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L'email che ho letto mi ha davvero lasciata senza parole.

Non che ne abbia capito a pieno il contenuto, ovviamente, tuttavia sono quasi sicura che riguardi l'omicidio di mio padre.

Qualcuno, che ha per forza a che fare con Marti o comunque con la sua famiglia, deve sapere qualcosa, qualcosa di molto importante.

La casa di Martina è gremita di poliziotti: stanno cercando da cima a fondo altre prove, altre tracce nella sua villa, e almeno per il momento nessun altro a parte loro vi può entrare.

Ci hanno raccomandato, infatti, di restare in giardino; mentre la madre di Marti e quest'ultima invece sono state accompagnate altrove per un interrogatorio.

<<Andiamo in commissariato: dobbiamo farvi delle domande>> ci dice un poliziotto.

Il nostro trasloco verrà posticipato, questo è poco ma sicuro.

Adesso la priorità è capire se ciò che ho scoperto aprirà una nuova pista da seguire per gli investigatori.

Mi auguro di sì: sarei felicissima e potrei davvero convincermi che un giorno, chissà, forse lontano o forse più vicino di quanto io stessa pensi, venga fuori il colpevole...

Mi darebbe ancora più forza e voglia di andare avanti, già, anche se comunque ora non ne ho affatto poca.

Devo ammettere che la mia speranza negli ultimi mesi era abbastanza svanita, perché, sebbene essa sia sempre e comunque l'ultima a morire, con il passare del tempo si è man mano ridotta, e non di poco.

Probabilmente, se mi comunicassero una notizia incoraggiante, magari tornerebbe - anzi lo farebbe senza alcun dubbio - dandomi in tal modo un motivo abbastanza valido per alzarmi dal letto ogni mattina e continuare a vivere la mia vita, con forza e determinazione.

<<Hai sentito, Isabelle? Andiamo.>> Mamma mi distoglie da tutti i pensieri facendomi tornare con i piedi per terra.

Conta il presente, mi rammento, per ora devo concentrarmi solo ed esclusivamente su esso.

Seguo mia madre fino alla macchina restando in silenzio.

Durante il tragitto posso constatare che c'è parecchia tensione nell'aria, impossibile da stemperare considerando che tutti e tre siamo tesi come le corde di un violino.

Giunti in commissariato, attraversiamo un lungo corridoio e, accompagnati da due uomini che avranno su per giù una quarantina d'anni, entriamo in una stanza piuttosto buia e grigia.

Le pareti scure non mi comunicano nulla a parte angoscia, e il fatto che nessuno apra bocca per parlare mi rende davvero nervosa.

Non sarò comunque io a rompere il silenzio, non ne ho la minima intenzione.

<<Sei tu Isabelle, vero?>> mi domanda il più basso dei due agenti.

Annuisco.

<<Bene, mi interessa porgerti qualche questione. Però devi rispondermi chiaramente e senza esitazione, okay?>>

Faccio nuovamente un cenno di assenso, restando zitta.

<<Anzitutto, partiamo dal principio. Ho ascoltato una registrazione in cui ci mettevi al corrente di alcuni strani messaggi che avevi ricevuto finché non è arrivato il giorno dell'omicidio di tuo padre... Il mittente era sconosciuto ma il suo nome tuttavia potrebbe iniziare con una precisa lettera, correggimi se erro.>>

<<Esatto, precisamente con la "R". Proprio così>> ribatto, nervosa.

<<Hai una vaga idea di chi possa essere? Conosci qualcuno che potrebbe avere un nome corrispondente a questa lettera?>>

<<Mi viene in mente solo Roberto a dire il vero, un mio vecchio amico>> esordisco, confusa.

Chissà dove vuole arrivare...

Non riesco proprio a seguire il suo ragionamento, neppure sforzandomi.

<<Perché avrebbe dovuto fare una cosa simile secondo te? Premesso che sia stato lui, ovviamente.>> Ecco l'ennesima domanda alla quale non posso evitare di rispondere.

Mi sta scoppiando la testa.

<<Non so, però in effetti non ci eravamo lasciati in ottimi rapporti, anzi tutt'altro...>> comincio, e poiché mi fa cenno di proseguire vado avanti con il mio racconto.

Non ometto i dettagli della vacanza a Milano che feci con Roberto, Jacopo e Martina, e neanche il ritrovamento di quella famigerata pagina di giornale nel seminterrato della villa di Anna e Angelo.

<<Quindi... aspetta un attimo... Potrebbe essere stato lui l'assassino?>> chiedo, l'ansia che aumenta.

Ho i nervi a fior di pelle.

<<Non farebbe una piega, ma le prove che abbiamo raccolto combaciano e confermerano la nostra versione, che adesso ti illustro. Ascoltami bene, è semplice il discorso: ci resta solo da capire il perché di quei messaggi di cui Roberto presumibilmente è il mittente... Non ha senso che ci abbia lasciato una pista così importante da seguire, no?>>

<<Non è possibile infatti! Inoltre, si è trasferito a Milano molto prima dell'omicidio... Forse l'ha fatto per crearsi un alibi, oppure siamo semplicemente fuoristrada. Potrebbe anche essere un diversivo, quel ritrovamento nel suo seminterrato. E se Roberto fosse un complice? Potrebbe essere d'accordo con qualcuno...>>

L'uomo di fronte a me sorride.

<<Ci sei arrivata persino tu: questo è quello che anche noi avevamo pensato. Le tue testimonianze nei giorni scorsi sommate a questa più alla scoperta del portatile del padre di Martina permettono alla nostra teoria di essere inconfutabile. Appena avremo raccolto le prove, ne saremo sicuri al cento per cento. L'email che hai letto poco fa parla di un certo "Rossi", e ci sono riferimenti alla messinscena di Martina, ovvero una pagina di giornale che racconta di un omicidio. È tutto finto. L'ha fatto per far cadere la colpa su Roberto, ha inviato i messaggi contenenti la lettera "R" solamente per far cadere su di lui i maggiori sospetti. Il caso ha però voluto che il suo trasferimento facesse scemare l'attenzione su di sé, e quindi la tua amica si è trovata in una brutta situazione. Non è stata lei l'artefice di tutto questo, ma suo padre, talmente sprovveduto da lasciare delle prove della sua colpevolezza in bella vista. Le email e le conversazioni, del resto, parlano chiaro: ha ingaggiato dei criminali per uccidere il tuo papà.>>

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