Jonathan
Guardai l'orologio al polso, che la mia piccola Lina mi aveva regalato per il Natale. Era in ritardo, come suo solito, quindi non c'era nulla di cui preoccuparsi. I suoi classici ed inevitabili dieci minuti di ritardo erano da manuale. Superati quelli, poi mi sarei preoccupato sul serio se non avessi ricevuto sue notizie. Era sempre così.
Massaggiai le tempie con le dita e feci aderire perfettamente la mia schiena allo schienale rigido della mia poltroncina nera. Avevo un'emicrania pazzesca, di fatti chiusi gli occhi per rilassarmi un po'. Tutta la mattina non avevo fatto altro che lavorare, lavorare e lavorare, e non avevo praticamente messo piede fuori dal mio ufficio, neanche la sola punta del naso, né per andare a mangiare un boccone, né per andare semplicemente al bagno, né per la pausa caffè di metà mattina.
Nada.
Non era il massimo stare davanti al computer per più di sei ore di fila, con tanto di contratti da definire e rivedere, fascicoli da riordinare e ultimare e richieste da rivedere e firmare! Tuttavia era stato necessario, il lavoro in arretrato doveva essere smaltito al più presto.
Iniziai a rimpiangere i giorni trascorsi in casa con mia moglie. Il tempo per stare con lei riuscivo sempre a trovarlo, al contrario di ora. Da quando avevo ripreso il lavoro a pieno ritmo, il sapere di poter stare con lei soltanto la sera m'infastidiva.
Mi mancava, terribilmente, e la volevo con me. Più volte le avevo proposto di lavorare al mio fianco, se non come mia moglie, almeno come mia segretaria, ma nulla. Voleva concentrarsi in tutto e per tutto nei corsi, studiare per gli ultimi esami e vedersela con la tesi di laurea. Cavolo, avevo anch'io da scrivere la mia tesi.
Il telefono sulla scrivania prese a squillare, aumentando il mio mal di testa, lo recuperai con una smorfia e risposi: " Si? "
" Sua moglie è appena arrivata."
Il mio cuore aumentò i battiti. Finalmente era arrivata.
" La faccia entrare."
Chiusi la conversazione e mi alzai per prendere posto dietro la porta. L'avrei colta di sorpresa.
Non appena il mio scricciolo entrò si guardò attorno alla ricerca del sottoscritto, avanzò di qualche passo pronunciando il mio nome, ed io balzai fuori dal mio nascondiglio, l'abbracciai di slancio da dietro, stringendola forte contro il mio petto e circondando la sua vita con le mie braccia, la baciai dietro un orecchio. La sentii sussultare, lanciare un piccolo gridolino di sorpresa, ma poi sospirare e sfoderare uno dei suoi sorrisi più belli.
Una delle sue mani corse ad accarezzarmi una guancia, l'altra raggiunse le mie mani che le stavano accarezzando il ventre mentre io continuavo a baciarla ovunque. Fra i capelli, sul mento, sulla mascella, sugli zigomi, lungo il collo.
Rise, costretta a piegare il collo di lato per lasciarmi fare.
" Ehi." sussurrò dolce, cercando di voltarsi per guardarmi dritto negli occhi.
" Mi sei mancata." le sussurrai ad un orecchio, mordicchiandoglielo.
" Lo vedo." evidenziò lei, inarcando un sopracciglio.
" Anche tu." ammise subito dopo, addolcendo il tono e i lineamenti del suo viso.
Intrecciò le dita dietro al mio collo e mi regalò un bacio sulle labbra, alzandosi sulle punte.
Di solito non faceva così fatica a baciarmi, feci un passo indietro e notai le sue scarpe. Corrugai la fronte quando notai le ballerine rosa shocking.
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L'amore nei tuoi occhi - Trilogy of forgiveness Vol.1
ChickLitAurora abita con due bizzarre, ma simpatiche, coinquiline all'ottavo piano in un condominio ormai in decadimento. Troppo presa dai suoi studi, non pensa minimamente a perdere tempo in feste universitarie, svariate uscite notturne e quanto altro, fig...