Giacomo
Jonathan stava finalmente venendo da me. Era in ritardo, ma sapendo quel che voleva mostrare ad Aurora, in questo giorno speciale per il loro amore, dovevo aspettarmelo.
Il primo anniversario di matrimonio era importante. Doveva essere festeggiato obbligatoriamente. E sopratutto loro due meritavano di spassarsela in questo giorno, dopo tutto quel che avevano dovuto subire, affrontare in soli dodici mesi.
Il mio fratellone avanzava con passo deciso, gli occhiali da sole alzati sopra la testa a trattenergli i capelli castani, corti ma ribelli. Oggi il sole aveva regnato alla grande, indisturbato. Aurora era al fianco di suo marito, con un braccio di lui intorno alle sue minute spalle. Stavano parlando, ridendo, i loro sorrisi trasmettevano una serenità unica - proprio quella che cercavo - e l'amore nei loro occhi era così vero, autentico, che si percepiva a pelle e metteva i brividi. Solo a guardarli mi rendevo conto di cosa fosse l'amore vero. Un amore che tutto sopportava, che tutto dava, che non avrebbe mai avuto fine.
Se un tempo mi avessero detto che avrei visto mio fratello perdere così tanto la testa per una donna non ci avrei mai creduto, mi sarei messo a ridere a crepapelle. Invece, ora era tutto così chiaro e limpido davanti ai miei occhi, che non potevo non rimanerne di stucco ed al tempo stesso contento.
Jonathan era persino diventato padre di due meravigliosi gemelli, Eva Sofia e Marco Patrick, che stavano sicuramente gorgheggiando nella carrozzina a due - fatta apposta per gemelli - che Aurora conduceva davanti a sé, lungo la Darsena.
Erano una bellissima famiglia.
Quando Jonathan m'individuò con lo sguardo mi salutò con un cenno del capo che ricambiai.
In seguito, si rivolse ai miei nipotini nella carrozzina chinandosi un poco, scoccò un bacio ad entrambi ed un ultimo sulla bocca di Aurora, sussurrandole chissà cosa a fior di labbra. Furono parole in grado di farla sorridere.
" Nat, finalmente. " esordii io, sorridente, alzandomi per dargli una fragorosa pacca sulle spalle. Poi alzai la mano in alto per salutare anche Aurora, che ricambiò il gesto agitando entrambe le braccia, prima di proseguire il cammino con Marco ed Eva.
Riportai lo sguardo su John e gli offrii un pugno, lui batté le nocche contro le mie prima di accomodarsi sul divanetto posizionato di fronte al mio, in mezzo a noi c'era un tavolino colmo di noccioline, patatine, pizzette e due cocktail alla frutta ben elaborati, uno alcolico per me e l'altro analcolico per John.
" Hai ordinato un aperitivo? " chiese lui iniziando a piluccare qualcosa con le dita.
" Fame? " chiesi divertito prendendo posto. " Qualcosa deve averti proprio spossato, eh? "
Lui mi rivolse un'occhiataccia: " Muoviamoci, l'appuntamento con Charlotte è tra mezz'ora. Cosa devi dirmi? "
" Come mai avete portato i gemelli? " chiesi prima io, curioso. " Olivia è a casa, c'è anche Silvia. "
Annuì con un sospiro: " Lo so, il fatto è che mentre stavamo venendo qui in moto Olivia ci ha contattato. Era disperata. In pratica, i gemelli non smettevano di piangere, così abbiamo dovuto fare inversione di marcia, tornare a casa, prendere le due creature urlanti per permettere alle orecchie di Silvia ed Olivia di riposare e fare cambio mezzo, siamo venuti con l'Alfa Romeo, che ho dovuto parcheggiare ad un chilometro da qui. Un casino, insomma. "
Ridacchiai: " Vita da genitori, caro mio. "
Lui mandò giù qualche nocciolina, facendo spallucce: " Mi piace. Sono particolarmente allegro, contento. Ho il cuore che potrebbe esplodere di gioia, non credevo fosse possibile. " ammise, poggiando le spalle allo schienale del divanetto e sollevando gli occhi al cielo. " Non vedo l'ora di andare a vivere nella nuova casa. E' tutto pronto e Aurora è al settimo cielo. "
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L'amore nei tuoi occhi - Trilogy of forgiveness Vol.1
Romanzi rosa / ChickLitAurora abita con due bizzarre, ma simpatiche, coinquiline all'ottavo piano in un condominio ormai in decadimento. Troppo presa dai suoi studi, non pensa minimamente a perdere tempo in feste universitarie, svariate uscite notturne e quanto altro, fig...