Il tempo è bello e c'è davvero poca gente in giro, una cosa piuttosto rara visto che in questo periodo dell'anno ci sono sempre tantissimi turisti.

Sinceramente preferisco quando noto, passeggiando per le vie della città, che è pieno di gente, felicità e spensieratezza.

Quando c'è vita.

Di certo, però, qualsiasi alternativa sarebbe migliore rispetto a questo mortorio.

I marciapiedi non sono più grigi, bensì marroni: le foglie secche creano una sorta di tappeto infinito dove, passo dopo passo, si sentono scricchiolii e altri lievi rumori provocati dai rami e dalle foglie che man mano si spezzano.

Arrivo dinnanzi a un grattacielo altissimo, costituito da pilastri in cemento armato e migliaia di enormi vetrate.

Martina è sdraiata su una panchina mal ridotta e piena di scritte, situata vicino ad alcuni alberelli quasi completamente spogli.

Ha scelto un punto strategico, al riparo dal venticello fresco che c'è nell'aria, a mo' di rifugio.

Almeno apparentemente, sembra davvero raffreddata!

La mia migliora amica, infatti, indossa un piccolo cappellino rosso di lana e una sciarpa.

Il suo berretto è bellissimo; anche io ne ho uno, di colore nero, ma non mi piace altrettanto.

Ora che ci penso, non ho abbastanza vestiti per l'inverno, perciò oggi pomeriggio o domani dovrò andare a comprare qualcosa.

<<Martina!>> la chiamo, facendole alzare gli occhi dal telefonino.

Ha i capelli scompigliati e si vede che si è presa un brutto raffreddore dalle guance e il naso leggermente rossi.

<<Isabelle!>> esclama, facendo cenno di sedermi accanto a lei.

<<E Jacopo dove l'hai lasciato?>> le domando.

Proprio mentre sta per rispondermi, starnutisce ripetutamente.

Trattengo una risata, perché comunque non è bello ridere dei malanni altrui... Però so che non se la prenderebbe: al massimo mi lancerebbe un paio di occhiatacce per poi sghignazzare.

<<Jacopo è a casa. Gli ho detto che sarei passata poco prima di pranzo e che avremmo mangiato insieme. Perché non ti unisci a noi?>> ribatte, sorridendo.

Deve essere contenta alla sola idea di stare ancora una volta con noi due, tutti e tre insieme.

Passare un'intera giornata con il suo ragazzo e la sua migliore amica: una combinazione perfetta, almeno apparentemente.

Be', invece, per quanto mi riguarda, trovo che sarebbe un vero disastro per me poiché sarei costretta a rimanere in disparte.

Tuttavia devo ammettere che nella maggior parte dei casi ci divertiamo tantissimo.

<<Ma non posso! Doveva chiedermelo lui. Non mi presento senza invito a mangiare a casa sua!>> metto immediatamente le cose in chiaro.

Martina rotea gli occhi e sbuffa.

<<Non sarebbe una novità>> mi fa notare, ridendo.

La sua risata è maledettamente contagiosa.

Come se non bastasse, congiunge le mani e mi guarda dolcemente.

Pare un cucciolo bastonato, e ovviamente mi fa toppa tenerezza.

<<E va bene!>> mi arrendo, fingendo di imbronciarmi.

<<Perfetto! Andiamo>> si alza e mi afferra un braccio.

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