Perseverance >>

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Jonathan 

Mi mancava il respiro.

Un senso di vertigine mi disturbava di continuo.  

Era l'abito da sposo che indossavo ad essere così stretto oppure erano le mie vie respiratorie ad essersi sigillate? 

Con una mano allentai il nodo alla cravatta nera ed aprii i primi bottoni della camicia bianca ben ricamata che indossavo. 

I miei polmoni erano a secco, completamente privi d'aria, il petto faceva male.

Un macigno pesava al posto del cuore mentre le mie mani, assieme al mio respiro, tremavano come non avevano mai fatto in vita loro. 

Un nodo mi serrava la gola e la bocca dello stomaco. 

Perché lo stavo facendo? 

No, non perché ma per chi. 

Era da giorni che continuavo a ripetermelo, dandomi sempre la stessa risposta. Dovevo accettarlo una volta per tutte. 

Silvia. 

Lo stavo facendo per la mia sorellina, per assicurarle un futuro sicuro assieme alla sua vera famiglia, me.

Avrebbe continuato a vivere in casa sua, nella quale era stata sin dai primi mesi di vita, ed io l'avrei sempre protetta e difesa da qualsiasi cosa, in qualsiasi occasione lei avesse bisogno. Non le avrei fatto mancare nulla. Mai. 

Con lo sguardo l'individuai tra la folla, saltellava allegra facendo svolazzare il suo vestitino rosa confetto, era al fianco di Olivia e Patrick, che stavano avanzando verso di me percorrendo il lungo tappeto color acquamarina, che era stato posto al centro esatto tra i numerosi posti a sedere schierati davanti a me. 

Non mancava nessuno, c'erano proprio tutti.

Barcollai appena.  

Quasi ogni invitato aveva preso posto su quelle eleganti sedie in ferro battuto, collegate tra loro con nastri di raso bianco e meravigliose orchidee. Tutti avrebbero assistito alla cerimonia sotto al sole. 

Era una giornata meravigliosa nonostante fossimo agli inizi di Novembre. Faceva caldo, se in compagnia del sole. Era piacevole stare fuori. Il vento non era freddo, né caldo, ma mite. Sembrava marzo. 

Io ero in preda all'ansia, davanti ad un gazebo in legno, raffinato, elegante. 

Dell'edera era avvolta intorno ai solidi sostegni, dandole un tocco da favola. Fiori di ogni tipo erano stati sparsi un po' dovunque e all'interno lo zio di Aurora, pastore di una chiesa protestante appena fuori città, che si era offerto di sposarci, stava ultimando il tutto per svolgere la cerimonia nuziale al meglio.  

La cerimonia stava per avere inizio, mancava solo la sposa. 

Io ed Aurora avevamo scelto di sposarci in quell'immenso giardino presente tutt'intorno ad un casale antico, che era stato trasformato in una graziosa località in grado di svolgere grandi ricevimenti come il nostro. All'interno di quelle mura in pietra, infatti, si sarebbero svolti la cena e i vari festeggiamenti subito dopo la conclusione della cerimonia. 

Eravamo fuori città, lontano dal caos cittadino. Eravamo in aperta campagna, un luogo così calmo, sereno. 

Sì, avevamo fatto la scelta giusta. E poi...la mia villa non era molto distante da qui. Era a una ventina di chilometri circa dalla nostra posizione. 

" Complimenti. Alla fine, ha trovato una sposa. Forse, ce l'ha fatta. Spero non si tratti di una finzione per tenere la bambina con sé, perché non farebbe altro che danneggiarla, farla soffrire ancora e ancora e creerebbe più danno che utile. "

L'amore nei tuoi occhi - Trilogy of forgiveness Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora