Mentre consumiamo il pasto, a un certo punto inizia a squillare il telefonino di mio padre.

Sono certa che è il suo poiché riconoscerei la suoneria a distanza di chilometri.

Oserei dire che è un tantino più strana della mia, ma papà ha gusti molto inusuali...

<<È un collega... Mi chiedo che cavolo voglia proprio adesso>> sbuffa infastidito, ed effettivamente non ha tutti i torti.

Non prevedo belle notizie: solitamente durante le vacanze (o le ferie) non lo chiama mai nessuno da lavoro, quindi avrebbero sicuramente evitato di disturbarlo oggi, a meno che non si fosse trattato di una cosa importante oppure urgente.

Ma è Natale... Non possono pretendere nulla da lui!

Devo solo provare a calmarmi e soprattutto farei meglio a essere meno ansiosa.

Siamo a Cortina, lontanissimi da casa, e non torneremo prima del cinque gennaio.

Devo stare tranquilla.

Quando però sento la sedia strusciare contro il pavimento e noto che il tono della sua voce si è alzata notevolmente, la mia sicurezza vacilla.

<<No, non esiste>> sento dire duramente.

Qualcuno lo sta forse provocando? 

In questo caso, non è affatto giusto.

<<Torno subito>> afferma, sparendo fuori in giardino.

<<Che sarà successo?>> interviene Alex, e da come ha posto la domanda sembra stia tirando a indovinarne la risposta... Non che sia semplice, anzi: come di consueto, se l'argomento della conversazione diventa il lavoro dei nostri genitori, non si capisce più nulla.

<<Io non lo voglio neppure sapere>> esclamo, frustrata.

Ultimamente nulla va come dovrebbe andare; eppure qualcuno ha deciso così, perciò il verso in cui sto camminando deve essere necessariamente corretto.

<<<E se dovessimo tornare di già?>> ipotizza mio fratello.

Scuoto la testa: non può essere!

Diamoci un taglio... A questo punto preferisco parlare di altro!

Mia madre mi guarda con sufficienza.

<<Non farti strane illusioni, Isabelle. È probabile che ci siano delle incomprensioni o delle emergenze, per cui è probabile che dovremo terminare la nostra vacanza prematuramente... Ma non so, forse mi sto sbagliando>> proferisce ogni singola parola con tono pacato.

Fin troppo pacato...

Che fosse precedentemente a conoscenza di tutto questo?

Spero di no, altrimenti non riuscirò a trattenere la rabbia.

Odio essere presa in giro: mi manda letteralmente in bestia.

Potrei dire o fare cose di cui successivamente mi pentirei amaramente.

Sono fatta così.

A giudicare dall'espressione afflitta sul volto di papà, il quale ha appena varcato la soglia della grande sala, non è andata esattamente come speravo...

<<Dobbiamo fare le valigie. Ci sono dei problemi in clinica>> annuncia, e vorrei davvero dare fuoco al suo studio e lanciare il suo costoso computer fuori dalla finestra.

Perché qualcuno o qualcosa deve sempre rovinare tutto?

Non è possibile, dài!

Esisterà una persona più sfigata di me?

A pensarci, credo di no.

<<Finiamo almeno di mangiare>> si affretta a dire mamma, onde evitare che una discussione inizi.

Ci manca proprio litigare a Natale... Penso che non l'abbia mai fatto, eppure c'è sempre una prima volta.

Solo che non ci tengo molto, anzi sarebbe meglio sdrammatizzare un po' visto che tengo stretti i pugni provando a darmi una calmata.

Le nocche stanno diventando bianche, ma non me ne importa.

Non è facile, no, del resto se ci riflettiamo nulla lo è: sorgono nuovi problemi in continuazione, anche quando ci sentiamo inarrestabili e viviamo nella convinzione che nessuno ci potrà fermare.

Be', mi dispiace ma bisogna ammettere a se stessi che non è così e mai lo sarà.

<<Ho finito. Vado a preparare la valigia. Scusatemi, però nel pomeriggio vorrei andare in qualche negozio a comprare dei nuovi capi d'abbigliamento... Non posso più rimandare>> esordisco, il tono piatto e al contempo glaciale.

A forza di tenere tutto dentro, prima o poi non ce la si fa più.

Ed è stato proprio in questo momento che sono scoppiata: ho preso la borsa e ho salito le scale di corsa per non essere seguita.

Voglio stare da sola... lo necessito.

Mi sdraio sul letto; mi sento sprofondare, non so perché.

I pensieri scorrono uno dopo l'altro troppo velocemente, anche se neppure io so a cosa si riferiscano precisamente.

Passo in rassegna tutto ciò che ho per la testa, dai bei ricordi e i bei momenti, fino a quelli brutti.

Non faccio alcuna selezione o distinzione: prendo ognuno di essi in considerazione...

Quando il mare in tempesta ti travolge - in questo caso tantissime emozioni mi stanno facendo annegare - è meglio lasciarsi trascinare dalla corrente e vedere fin dove si arriva.

E non so come, per quale oscuro motivo rido e piango contemporaneamente, e osservo i fiocchi di neve cadere dal cielo, appoggiata al davanzale della finestra, la quale ho spalancato nonostante stia morendo di freddo.

Il mio è un momento di totale confusione.

Mi era già capitato qualche volta, ma se mi domandassero quanto sia terribile, risponderei che non sono a conoscenza di una risposta.

Ce ne sono molte, tuttavia nessuna di esse è corretta oppure errata.

<<Isabelle.>> Alex infila la chiave nella toppa ed entra nella mia senza neanche chiedermi il permesso.

Lo incenerisco con lo sguardo ma alza le spalle con noncuranza.

<<Mettiti un giaccone pesante e un cappello di lana, dato che sta piovendo e... Ah, non fare storie. Usciamo a farci un giro. Papà è molto dispiaciuto: vuole stare insieme a noi più che può.>>

Sto per cedere, ma non voglio dargliela vinta.

Sono testarda, sì, lo sono tantissimo.

<<Non importa, davvero. Sto bene... ma con questo tempaccio non ho tanta voglia di uscire, ecco. E poi non sono riuscita a combinare assolutamente nulla: c'è ancora un disordine incredibile in questa stanza>> invento scuse a raffica per non lasciare a mio fratello il tempo di ribattere.

Preferisco che se ne vada subito e che non insista.

Possono uscire anche da soli, non devo necessariamente accompagnarli né venire con loro se non me la sento...

<<Avrai il morale a terra, proprio come me. Ma papà sta cercando di rimediare, perciò prova ad apprezzare i suoi sforzi. Pensi che abbia voglia di tornare, lui? Non stiamo benissimo qua? Te lo dico io: sì, è vero, ma non sempre si può fare ciò che si desidera. Si scende a compromessi, a volte, e questa è una di queste.>>

Senza ribattere, prendo la giacca e scendo le scale, seguita da Alex.

Ha usato poche parole ma le ha scelte con cura, ed è riuscito nel suo intento di farmi ragionare.

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