Aurora
Amarlo non costava nessuna fatica.
Era semplice come respirare.
Non avrei mai pensato che ci saremmo ritrovati e chiariti in un ascensore, bloccati in quella piccola cabina durante un blackout.
Costretti a stare vicini, costretti a comunicare tra noi...perfetto. Nessuno dei due poteva scappare.
Jonathan mi aveva fatta preoccupare non poco, però. La sua paura degli spazi chiusi era una cosa di lui che non conoscevo, ma grazie a Dio tutto si era risolto al meglio.
Dopo qualche minuto, che avevamo trascorso nel buio più totale e avvinghiati l'uno all'altra, finalmente la luce era tornata.
In breve tempo, il viso di mio marito aveva riacquistato una tonalità più rosea ed io ero ritornata a respirare in tutti i sensi.
I gemelli sembravano non essersi accorti di nulla, continuavano a tirare calci di breve o forte intensità a seconda dei momenti, e pensai che fossero dei futuri fenomeni del calcio internazionale maschile e femminile.
Molto spesso non erano così adorabili quando si spostavano da una parte all'altra, facendo assumere strane forme al mio pancione.
Una sera, seduta sul divano davanti alla tv, scoprii persino un piedino stampato sulla mia pancia. Svegliai Jonathan che era disteso accanto a me, in quella occasione. Lui aveva sorriso, con ancora gli occhi assonnati, ed aveva accarezzato il piedino attraverso la mia pelle. Chissà di chi era? Marco o Eva?
Era tutto straordinariamente al proprio posto, finalmente.
La mia famiglia sembrava aver concesso a Jonathan il proprio perdono. Mio padre aveva ascoltato le sue motivazioni e poi concordato sulle sue ultime decisioni.
Adesso, sorrisi raggiante mentre ero distesa sulla mia comoda, confortevole sdraio a bordo della nostra piscina, con un bel cocktail analcolico preparato dal mio maritino.
Era stato una piacevole sorpresa scoprire quanto fosse bravo John in funzione di barman.
Sì, era tutto perfetto. Ero tornata a casa nostra, assieme a lui e potevamo riprendere dal punto in cui avevamo troncato a Venezia.
La nostra famiglia stava per espandersi e ben presto questa villa gigantesca si sarebbe riempita di urla e risate di bambini, non vedevo l'ora.
Ovviamente sì, tutto procedeva nel migliore dei modi...ma solo se escludevo l' Università.
La mia tesi era un disastro, nonostante avessi dato il mio ultimo esame già da un pezzo, avevo dovuto rimandare il tutto, quindi la mia sessione di laurea era inevitabilmente slittata ad Ottobre.
Stessa identica situazione per Jonathan, che aveva praticamente dimenticato cosa significasse la parola tesi. Anzi, non aveva nemmeno iniziato. Il suo file Word non aveva nemmeno un titolo e mi chiesi come avrebbe fatto a consegnare tutto nei tempi stabiliti dal suo correlatore. Mah!
Comunque, avevamo altro per la testa al momento.
E poi, eravamo in piena estate.
La sessione estiva universitaria non era mai stata il nostro momento glorioso da studenti. In estate, era arduo studiare. Il caldo, la voglia di mare, di vacanze...
E poi c'erano le feste universitarie, che il mio caro Jonathan adorava. Ogni tanto gli concedevo di andarci, ma solo se rientrava a casa per le tre di notte, al massimo. Non volevo stare troppo senza di lui.
Più volte aveva provato a trascinarmi con lui, ma non amavo troppe le feste in generale e sinceramente con il pancione sarebbe stato un tantinello imbarazzante muoversi a ritmo di musica.
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L'amore nei tuoi occhi - Trilogy of forgiveness Vol.1
ChickLitAurora abita con due bizzarre, ma simpatiche, coinquiline all'ottavo piano in un condominio ormai in decadimento. Troppo presa dai suoi studi, non pensa minimamente a perdere tempo in feste universitarie, svariate uscite notturne e quanto altro, fig...