieri si persero lontano.

Un ricordo prese forma davanti a me, un ricordo doloroso e pungente come il vento che mi graffiava il viso. Cercai di respingerlo e strinsi gli occhi, ma questo, più potente di me, mi si materializzò davanti.

Improvvisamente mi sembrò di tornare ad avere diciassette anni, mi sembrò di essere di nuovo li.
In quel terribile momento.
In quell' esatto maledetto istante.
Proprio quando i Cacciatori ci catturarono.

●■●■●■●

Mi svegliai in una stanza totalmente bianca. Di un bianco talmente intenso da essere accecante.

I polsi, legati dietro alla schiena, iniziavano a bruciare. Li strattonai con forza ottenendo, in cambio, solo un'altra ondata di lancinante dolore.

Sollevai lo sguardo stringendo gli occhi per la luce abbagliante e, subito, cercai Lisa.

Era alla mia destra, con la testa abbandonata in avanti e i lunghi capelli che le coprivano il viso.
Era svenuta.

Meglio così, pensai, almeno non si sarebbe spaventata.

Cercai di liberarmi ancora una volta, mettendoci più forza, più volontà.
Non ci riuscì.

Trevor, alla mia sinistra, si dimenava quanto me cercando a sua volta di liberarsi, di fuggire.
Ma non c'era niente da fare; in quello strano luogo i nostri poteri sembravano non esistere.

«Non funzionerà» Bisbigliai con la voce tesa «Non funziona niente, qui»

Trevor posò lo sguardo su di me per qualche istante, i suoi occhi sbarrati si trasformarono in due profondi pozzi neri e poi, come se non mi avesse sentito, continuò ad agitarsi.
Sempre più forte.

Sapevo cosa stava provando; tutti quegli anni di fuga, tutti quei continui spostamenti, tutti i tentativi per nasconderci, alla fine, non erano serviti a nulla.
Ci avevano trovato lo stesso.

Un forte rumore mi fece sollevare lo sguardo e anche Trevor si immobilizzò.

Un Cacciatore dai capelli biondi ci guardava in silenzio, le labbra tese in una linea sottile, il mento appuntito.

Ci venne incontro con passo deciso e afferrò per le spalle sia me che Trevor. La sua mano era ferma, pesante.
Quasi come la consapevolezza di essere li.
Qualcosa di così pesante da riuscire a spezzarti in due, pensai.

«Andiamo» Ci fece alzare, spintonandoci in avanti.

Io strinsi gli occhi per la luce troppo forte ed un gemito mi uscì dalle labbra «Lisa»

Cercai di guardarmi indietro, di guardarla. Era ancora li, immobile, proprio come prima.
Perché la lasciavano li? Cosa significava?

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