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Aurora

Ansia. Questo mi stava scorrendo nelle vene assieme al sangue, in quel preciso momento.  

Tachicardia, sudore freddo, tremori in tutto il corpo, spasmi, vertigini. 

Avevo caldo, nonostante fosse il 30 Novembre, mi tolsi il cappotto slacciandomi per un attimo la cintura di sicurezza, che riagganciai subito dopo. 

Forse erano i riscaldamenti accesi a manetta a farmi questo effetto, e mi adoperai ad abbassarli allungando una mano verso i comandi ben illuminati, posti tra me e Jonathan. 

" Hai caldo? " chiese lui, lanciando una breve occhiata nella mia direzione, distogliendo così per un attimo gli occhi dalla strada. 

Annuii: " Sì. " ma non aggiunsi altro mentre puntavo lo sguardo verso il paesaggio che scorreva veloce fuori dal mio finestrino. 

Quando ero un adolescente qualche volta avevo sofferto di attacchi di panico, da qualche anno a questa parte avevo decisamente imparato a domarli e gestirli, ma ultimamente stavano minacciando di tornare nuovamente. Era davvero dura, estenuante, mostrarmi forte davanti agli altri e convincere me stessa di potercela fare in qualunque situazione. Dopotutto, questo era decisamente un periodo di elevato stress emotivo e non solo. Avevo appena affrontato un matrimonio, cambiato abitazione, abitudini, la sessione invernale in Università era alle porte, avevo innumerevoli pagine da studiare, il mio ruolo in azienda al fianco di mio marito era agli inizi, i nostri problemi di coppia da sistemare e migliorare, e poi c'era Giacomo, che mi stava sempre attorno pronto a inveire contro il fratello e la mia famiglia che non conosceva la verità sul mio matrimonio e continuava a farmi domande.  Sebastian, mio fratello, ero sicura che sospettasse qualcosa. E poi c'erano Jess, Vittorio, Federico e Rossana persone a cui avevo dovuto mentire, anzi avevamo dovuto mentire. Erano nostri amici, caspita!

Trassi un profondo respiro, per lo più tremante. Affondai le mani nel vestito nero che strinsi nei pugni. L'avrei stropicciato, sicuro. Il fatto era che la tensione cresceva mano a mano che ci avvicinavamo alla nostra destinazione e io mi sentivo in gabbia. Le parole di Giacomo, a cui non volevo credere, continuavano comunque a tartassarmi di continuo i pensieri. 

E se Jonathan mi stesse davvero nascondendo qualcosa? Se mi stesse semplicemente usando per i suoi scopi approfittando del mio amore per lui? Perché avrebbe dovuto farlo, però? Sembrava sincero quando mi parlava, mi baciava. 

Tuttavia era vero che non sapevo molto sul suo conto, non conoscevo nulla riguardo il suo passato. Tanti tasselli dovevano trovare posto nella mia mente. E presto o tardi, in un modo o nell'altro, l'avrebbero fatto, ne ero sicura. In primis perché io ne avevo bisogno, volevo potermi fidare di lui per davvero, in tutto. In secundis perché ne avevamo bisogno entrambi, come coppia. I segreti erano una barriera enorme, che se innalzata in una relazione poteva persino portarla alla distruzione. E noi non potevamo permettercelo, per Silvia, per noi stessi. Non ora, che entrambi avevamo deciso di darci una chance.     

" Sta iniziando a nevicare alla grande, guarda." ammirò lui, scalando la marcia. Passò dalla quarta alla terza, per prudenza. 

Ammirai grossi fiocchi di neve volteggiare nel cielo autunnale. Comparivano dalla coltre di nubi immerse nell'oscurità della notte per poi posarsi su ogni casa, parco, strada, in ogni angolo, illuminati dalla luce artificiale dei lampioni, posti lungo la carreggiata, e dai fari accesi delle auto in corsa. Creavano un'atmosfera decisamente magica, e natalizia. Quei sottili tentacoli di nebbia che scorrevano lungo le superfici, quel silenzio quasi irreale che accompagnava la loro caduta, faceva sognare.  

Fu incredibile come in poco tempo la neve conquistò l'asfalto, costringendoci a rallentare ulteriormente. Un fiocco di neve non poteva nulla da solo, ma assemblato con altri fiocchi poteva tutto.  

L'amore nei tuoi occhi - Trilogy of forgiveness Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora