Rebuild //

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Aurora

Non riuscivo a staccare gli occhi da lui.

Il capo di mio padre. 

Ancora non riuscivo a crederci, era impossibile, impensabile. 

Il tricheco era a soli venticinque anni a capo di un'azienda come questa e... 

Aurora stacca gli occhi dal suo corpo prima che se ne accorga. Per favore, ok? Torna in te. Adesso.  

Ero inconsapevolmente ed indiscutibilmente attratta da lui, e non c'era alcuna spiegazione logica per questo. Ogni mia singola cellula era diventata un magnete che mi attirava a lui. 

Mai era successa una cosa del genere. Mai. Io stessa mi riconoscevo a stento, come se qualcosa dentro di me stesse inevitabilmente cambiando, mutando, senza chiedere il permesso al mio cervello. 

Dentro di me avvertivo una sorta di vibrazione, tremore nelle ossa, le mie ginocchia vacillavano, il cuore mi batteva nella gola, nelle orecchie, faceva male contro le costole, il sangue pompato nelle vene era come se lo percepissi scorrere con così tanta forza da scioccarmi e rendermi doppiamente confusa. Il mio respiro era pesante, come se avessi corso per chilometri senza mai fermarmi. Del leggero sudore freddo m'imperlò la fronte, l'asciugai con un gesto rapido delle mani, mi mancava l'aria. Sbattei le palpebre diverse volte per recuperare lucidità.   

Jonathan era diventato la forza di gravità dei miei occhi, ero praticamente in balìa di lui, costretta a seguirlo con lo sguardo in ogni suo gesto, in ogni suo anche più piccolo movimento, in ogni suo sorriso, espressione. Non avevo altra scelta. Era più forte di me. A stento riuscivo a percepire tutti gli altri presenti in sala, compresi i miei genitori. Le mie attenzioni erano tutte rivolte a lui. 

Era bellissimo, bello da morire e tutto quel che stava accadendo era inconcepibile. 

Da quando gli avevo distrutto involontariamente quegli appunti sotto la suola delle mie scarpe tutto nella mia vita era radicalmente cambiato. Non ero più la stessa, non mi riconoscevo più. Saltavo lezioni in Università, studiavo meno di otto ore al giorno, la mia attenzione era pari a quella di una tartaruga e mangiavo dolci a quantità industriali, avevo cambiato modo di vestirmi, truccarmi. Iniziai a comprendere che tutti questi cambiamenti non era solo stati intrapresi per fargli comprendere quanto anche io, studentessa in Lettere, potessi essere interessante e carina. 

Lui stava iniziando a piacermi. In un modo che non credevo fosse possibile. Lui stava oltrepassando ogni mio limite, ogni divieto che mi ero imposta in questi anni. Tutto questo era pericoloso. Troppo pericoloso. Scottarsi così, per un ragazzo del genere, di solito non portava a niente di buono...oppure no? 

Il mio desiderio di conoscerlo di più però, mi tartassava di continuo. 

Strinsi le mani a pugno, la mia mente era disgustata da tutto questo, ma il mio cuore stava calpestando con nonchalance l'aiuola che non avrebbe dovuto attraversare, ossia il mio cervello. 

Avete presente come si produceva  il vino nel passato? Dopo averlo raccolto dai vigneti, c'era una gran festa, le persone saltellavano sull'uva a piedi nudi, danzando come matti a ritmo di tante e varie tarantelle di paese - per come riportavano anche in tanti film - e il mio cervello, in quel momento, era proprio come quell'uva, ed il mio cuore lo stava pestando con tanta foga da farmi sorridere per aver anche soltanto immaginato quella scena, escludendo qualche parte decisamente macabra. 

"Perché sorridi? " tuonò mio padre, dandomi una leggera gomitata al fianco. Era sospettoso di qualcosa, e tanta malizia era ben in evidenza sul suo viso. Stava per seguire il mio sguardo quando mia madre lo rimproverò con lo sguardo e non solo: " Vecchio caprone, lasciala in pace." 

L'amore nei tuoi occhi - Trilogy of forgiveness Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora