Parte 24

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«Daniel?» La mia voce era un sussurro, una preghiera «Che cosa...?»

Lui strinse le labbra e si appoggiò al muro dietro di lui farfugliando qualche parola. Allungò una mano verso il cerchio che avevo disegnato e questo scomparve.
Un portale...

«Daniel... io...»

Lui si passò una mano tra i capelli scuri ed abbassò lo sguardo, improvvisamente distratto.
Io lo osservai per qualche secondo tremando alla paura di dovermi difendere anche da lui.
A questo pensiero una nuova scossa mi attraversò il braccio fino a raggiungere la spalla.

Come se lui l'avesse percepito alzò lo sguardo su di me. Uno sguardo glaciale e immobile, spaventoso e pacifico, bellissimo e terrificante.
«Non ci provare nemmeno, ti ho appena aiutata se non te ne sei accorta» Un sibilo gli uscì dalle labbra «E non avrei dovuto»

Lentamente mi rimisi in ginocchio e guardai il corpo morto di Matt che si dissolveva lentamente.
Nella stanza un vapore tenue aleggiava indifferente portandosi dietro uno strano odore di morte.

«Non avevo nemmeno idea che potesse esistere qualcosa come... come te» Daniel sembrava parlare da solo e, presto, iniziò a camminare per la stanza con grandi e solide falcate «Le impronte... non ci sono impronte sulle persone>>
I suoi occhi tornarono su di me «Come sapevi come si apre un portale?»

Io alzai le spalle combattendo contro i singhiozzi. Mi sarei voluta mettere in piedi ma le ginocchia tremavano troppo.
«Non lo sapevo, non so cosa sia successo, non so nemmeno che cosa sono o che cosa sei tu»

Daniel sospirò profondamente ed inclinò lentamente la testa.
Il suo viso era segnato da profonde occhiaie ed i suoi gesti erano lenti a calcolati. Tutto in lui aveva qualcosa di rigido e duro che non avevo mai notato.
Qualcosa di spettrale.

«Certo che non lo sai se no sapresti che non si possono aprire portali senza rischiare di morire»
Daniel passò un dito sull'iniziale che si era appena formata sul suo polso, sovrappensiero.

«Che cos'è quella?»

Lui alzò le braccia mettendo in mostra le diverse lettere che vi erano incise, e, nei suoi occhi, sembrò comparire una scintilla luminosa.
«Ognuna di queste è l'iniziale del nome dei demoni che ho ucciso e... e anche di quelli come me»

 Le sue labbra si incurvarono in un sorriso glaciale. Abbassò le braccia di scatto e lentamente si sollevò un lembo della maglietta nera afferrandolo tra due delle sue lunghe dita.
Proprio sopra la linea dei jeans, sul suo fianco sinistro, compariva il triangolo che avevo disegnato, quello che indicava gli esseri senz'anima.

«Sai che cosa significa?» La voce di Daniel diventò fredda e distante e qualcosa sul suo viso si tese.

Annuì poco convinta mentre mi sforzavo di respirare. Nella mia mente la leggenda che mi aveva raccontato Ethan prendeva forma come se la stessi riascoltando per la seconda volta.
"I Demoni assorbendo le energie degli uomini crearono degli esseri senz'anima, vuoti, e gli Angeli per contrastarli crearono degli esseri di luce, che potessero difendere la terra"
Allora era vero?
«Anonimi...»

Daniel annuì ricoprendosi con la maglietta.
«Non abbiamo anima, non abbiamo niente ad eccezione di quello che prendiamo dagli altri» Sospirò come se fosse stanco di parlare «Per questo quando uccidiamo rimane l'iniziale, indica l'anima che abbiamo preso»

Una risata gli sfiorò le labbra «Questo stronzo non mi ha lasciato niente di interessante comunque, solo merda»

Un lungo brivido mi corse sulla schiena. Parlava di Matt?
«Non eravate amici?» Ad ogni parola le mie labbra tremavano un po' meno.

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