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Appena mi riprendo, con forza mi alzo dal pavimento sul quale ero seduta.

Accendo il cellulare e chiedo ad Andrea di venirmi a prendere.

Non è mai troppo tardi per rimediare ai propri errori...

E io preferisco farlo immediatamente.

Io e Andrea siamo entrati in conflitto principalmente per causa mia, e anche se non ho tutte le colpe - in parte è stato lui ad esagerare - voglio fare il primo passo.

Che sia io o no, qualcuno lo deve fare.

La serata è appena iniziata, possiamo rimediare: non vedremo il tramonto insieme, per stanotte, ma ciò non significa che non ci divertiremo o che non creeremo dei ricordi stupendi.

Mi lavo la faccia e mi sistemo in fretta e in furia i capelli, dopodiché riaggiusto il trucco, che nel frattempo è colato guance facendomi sembrare un orribile mostro.

<<Scusami>> mi dice Andrea non appena apro la portiera e faccio per entrare nella sua auto.

<<Anche io devo scusarmi, perciò lasciamo stare e andiamo a divertirci>> glisso, e con un cenno della mano capisce che ormai per me la discussione è finita.

Mette in moto e nel giro di mezz'ora siamo di fronte alla discoteca, piuttosto fuori mano e piena di ragazzi che stanno in fila attendendo il loro turno.

Miracolosamente troviamo un posto nel parcheggio affollatissimo e riusciamo ad unirci al nostro gruppo di amici - di cui fanno parte anche Martina e Jacopo - senza troppi problemi.

Il merito è tutto di un pass speciale che ci ha procurato il mio migliore amico.

Abbiamo un tavolo interamente nostro e non ci troviamo al piano terra, bensì al terzo piano, più appartato e meno caotico.

Il tempo passa davvero velocemente tra piacevoli conversazioni, alcolici, ed è quasi mezzanotte quando iniziamo a ballare al ritmo della musica.

Convincere Andrea a lasciarsi andare, anche solo per questa sera, è stato difficile quasi quanto lo è stato per Martina costringere Jacopo a raggiungerla, invece che starsene in un angolino in disparte.

<<Dobbiamo andare: sono le tre del mattino>> mi dice Andrea, allontanandomi da Marti.

<<Va bene, va bene. Fammi andare a prendere borsa e cellulare e poi torno da te>> gli faccio prima di sparire tra la folla.

Trovare la mia borsa con tutto l'alcol che ho in corpo si rivela più difficile di quanto prevedessi, e controllo più volte in varie stanze invano.

Spero che appaia come per magia di fronte ai miei occhi, ma purtroppo non accadrà perché non siamo in un film.

<<Hai visto la mia borsa?>> tocco la spalla di un ragazzo credendo che sia il mio migliore amico, Jacopo, ma appena si volta scopro che non si tratta affatto di lui.

Ovviamente, proprio quando sto per togliere il braccio e scappare altrove vista la figuraccia fatta, arriva Andrea.

Mi guarda furiosamente.

Ecco, questa sì che si chiama fortuna.

Non è esattamente questo il modo in cui speravo di concludere la serata...

<<Non ho idea di chi tu sia>> afferma il tizio di fronte a me, facendo spallucce.

<<Eh?>> Andrea guarda entrambi mentre dentro di sé sicuramente sta cercando di capire la situazione, che non credo digerirà facilmente, conoscendolo anche troppo bene.

<<Isabelle! State andando via? Di già?>> Martina è un tantino brilla, anzi è parecchio ubriaca.

<<Sì, è tardissimo>> le rispondo, fissando però Andrea.

Aggrotta le sopracciglia, sostenendo il mio sguardo.

In macchina gli spiegherò tutto, con calma, adesso anche se lo volessi non ci riuscirei.

Marti intanto si è inginocchiata ai miei piedi e roteo gli occhi provando a staccarla dalla mia caviglia.

Congiunge le mani e mi implora di rimanere con lei e di farle compagnia fino all'alba.

Devo assolutamente chiamare Jacopo e obbligarlo a riportarla a casa per evitare che ne combini una delle sue.

<<Martina, tesoro, ti voglio un mondo di bene ma è davvero ora di andare. Se vuoi possiamo accompagnarti a cercare Jacopo>> le dico, ma noto che non mi sta ad ascoltare.

Scorgo Jacopo in lontananza; si fa largo tra la moltitudine di ragazzi cercando di raggiungerci.

Appena vede che Martina è con noi, tira un sospiro di sollievo.

Mima con le labbra un "grazie" nella mia direzione e lo saluto con un cenno della mano mentre gli sorrido.

Usciti dal locale, immediatamente sento le spalle rilassarsi.

C'è molto meno chiasso nonostante ci siamo allontanati di soli pochi metri dalla discoteca.

Qualche passo, ovviamente mantenendo un silenzio di tomba, e in men che non si dica siamo nella macchina di Andrea.

Sospiro e mi giro verso il finestrino.

Mi decido a spiegargli cosa è realmente successo, e, sebbene all'inizio non mi presti la minima attenzione, dopo si arrende, rassicurandomi.

Siamo arrivati di fronte alla villa dei miei genitori.

<<Okay, io vado.>> Avrei voluto dirgli tante di quelle cose che neppure se le immaginerebbe, ma non ho trovato le parole adatte né il coraggio.

Lo saluto con un veloce bacio sulla guancia e giro la chiave nella toppa della porta d'ingresso.

La richiudo alle mie spalle e salgo le scale, entrando nella mia camera da letto.

Mi addormento non appena chiudo gli occhi, per poi risvegliarmi emettendo un urlo strozzato a causa di uno dei miei tanti, soliti incubi.

Now... I still believe. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora