Aurora
" Aurora, se vuoi cambiarti ti ho portato dei vestiti comodi e puliti. Abbiamo la stessa taglia, quindi dovrebbero andare bene. Per quanto riguarda le scarpe, spero che non siano troppo piccole. "
Sollevai lo sguardo.
Rossana era in piedi, davanti a me con una busta in mano.
Non c'era più traccia del suo vestito rosso, né del suo trucco o della elegante spilla fra suoi capelli rossi, che in quel momento erano sciolti e ai lati del suo viso.
" S...sì, grazie." balbettai confusa.
Tutta questa faccenda era così confusa, irreale! Ancora non riuscivo a realizzare quanto fosse effettivamente accaduto, un minuto prima stava parlando con i miei genitori ad una festa ed un attimo dopo ero in ospedale, seduta su una scomoda e rigida sedia in plastica in una qualsiasi sala d'aspetto spoglia e priva di colori, in attesa di un esito che avevo paura di conoscere.
Non avevo avuto il coraggio di salire su quell'autoambulanza assieme a lui, di restargli accanto.
Codarda! Ero stata una codarda!
Ma faceva troppo male il vederlo in quello stato. Era come se qualcosa stesse graffiando ripetutamente il mio cuore, lo stesse lacerando in diversi punti e lasciarlo sanguinante.
Era come se mi fosse stato strappato qualcosa da dentro.
Era straziante.
Il mio petto era un enorme buco nero, intento a risucchiare tutto.
Non sopportavo quella situazione e non potevo posare gli occhi su Jonathan, non più.
Non mentre continuava a sanguinare, non mentre ero consapevole che non avrebbe aperto gli occhi, non mentre gli infilavano una mascherina d'ossigeno per aiutarlo a respirare, non mentre chi gli aveva fatto questo era ancora a piede libero.
Dentro di me, c'era una rabbia accecante.
Cosa era successo? Perché non mi aveva detto nulla del pericolo che stava affrontando da solo?
Patrick era salito su quell'autoambulanza al posto mio. Io avevo seguito entrambi a bordo dell' Alfa Romeo, guidando con scarsa lucidità, pregando che John si salvasse in qualche modo e gridando al mondo intero il mio dolore.
I miei genitori si erano offerti di stare con Silvia in mia assenza, fui loro grata.
Rossana e Federico ci avevano raggiunti soltanto da poco, ed era confortante la loro presenza.
Afferrai la busta, e mi andai a cambiare nel bagno che avevamo a disposizione. Infilai quei jeans e quella felpa nera senza pensare minimamente al come mi stessero. Era come se fossi apatica, assente mentre le lacrime continuavano a scorrermi sul viso, in silenzio. Sapevo soltanto che tremavo, e numerose vertigini minacciavano di farmi cadere a terra.
Gettai il mio vestito nero e i tacchi - che avevo indossato nuovamente - nella busta, e recuperai il mio posto sulla sedia, piazzando i gomiti sulle mie ginocchia in attesa di qualche notizia.
Erano le tre del mattino, stavamo aspettando già da un'ora.
Patrick era andato a prendersi un caffè, porse un bicchierino anche a me al suo ritorno. Lo rifiutai.
Ero già tesa, nervosa, non avevo bisogno d'introdurre caffeina nelle vene.
" Novità? " gli chiese Federico, poggiato con un fianco alla parete. I riccioli sul suo capo era in completo disordine.
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L'amore nei tuoi occhi - Trilogy of forgiveness Vol.1
ChickLitAurora abita con due bizzarre, ma simpatiche, coinquiline all'ottavo piano in un condominio ormai in decadimento. Troppo presa dai suoi studi, non pensa minimamente a perdere tempo in feste universitarie, svariate uscite notturne e quanto altro, fig...