Stronger //

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Aurora

Era stato bellissimo.

Nella mia mente ricordai ogni attimo, tocco, sorriso e carezza. Come la pellicola di un film quei ricordi scorrevano senza interferenze e mi scivolavano fin dentro l'anima. I nostri corpi si erano uniti, si erano fusi tra loro per la prima volta. Fare l'amore con lui era stato come ottenere la realizzazione di un sogno a lungo bramato. 

Lui era bellissimo. Era stato meraviglioso. 

Avrei voluto essere la prima anche per lui. 

Pregai con tutto il cuore che lui rimanesse mio come questa notte e per sempre. 

Quel giorno ero particolarmente allegra e contenta e su di giri e serena e piena di entusiasmo e...basta. Contegno. Contegno.

Il fatto era che svegliarsi avvolta fra le lenzuola assieme a lui, che ancora dormiva al mio fianco, sapendo quel che avevamo fatto insieme qualche ora prima, era meraviglioso. Le sue braccia erano intorno a me.  

Teneramente gli scostai un ciocca di capelli castani dalla fronte, e rimasi per un po' a fissare un piccolo tatuaggio che aveva sul polso destro. Chissà cosa significava per lui quel piccolo scorpione. Sospirai, e solo per sbaglio mi accorsi che erano le tredici e trenta.

Impossibile! Quell'orologio sul comodino doveva andar male! Non poteva essere così tardi!

Nonostante fosse sabato mattina era tardissimo. Era primo pomeriggio, ormai. Silvia? La piccola dov'era? Avremmo dovuto portarla a scuola, ma prima di tutto svegliarla, farle la colazione e invece adesso dov'era? Avevamo persino chiuso la porta a chiave pur di non farci vedere...beh, intimi in quel modo. 

Arrossii e mi passai una mano sul viso, poi tirai indietro i capelli.

Sgusciai fuori dalle lenzuola, raccolsi i miei vestiti da terra - cercai il reggiseno in lungo e largo scovandolo sotto al letto, che poi come c'era finito? - e indossai tutto alla velocità della luce. Un braccio cinse la mia vita spingendomi nuovamente sul letto non appena terminai d'infilarmi il maglioncino chiaro.

" Buongiorno." tuonai, ritrovandomi il suo viso ad un palmo dal mio.

Lui mi mostrò un sorrisetto divertito, seppur fosse con gli occhi ancora assonnati: " Dove vai, mogliettina? "

" Silvia si starà chiedendo che fine abbiamo fatto e..."

Lui pose l'indice sulle mie labbra: "Ssssh, rilassati. Mia sorella non è qui e non è da sola. Patrick l'ha portata a casa sua questa notte. Tornerà per pranzo. "

Qualcuno bussò al campanello proprio in quel preciso istante.

Sgranai gli occhi: " Sono già qui. "

Lui aggrottò la fronte, passandosi una mano tra i capelli: " Che ore sono? "

" Ora di pranzo, caro mio. Vado ad aprire. " dissi, scoccandogli un bacio a stampo sulle labbra.

Poi lui roteò gli occhi e si lasciò ricadere sul letto, la testa fra i cuscini.

Jonathan

L'osservavo cucinare mentre era davanti ai fornelli.

Aurora era abile nel gestire padelle, pentole e tutto il resto necessario per preparare dei buoni piatti.

Monia la stava aiutando, ma notai che il grembiule da cucina intorno alla sua vita, non mi faceva lo stesso effetto di quello di mia moglie.

Sorrisi fra me e me.

Ovviamente, come poteva farmi lo stesso effetto?

Ero particolarmente contento quel giorno, per la prima volta le mie preoccupazioni sembravano essere sparite senza utilizzo di alcool o serate da sballo.

L'amore nei tuoi occhi - Trilogy of forgiveness Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora