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<<Sei svenuta>> mi ripete Jacopo per la quarta o forse anche quinta volta.

Sembra un disco rotto, non lo sopporto più.

<<Ho capito, me l'hai già detto>> ribatto nervosa.

<<Sì, ma continuo finché non mi spieghi perché hai avuto quel malore.>>

Sbuffo come una bambina di cinque anni costretta ad ascoltare una ramanzina lunga e noiosa.

<<Sono andata nel panico>> borbotto, mangiando un cioccolatino.

<<Credo che tu abbia avuto un calo di zucchero>> ipotizza, ma so che non è così.

Dentro di me, lo so il motivo del mio malore: è l'ansia che ho in questi giorni, decisamente troppa; ne farei volentieri a meno, se solamente potessi...

Guardo l'ora sul cellulare e sono le due passate.

<<Adesso devo proprio andare. Mi staranno aspettando>> dico a Jacopo, per poi dargli un bacio sulla guancia e uscire dalla porta secondaria che conduce direttamente al cortile.

Torno a correre sulla strada principale, facendo partire la musica.

Come per magia, sono già a casa.

In realtà è passata quasi mezz'ora da quando ero con Jacopo, ma non l'ho sentita affatto: è trascorsa in un lampo.

Meglio così.

La tavola non è apparecchiata e non si sente volare una mosca.

Non c'è dubbio: nessuno è tornato a mangiare qui, e nemmeno ora c'è un'anima viva a parte me.

Sbuffo riflettendo sul fatto che avrei fatto bene a compare un panino in un bar, invece che perdere tempo sperando di trovare qualche avanzo da mangiare.

Ha iniziato a piovere, quindi rimarrò qua...

Non mi resta altra scelta.

Accendo il televisore per avere un po' di compagnia e mi preparo un toast.

Prendo una bottiglietta d'acqua dal frigorifero e, dopo averla aperta, me la porto alle labbra.

Non mi ero resa conto di avere così tanta sete!

Intanto il toast è pronto, perciò lo metto in un piatto e torno in salotto.

Mentre mangio, guardo un film davvero divertente e scoppio spesso a ridere come un cretina.

Quando finisce, spengo il televisore e mi sdraio sul divano.

Mi addormento ed è la voce di mia madre a svegliarmi.

<<Sei tornata>> le dico.

<<Finalmente>> aggiungo, stropicciandomi gli occhi.

<<Io ed Alex però dobbiamo uscire tra un'ora. Tu che fai? Ti vedi con Martina e Jacopo?>> mi chiede.

<<No, non li ho proprio sentiti>> le rispondo, cercando il telefonino mentre faccio mente locale.

Dove diavolo l'ho lasciato?, penso tra me e me.

<<Ah, be' non voglio che trascorri la giornata da sola. Stamattina sei andata da qualche parte?>> domanda con il suo solito sguardo indagatore.

<<Sì, sono andata a correre. Sono tornata appena due ore fa>> ribatto, alzandomi.

Per fortuna constato che il cellulare era in cucina, esattamente dove l'avevo lasciato: sul bancone di marmo.

Now... I still believe. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora