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Le tende sono chiuse, tuttavia la luce del sole mi arriva comunque dritta in faccia.

Nonostante potrei tornare a dormire, ormai il sonno mi è passato, quindi mi alzo dal letto e, posando svogliatamente i gomiti sul davanzale, viaggio con la mente nei luoghi più improbabili che ci si possa immaginare.

Alti e robusti alberi dominano la mia visuale impedendomi di scorgere cosa c'è al di là di essi, ma non mi importa.

Viaggiando con la fantasia, per questa volta guardo la realtà in maniera differente.

Vado oltre a ciò che vedono i miei occhi, allargo i miei orizzonti e di conseguenza ogni mio singolo limite.

Per fortuna non ho ricevuto alcun messaggio dal famoso mittente sconosciuto, ma è ancora presto: per dire con certezza che ha smesso di tormentarmi, che è tutto finito, dovrei aspettare fino a dopo mezzanotte, come minimo.

Respiro a ritmi regolari per evitare di andare nel panico.

Ultimamente mi capita parecchio spesso di perdere il controllo, e perciò scendo in cucina a prepararmi una camomilla.

In momenti come questi, ne ho strettamente bisogno.

Solitamente mi piace stare da sola, però adesso farei volentieri un'eccezione: chiunque è meglio dei miei pensieri, poco ma sicuro.

Non so perché, eppure mi è venuta voglia di andare a correre; ed è molto strano visto che sono una delle persone più pigre che esistano.

I miei amici non si sveglieranno prima di mezzogiorno, ed è così presto che se ci penso mi viene da ridere: mi lamento sempre quando c'è scuola ribadendo quanto sonno abbia e fantasticando sul fatto che sarebbe bello se spostassero le lezioni dalle undici in poi, mentre ora no, non sono affatto stanca, e dopo la serata di ieri non è mica una cosa scontata, anzi è a dir poco sorprendente.

Infilo i leggings sportivi e una canotta, indosso una felpa e infilo gli auricolari nelle orecchie facendo partire il mio brano preferito, dopodiché esco e inizio a riscaldarmi camminando a passo veloce verso il fiume, distante qualche chilometro.

Ho già in mente il percorso che farò, voglio girare l'intera città e credo che ci metterò almeno tre ore o forse anche quattro.

Per sicurezza ho portato con me venti euro, perché non si sa mai.

Penso che pranzerò fuori, ho appena avvisato i miei genitori inviando loro un messaggio.

Il tempo è bello, il sole si sta alzando in alto nel cielo ma è in parte coperto da numerose nuvole.

Non fa né troppo caldo né troppo freddo, è la giornata ideale per una bella passeggiata.

Il marciapiede che sto attraversando è praticamente vuoto, del resto è ancora presto: c'è solo qualche ragazzo che, proprio come me, sta correndo con un paio di cuffiette nelle orecchie.

La musica è parte di me, questo è un dato di fatto: senza, non sarei la stessa.

Mi accompagna sia nei momenti migliori che nei giorni più grigi.

C'è sempre quando ne ho bisogno, da questo punto di vista è come se fosse quell'amico che sai perfettamente che non se ne andrà mai, a meno che tu stesso non lo vorrai.

Non avevo mai riflettuto su questo prima d'ora, però probabilmente avrei dovuto farlo.

In effetti, se non fosse una vera e propria medicina, una specie di cura, non sarebbe riuscita ad entrare nella vita di milioni e milioni di persone.

<<Scusa.>> Alzo lo sguardo, non riconoscendo la voce di chi sta provando ad attirare la mia attenzione.

<<Ciao, non sono di qua e mi sono persa... Non è che mi diresti dove si trova il ponte più vicino?>> domanda una ragazza che ha l'aria di essere molto simpatica.

<<Ma certo, figurati! Prosegui dritta e poi al primo incrocio gira a sinistra. Sei quasi arrivata, ti mancano pochi minuti>> le faccio, e salutandola con un cenno della mano proseguo per la mia strada.

Non le ho neppure chiesto come si chiamasse, ma quasi sicuramente  non la rivedrò più, perciò non ritengo che fosse necessario.

È strano, forse, vedere la vita in questo modo: una serie di incontri casuali che avvengono nei luoghi e nelle circostanze in cui meno ce lo aspetteremmo.

Solo alcuni di essi però te la cambiano e te la stravolgono davvero; altri invece ti segnano come l'inchiostro che si imprime e fissa sulla pelle senza più andarsene; infine, altri ancora nemmeno trovano un posto nella nostra mente e non li ricordiamo proprio.

Il ponte è deserto, non c'è nessuno e mi siedo su un muretto per riposarmi e riprendere fiato.

Non sono allenata, devo trovare il tempo per andare a correre un paio di ore regolarmente, minimo tre volte a settimana.

Farebbe decisamente bene alla mia salute, ma purtroppo non è una mia priorità: ci sono anche la scuola, e quindi di conseguenza i compiti e lo studio, gli amici, la famiglia...

Non ho menzionato me stessa, forse la cosa più importante eppure a malincuore devo ammettere che penso davvero poco a me.

Mi ripeto continuamente che sto bene, ma sarà così?

Per non lasciarmi trasportare dalle riflessioni, mi alzo e riaccendo la musica.

Ho ancora parecchia strada da fare, perciò è meglio che mi dia una mossa.

Supero il piccolo laghetto, il parco, l'oratorio e anche la scuola e in men che non si dica sono nella piazza principale.

Vorrei rallentare, però alla fine decido di proseguire verso la periferia.

Ci sono talmente tante strade che potrei percorrere, quartieri migliori e con più attrazioni di quello nel quale sono ora, ma, non so perché, i miei piedi mi hanno portata qua, senza il mio controllo.

A volte non c'è una logica, no, non è necessario, oppure siamo noi a non poter comprenderla.

E poi, all'improvviso, dei flash, dei brevi frammenti di alcuni sogni che ho fatto nelle scorse notti, mi costringono a reggermi a un palo della luce per non cadere.

Devo assolutamente tornare a casa, sento delle fitte al petto che non so spiegare.

Prendo il telefonino e chiamo Jacopo, l'unico che sono sicura verrà a prendermi.

Vedere una macchina accostare di fianco a me, sentire la sua voce che mi rassicura, mi rammenta quanto sia fortunata ad avere un amico così.

Now... I still believe. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora