Sbatto le palpebre un paio di volte prima di aprire gli occhi, ma li richiudo in men che non si dica a causa dei raggi del sole che mi provocano un fastidio tremendo.
Tenendo ancora gli occhi chiusi, pian piano mi alzo dal letto e vado a chiudere le tende.
Finalmente posso riaprirli.
Sbuffo sonoramente: non ho per niente voglia di andare a scuola, ma purtroppo non posso iniziare a fare assenze sin da subito, perché un paio di anni fa ho rischiato di perdere l'anno scolastico proprio a causa di esse, e non voglio assolutamente ritrovarmi un'altra volta nella stessa situazione.
Ieri sera non sono riuscita a chiudere occhio poiché il pensiero di dover stare una settimana senza il cellulare era diventato un chiodo fisso, e non riuscivo in alcun modo ad addormentarmi.
Verso le quattro, però, mi sono ricordata che avevo un telefonino di riserva nell'armadio, quindi sono andata a prendere la mia Sim nella camera di mamma e papà, attenta a non svegliarli e a non fare alcun tipo di rumore.
Ho messo in carica il telefonino e poi finalmente sono tornata a letto.
Mi sono addormentata quasi immediatamente, dopo appena un paio di minuti.
Controllo l'ora sul telefonino che userò durante questa settimana: sono già le otto!
Stamattina arriverò a scuola addirittura con un ritardo maggiore di ieri...
Devo assolutamente chiedere un passaggio a mio fratello, sempre che non sia già andato a scuola, ma ne dubito fortemente.
Se potesse, passerebbe intere giornate a letto a dormire, ma in fin dei conti anche io lo farei, anzi, tutti lo faremmo.
Proprio come mi aspettavo, lo trovo in cucina intento a fare colazione.
<<Mi accompagni a scuola? È tardissimo, e non posso andare a piedi perché ci metterei troppo tempo ad arrivare>> gli dico ancora con la voce impastata dal sonno, sperando con tutta me stessa che mi risponda di sì.
<<Se vuoi ti accompagno però vado con la moto.>> Ah, ottimo.
Stamattina non me ne va giusta una... Non ne posso più!
<<Ma anche no, grazie.>> Non salgo più su una moto da quando mio padre anni fa fece un terribile incidente, e ora non ho di certo intenzione di salire su quella di mio fratello. Mai nella vita!
<<Perché non prendi la macchina di papà?>> gli domando, visto che avendo già la patente può guidare anche le automobili.
<<Non c'è una ragione precisa, voglio semplicemente andare in moto>> mi risponde facendo spallucce.
<<Dài, per favore, Alex, accompagnami con la macchina di papà>> insisto, sperando che mi dia retta.
Tanto prima o poi cederà: va sempre a finire così, devo solo essere un poco paziente.
<<Va bene>> acconsente, e io tiro un sospiro di sollievo. Meno male.
È stato più semplice di quanto credessi... Qualcosa, però, non mi convince: non cede mai così facilmente nelle nostre discussioni.
<<Ma a una condizione.>> Ecco, appunto.
Ho parlato troppo presto!
<<Mi aiuterai a organizzare una festa questa sera e spargerai un po' la voce a scuola, okay?>> propone.
<<Be', perché no? Affare fatto. Mi vado a vestire e poi andiamo>> gli dico prima di lasciare la stanza.
Anche io ho tantissima voglia di divertirmi, perciò organizzare una festa mi sembra un'ottima idea.
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Now... I still believe.
Teen FictionIsabelle ha diciannove anni. È una ragazza timida, introversa e molto insicura. Capelli biondi, viso cosparso di lentiggini, labbra carnose, occhi di un azzurro intenso, inconfondibile, dello stesso colore del mare. È la persona che tutti sognano d...