In my dreams >>

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Aurora

Raggiungere con i mezzi di trasporto la Stazione Centrale di Milano fu estenuante, paragonabile ad un secondo viaggio non calcolato ed imprevisto. Non per colpa dei mezzi, non perché non circolassero bene o arrivassero in ritardo, ma per via della lunga distanza da percorrere e dei numerosi cambi da effettuare da casa nostra fino in centro. Per prima cosa salimmo su un taxi, poi affrontammo i tornelli della linea M5, la metro lilla, dopo qualche fermata andammo alla ricerca della linea M2, la metro verde, sino a sbarcare finalmente in Stazione Centrale. 

Mi sembrò quasi un sogno quando mi ritrovai all'interno di quell'imponente struttura costruita intorno ai primi del Novecento. 

La Stazione Centrale di Milano era meravigliosa, sin da quando l'avevo vista per la prima volta ne ero rimasta affascinata, sia per quanto riguardava l'esterno del complesso che l'interno. Per chi come me veniva da un piccolo paesino fuori città era...qualcosa di così grande, che lasciava a bocca aperta e senza fiato. Una marea di gente di ogni nazionalità si riversava in ogni corridoio, su ogni rampa di scale e scale mobili. L' antichità e la modernità di questo posto erano fuse tra loro. Piani e piani di negozi, fast food, e poi c'era l'accesso ai treni sotto quella gigantesca cupola di ferro. Lì, i binari terminavano. Era come se da quella stazione si potesse solo partire o arrivare, come se Milano fosse il punto di arrivo o l'inizio di tutto. Una voce annunciava ogni treno presente sui binari, regionali o alta velocità. 

Jonathan alzò lo sguardo verso uno dei tanti e giganteschi tabelloni digitali che segnalavano i treni in partenza. Individuò il nostro, perché disse: " Gate B." 

Si poteva accedere ai binari solo mostrando i biglietti di viaggio al personale di sicurezza, che era posto all'ingresso di ogni Gate. 

Ad ogni Gate si accedeva ad un numero preciso di binari. 

Quando individuai il FrecciaRossa sorrisi, stavamo per partire davvero. 

"Venezia, stiamo arrivando" esordii pimpante, trotterellando accanto a Jonathan. 

" Sbrodolina ti stai divertendo, eh? " chiese, scuotendo la testa. 

" Perché non dovrei? " ribattei scoccandogli un bacio su una guancia. 

" Hai ragione, tanto sono io il mulo da soma che porta anche il tuo bagaglio." si lamentò, raggiungendo la nostra carrozza. 

Tirai fuori la lingua: " Forza, che vuoi che siano due valigie." 

Scosse la testa con un sorriso: " Non è tanto la quantità, sono soltanto due. Una per me, una per te, ma sono la grandezza ed il peso che fanno la differenza. Cosa hai messo nella tua? Un armadio sottovuoto? Oppure l'hai riempita di sassi? Sono solo quattro giorni di relax." 

L'ignorai ed andai alla ricerca dei nostri posti assegnati. Erano comodi, spaziosi. 

L'ambiente era caldo, mi tolsi immediatamente sciarpa e cappotto. 

" Chi farebbe una vacanza, seppur breve, nel mese di Febbraio?" riflettei io ad alta voce. 

" Suvvia, fra poco siamo a Marzo. La Primavera è alle porte." commentò lui, infilando una valigia su uno dei tanti supporti a nostra disposizione. L'aiutai per quanto possibile a sollevarla. 

Quando si lasciò cadere al suo posto trasse un respiro di sollievo: " Dì la verità, sapendo che avremmo viaggiato in treno hai pensato bene di divertirti a caricare le valigie. In moto non avremmo potuto portare tutto questo." 

Mi accoccolai contro il suo fianco: " Ovvio. " 

" E in auto? Se fossimo andati in auto avresti trovato il modo di rimpicciolire casa e trasportarla sulle quattro ruote? " 

L'amore nei tuoi occhi - Trilogy of forgiveness Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora