Ogni giorno, appena mi alzo, da due mesi a questa parte controllo il calendario ripetendomi nella testa che non posso più rimandare tutti i miei impegni...
Invece li sto puntualmente posticipando, e perciò continua incessantemente la solita routine.
Le peggiori abitudini che abbia mai avuto le sto prendendo proprio in quest'ultimo periodo, ma del resto è comprensibile vista la totalmente inaspettata morte di mio padre.
Chiunque lo abbia ucciso, merita davvero il peggio.
Stiamo parlando di un omicidio, non di una sciocchezza di poco conto, e io ancora non riesco a capire perché una cosa del genere debba avvenire.
Perdere un qualcuno di così caro... non lo auguro proprio a nessuno.
Mi alzo dal letto e, rimanendo scalza, mi avvicino alla finestra di fronte a me e spalanco le tende per far entrare un po' di luce.
Il sole splende nel cielo ma purtroppo non riflette il mio umore.
Come potrebbe mai?
Stropiccio gli occhi - sono solita farlo quando sono assonnata - e raggiungo la cucina camminando lentamente.
Non mi piace affatto la nuova casa: è decisamente troppo piccola e gli spazi sono scomodi e angusti, per niente vivibili.
So che è una sistemazione temporanea, ma già ne ho piene le scatole...
Comunque, questo è davvero uno dei miei ultimi problemi, e sono sicura che lo stesso discorso valga anche per mia madre e mio fratello.
Quest'ultimi se la stanno passando forse un tantino meglio di me: col tempo stanno cominciando a superare il lutto e a convivere con la nostalgia, la tristezza e tutto il resto; mentre io no, assolutamente no.
Mi preparo la solita tazza di tè caldo per tentare di iniziare la giornata col piede giusto.
Almeno questo...
Mettendo da parte i pensieri, apro la confezione del tè, prendo una bustina e subito sento l'odore di limone che tanto adoro.
Mentre aspetto che sia pronta la mia bevanda, mi affaccio alla finestra.
Non mi sveglio così presto da tantissimo tempo: sono a malapena le sei e mezza di mattina, e in effetti sto praticamente dormendo in piedi.
Oggi però, a differenza degli altri, è un giorno importante per me, poiché tornerò a scuola.
Benché non ne abbia minimamente voglia, sono costretta a farlo, non posso più permettermi di assentarmi dalle lezioni...
Durante tutta la settimana non salterò una singola ora; è necessario, altrimenti resterei volentieri a casa, sdraiata sul mio letto, con un libro e una bella tazza di tè stretta tra le mani, sotto le coperte al caldo, cercando di distrarmi da tutto il resto.
So già che tornare in quell'istituto sarà un vero e proprio inferno, in quanto tutti mi faranno domande a raffica, oppure mi guarderanno con falso dispiacere.
La notizia della morte di mio padre ormai è sulla bocca di tutti, specialmente nella scuola che frequentiamo io e Alex, a causa dei giornalisti e purtroppo anche dei nostri amici.
Mio fratello, comunque, neppure oggi frequenterà le lezioni, anzi penso che in questa città non lo farà proprio più: prestissimo ci trasferiremo altrove.
È l'unica soluzione possibile e sinceramente non mi dispiace più di tanto...
Devo ricominciare tutto daccapo, devo come riavvolgere un nastro immaginario che conserva troppi ricordi negativi, e tutto questo per tornare a respirare.
Non un singolo ragazzo nel nuovo istituto al quale mi iscriverò sarà a conoscenza del mio passato, pertanto nessuno si azzarderà a porgermi questioni che per niente al mondo dovrebbero giungere alle mie orecchie, poiché riguardanti questioni private e talvolta delicate.
Non voglio nemmeno ricevere la compassione degli altri: non mi serve a niente, è assolutamente inutile.
<<Buongiorno>> sento dire, e voltandomi noto che è Alex.
Cosa ci fa già sveglio a quest'ora?
<<Non dirmi che...>> inizio, ma mi interrompe terminando la frase al mio posto.
<<Esatto. Torno a scuola. Ieri sera ci ho riflettuto e preferisco venire anch'io, così non sarai sola nel caso avessi bisogno di me>> mi spiega.
<<Grazie. È giusto così, Alex, non puoi perdere l'anno.>>
<<Quello credo proprio che lo perderò lo stesso, ma pazienza, adesso non ce la faccio a studiare, non è colpa mia>> afferma, e non posso fare altro se non assecondarlo.
Vale lo stesso per me, perciò sarebbe inutile contraddirlo o mettere in discussione le sue parole.
Io e lui stiamo sulla stessa barca, pian piano stiamo affondando e lo stiamo facendo contemporaneamente, il che è ancora più terribile.
<<Vuoi che ti prepari qualcosa?>> gli chiedo, prendendo dei biscotti dalla credenza.
Se non ci fossi io, che due volte a settimana vado a fare la spesa, a quest'ora faremmo perfino i conti con la fame, ma preferisco lasciar correre.
Alex scuote la testa e con una scusa si allontana dal tavolo, accende il televisore e inizia a fare zapping mentre io sono seduta a sorseggiare il mio tè su una sedia, alquanto scomoda.
Ogni tanto sgranocchio qualche biscotto e controllo il cellulare, ovviamente ignorando tutti i nuovi messaggi che mi sono arrivati.
Mi sono anche stufata di cancellarli di volta in volta: semplicemente non li guardo e fingo che non esistano.
Quando ho finito di fare colazione, mi alzo e rientro nella mia cameretta.
Ho pochi vestiti qui con me, quindi la scelta si rivela più semplice di quanto previsto.
Entro in bagno portando con me il phon e vari capi d'abbigliamento.
Devo per forza farmi una doccia: ora come ora sono impresentabile.
Almeno per quanto riguarda l'aspetto esteriore, non voglio avere un singolo difetto.
Un jeans e una semplice felpa mi faranno sembrare un po' meno trasandata; il trucco nasconderà le occhiaie e il dolore finché ne avrò bisogno.
Alle otto in punto ho terminato di truccarmi: eyeliner rigorosamente nero, rossetto del medesimo colore e fondotinta.
Decido di indossare anche un paio di orecchini e il piercing al sopracciglio che mi sono fatta solo pochi giorni fa.
Prendo lo zaino e raggiungo Alex che è già in macchina.
Nel cortile della scuola, come previsto abbiamo gli occhi di ogni singolo ragazzo puntati su di noi, ma senza sforzi riusciamo a evitare la moltitudine di persone che intralcia il nostro passaggio e a entrare nella scuola.
Io e Alex a un certo punto siamo obbligati a salutarci e ognuno prosegue per la sua strada.
Imbocco il corridoio che porta direttamente alla mia classe, e la bocca della professoressa appena mi vede si spalanca.
Sarà una lunga e difficile giornata, poco ma sicuro, eppure finalmente mi sento pronta a tutto questo.
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Now... I still believe.
Teen FictionIsabelle ha diciannove anni. È una ragazza timida, introversa e molto insicura. Capelli biondi, viso cosparso di lentiggini, labbra carnose, occhi di un azzurro intenso, inconfondibile, dello stesso colore del mare. È la persona che tutti sognano d...