Svegliarsi fu esattamente come riemergere in superficie dopo una lunga e dolorosa apnea.
Mi sollevai di scatto e respirai avidamente l'aria intorno a me proprio come se, nei miei polmoni, non ne fosse rimasta.
Tossì una o due volte stringendo forte le lenzuola e, solo dopo, mi guardai intorno.
All'iniziò provai solo perplessità.
Non conoscevo quel posto, non riuscivo a capire dove mi trovassi e, soprattutto, non mi ricordavo come ci fossi arrivata.Poi, quasi in un istante, la perplessità divenne terrore e mi sembrò di tornare ad affogare nello stesso mare di nebbia che aveva occupato, fino a quel momento, i miei sogni.
Le pareti della stanza sembravano completamente ricoperte da piante rampicanti. Ma c'era qualcosa di inquietante in quell'intrico di rame e foglie... non c'era nulla di naturale o splendido in loro.
Erano totalmente nere.
Sgranai gli occhi e mi coprì la bocca con le mani, soffocando un urlo.
Istintivamente mi ritrassi a bordo del letto, stringendomi le ginocchia al petto più forte che potevo.
Come facevo sempre ogni volta che qualcosa, da bambina, mi spaventava.Mi coprì il viso per qualche secondo, sperando che fosse solo un sogno, sperando che mi sarei presto resa conto che avevo visto male.
Che non era vero.Riaprì gli occhi, lentamente, respirando a fatica e continuando a sperare che fosse solo un brutto sogno...
Ma non lo era.Le pareti erano ancora li, ricoperte da quelle strane piante nerastre che sembravano avvolgere tutta la stanza dal pavimento fino alle pareti.
Un singhiozzo mi sfuggì dalle labbra.
Anche il letto su cui ero seduta sembrava essere costituito con quegli strani rami neri ed inquietanti.
Scesi dal letto quasi saltando, con le gambe che tremavano per l'agitazione ed il fiato corto.
Lentamente protesi una mano verso quelle pareti e le sfiorai; erano fredde, talmente fredde da farmi rabbrividire.
Appena le toccai un'ondata di gelo mi si insinuò sotto la pelle ed io rabbrividì. Quella sensazione di gelo mi apparve quasi familiare.
Mi ricordava il respiro freddo di Daniel sulla pelle.Daniel.
Mi ricordai di lui seduto accanto a me, del suo volto sfumato dalla nebbia, delle sue braccia che mi stringevano a sé...
Un sogno, pensai.
Iniziai a camminare seguendo il contorno di quelle strane pareti, con le gambe che ancora tremavano e gli occhi sbarrati, come se non potessi più richiuderli, finché non arrivai all'unica finestra presente nella stanza.
Da questa entrava un sottile vento autunnale che mi agitò i capelli.
Mi affacciai, attratta da quel panorama consueto, ed osservai il modo in cui il tramonto colorava il cielo delle stesse sfumature del fuoco.
Giallo.
Arancione.
Rosso.
Un grande dirupo, simile ad una grande ferita, si apriva proprio sotto la finestra. Intorno a questo si trovava un ampio bosco. Un bosco talmente sconfinato da sembrare infinito.
Gli alberi, resi più scuri dal tramonto, oscillavano nel vento producendo un suono così dolce da sembrare una ninnananna.
Socchiusi gli occhi, abbandonandomi a quella melodia, e respirai.

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APATHY
ParanormalMia Anderson è una diciannovenne bella, esuberante e con la passione per la letteratura. Ma nel suo passato si nasconde un episodio dal quale cerca disperatamente di fuggire: la misteriosa scomparsa di sua sorella. L'inizio dell'università...