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<<E questo cosa contiene?>> chiede mio fratello, disperato, indicando uno dei tanti scatoloni.

<<Ci sono alcuni libri>> ribatto mentre lo sollevo da terra.

È davvero pesante!

Sono quattro ore che io e Alex stiamo svuotando la mia stanza...

In poche parole abbiamo trascorso tutta la mattinata a pulire e a riempire decine e decine di scatole con ogni nostro effetto personale: abbiamo iniziato alle otto e adesso è mezzogiorno passato.

Entrambi non ce la facciamo più, ma per fortuna credo che abbiamo quasi finito.

Per una volta, aspetterò per mangiare: prima finiamo, meglio è; così poi finalmente potremo partire.

Il viaggio durerà non più di un paio d'ore, che sono relativamente poche, ma alla fine ci toccherà anche fare un po' di ordine nella nostra nuova dimora, perciò entro le cinque dovremmo già essere in autostrada.

<<Aiutami, non restare in disparte senza far nulla>> gli ordino.

<<Va bene, dammi solo un secondo>> mi dice, ponendo il cellulare nella tasca dei suoi jeans.

Pretendendo di portare via con me ogni mio effetto personale, mi sono cacciata nei guai: continuo a impacchettare e a spostare scatoloni senza sosta.

Mio fratello, grazie al cielo, mi aiuta a caricarli in macchina, altrimenti non saprei proprio come avrei fatto...

La mia camera adesso è completamente vuota, e un po' in realtà mi sento così anche dentro.

Il grande giorno è arrivato, e con esso, naturalmente, un miscuglio di emozioni dentro di me, indefinite e sconosciute.

Non si finisce mai di imparare, recita un detto che ovviamente tutti conoscono a memoria, e io mi trovo pienamente d'accordo con esso.

Imparare: una parola del genere racchiude una serie infinita di significati, che si scoprono davvero difficilmente, volta per volta; ha più sfumature di un colore, ne sono sicura.

<<Okay, abbiamo terminato. Vado a farmi una doccia>> mi dice Alex.

Annuisco, prestandogli però poca attenzione.

<<Io comincio a preparare da mangiare>> lo avviso.

<<Okay, tieni da parte qualche avanzo per me>> mi ordina.

<<Sì, certo! Figurati.>> Alzo gli occhi al cielo.

Sarà pur vero che il mio stomaco non si riempie mai, ma ciò non significa che non sia altruista o generosa.

Riflettendoci, devo preparare qualcosa anche per mamma.

Apparecchio la tavola e preparo un piatto molto semplice: penne al pomodoro.

Non ho molto tempo a disposizione, inoltre le mie abilità culinarie sono parecchio scarse.

Appena l'acqua bolle, inizio a cuocere la pasta.

Chiamo mia madre e mio fratello, che mi raggiungono subito.

Stanno morendo di fame, proprio come me.

Accendo il televisore cercando un telegiornale da guardare.

Mentre consumiamo il pasto, parliamo del più e del meno finché non arriva il momento di alzarci e finire di sistemare.

Stasera già saremo nella nuova casa, e non vedo l'ora.

Sicuramente mi mancherà la vecchia abitazione, ma per fortuna abbiamo deciso di non venderla.

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