Sono le tre di notte, e finalmente posso stendermi sul mio morbido letto.

Era ora!

Senza spegnere il cellulare, lo poso in bagno, accanto al lavello, su un ripiano di marmo.

Non mi infilo neppure il pigiama: tengo il vestito addosso, buttando invece il cardigan sul pavimento.

Voglio solo dormire.

Non faccio in tempo a togliere le scarpe che mi infilo a peso morto sotto il lenzuolo, chiudo gli occhi e cado in un sonno profondo.

Mi lascio cullare dalle morbide braccia di Morfeo.

Alzandomi di scatto, mi metto a sedere appena sento dei rumori inusuali.

Terrore.

Mi guardo intorno cercando la fonte di quei flebili suoni.

Eppure non c'è niente di strano...

È tutto normale: nulla è fuori posto, e ogni cosa si trova dove dovrebbe essere.

Per fortuna, la stanza viene rischiarata dalla lieve luce della luna piena.

Mi affaccio alla finestra; c'è una persona in giardino.

Oddio.

Vorrei gridare, ma la voce non si decide ad uscire dalla mia bocca: rimane intrappolata tra le labbra, screpolate, un poco schiuse.

La giacca di quel misterioso uomo si alza e si abbassa a causa del vento, proprio come il mio petto, che fa lo stesso, altrettanto velocemente.

Il mio respiro è irregolare e affannato.

Spero con tutta me stessa che sia un semplice sogno.

Il tizio, facendo piccoli passi, si avvicina al sottile vetro - abbastanza rovinato dagli anni che passano - della finestra dalla quale lo sto osservando.

Essa ha alcune crepe in alto a destra, quindi deduco che non sarà così difficile romperla.

Ci riuscirà con qualche pugno, ed entrerà senza fatica nella mia stanza.

Vorrei vedere il suo volto e i suoi occhi, ma un cappello di paglia che lascia intravedere soltanto la punta del suo naso me lo impedisce.

Le dita della sua mano si ripiegano su loro stesse fino a formare un pugno.

Colpisce il vetro; le nocche sanguinano e delle schegge mi sfiorano i capelli.

Devo chiamare immediatamente qualcuno.

Raccolgo le forze che mi sono rimaste e faccio un lungo respiro.

<<Aiuto!>> grido con voce sommessa.

Nessuno mi sente.

<<Sei in trappola.>> Si prende gioco di me una voce roca e profonda.

I miei occhi si spalancano.

Era un incubo.

Uno dei tanti che faccio quasi ogni notte.

Nelle ultime settimane mi sta capitando di continuo...

Bisogna mettere un punto a questa situazione, perché è diventata insostenibile.

Ma come posso fare?

Non ci sono né una guida né una mappa: devo essere io a imboccare la strada corretta.

È esattamente un labirinto, ovvero ci entri incoscientemente, però non sai quando o se troverai una via d'uscita.

L'orologio d'argento che porto al polso segna le quattro e un quarto.

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