Aurora
Quella notte non riuscii a dormire, non chiusi occhi neanche per due minuti.
Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto, impigliandomi fra le lenzuola e sbuffando ogni tre secondi. Ero senza possibilità di fuga nell'incoscienza, non potevo scivolare fra le braccia del sonno. Non riuscii neanche a trovare una posizione comoda, adatta, per riposare almeno con gli occhi aperti. Mi faceva male la schiena, la spalla, avevo doloretti un po' ovunque. Il letto era comodo, nonostante tutto, ma troppo grande e vuoto senza di lui. Nel buio che regnava in camera e che mi faceva avvertire del gelo dentro, nonostante facesse ancora caldo, mi trascinai nella parte del lettone in cui avrebbe dovuto esserci lui.
I gemelli dormivano in una bella culla di legno, posta ai piedi del letto. Si svegliavano non appena avevano fame, davo loro da mangiare ogni tre ore, come ogni notte, e tornavano a dormire subito dopo. Erano così piccoli, fragili, ingenui, non sapevano quel che la loro madre stava passando, non sapevano quanto potesse essere pericoloso, irto di pericoli questo mondo, nonostante tutto anche capace di sorprenderti, alle volte. Il mio incontro con il loro papà era stata la cosa più sorprendente che avessi mai vissuto in tutta la mia vita. Un giorno avrei raccontato loro ogni cosa, e pregai che Jonathan potesse farlo accanto a me, per aggiungere dettagli che sicuramente mi sarebbero sfuggiti.
Era stancante prendersi cura di due neonati, soprattutto con l'aggiunta dello stress e dei miei pensieri perennemente concentrati su Jonathan. Fortunatamente avevo Olivia, Monia e la mia famiglia che potevano prendersene cura quando io proprio non riuscivo a farcela. Persino Silvia, nel suo piccolo, mi aiutava come poteva. Amava i suoi nipotini, ed io amavo lei come fosse mia sorella, ormai.
Con un sospiro mi tirai a sedere facendo leva sul gomito sinistro, poggiai la schiena alla testiera del letto e mi passai una mano tra i capelli in completo disordine per allontanarli dal mio viso sudaticcio. Rimasi lì, fra le braccia del buio della notte per un po', ascoltando il mio respiro congiungersi con quello dei miei figli.
Ero una giovane madre, che aveva già affrontato grandi e terribili cose nelle sua vita, e che non si sarebbe lasciata mai fermare da nulla, non più. Un tempo si era creduta insignificante, a volte incapace e troppo piccola per affrontare la vita in generale, ma adesso ero diventata una donna. Ora, avevo fede, credevo in me stessa e questo mi sarebbe bastato per andare avanti e vivere per davvero, in un modo o nell'altro.
Ero una madre guerriera e avrei lottato con i pugni e con i denti per la mia famiglia, perché ero consapevole che nessun ostacolo sarebbe stato in grado di distruggere il mio amore.
Con una mano mi asciugai il sudore dalla fronte e mi alzai, facendo attenzione a non sbattere le ginocchia negli spigoli del comodino. In punta di piedi mi avviai nello studio di Jonathan, non ne capivo neanch'io il motivo, ma lì...era dove c'erano gran parte delle sue cose e volevo vedere qualcosa di lui, qualcosa che fosse in grado di farmelo sentire vicino.
Erano le quattro del mattino, ma cosa me ne importava?
Feci scorrere la porta scorrevole in legno, attraverso un interruttore alla mia sinistra accesi la luce ed avanzai con cautela prendendo posto sulla sua poltrona nera, dietro la scrivania. C'era ancora una delle sue giacche appoggiate sullo schienale, l'accostai al mio viso e ne respirai il dolce profumo che era ancora impregnato nel tessuto.
Il profumo che sapeva di lui.
Strinsi forte le palpebre per impedirmi di non piangere, poi riaprii gli occhi e appoggiai la giacca su uno dei braccioli.
Mi ritrovai il suo Mac davanti al naso e l'avviai. Digitai la password che conoscevo a memoria e mi ritrovai come sfondo una foto di noi. Eravamo a Venezia, in piazza San Marco, intenti a darci un bacio appassionato.
STAI LEGGENDO
L'amore nei tuoi occhi - Trilogy of forgiveness Vol.1
ChickLitAurora abita con due bizzarre, ma simpatiche, coinquiline all'ottavo piano in un condominio ormai in decadimento. Troppo presa dai suoi studi, non pensa minimamente a perdere tempo in feste universitarie, svariate uscite notturne e quanto altro, fig...