Di soppiatto mi intrufolo nella stanza di Alex per fargli uno scherzo.

Sta parlando al telefono con qualcuno, seduto su una panchina in balcone, e non può vedermi.

Entro dentro l'armadio senza fare rumore.

Intanto, prendo il cellulare e inizio a registrare.

La sua espressione sconvolta e le sue urla saranno uno spasso e mi terranno compagnia durante una delle cene più lunghe e noiose della mia vita.

Fortuna che verranno sia Jacopo che Martina, altrimenti avrei portato con me una pulce per giocarci e trascorrere il tempo.

Sarebbe stata comunque un'alternativa migliore alla solitudine.

In compenso, il cibo sicuramente sarà ottimo, anche se avrei preferito passare la serata con nonna.

Purtroppo, però, sta già per ripartire.

Uffa.

I momenti belli durano sempre troppo poco, al contrario di quelli brutti.

Sento dei passi farsi sempre più vicini... Alex.

Sono pronta a spaventarlo.

Apre entrambe le ante dell'armadio: ci siamo, è l'attimo perfetto.

<<Aaaah!>> urlo, facendolo trasalire.

Cade all'indietro e strilla a sua volta.

<<Isabelle! Porca miseria!>> È terrorizzato.

Soffoco una risata e stoppo il video mentre mi porto una mano sul ventre.

A forza di ridere, mi sta facendo male lo stomaco.

<<È stato un piacere!>> Corro a chiudermi nella mia stanza, al sicuro da mio fratello.

Giro la chiave nella serratura.

Devo fare la doccia e prepararmi: si sta facendo tardi.

Mi piastro i capelli e mi trucco.

<<Andiamo?>> mi chiede mamma.

<<Sì>> le rispondo, mettendo nella pochette cellulare, fondotinta e fazzoletti.

<<Non c'entra un cavolo qua dentro!>> commento, furiosa.

Mia madre ha insistito affinché al posto della mia comoda borsa portassi la sua pochette rossa, e questo è il pessimo risultato ottenuto.

<<Non lamentarti e raggiungi tuo padre in macchina!>>

Sbuffo, ma decido di seguire i suoi ordini poiché dobbiamo arrivare puntuali: la nostra famiglia ha un certo prestigio, e dobbiamo mantenerlo, se voglio continuare a frequentare locali costosi, viaggiare con auto di lusso, girare il mondo, fare compere senza badare a spese e molto altro ancora.

<<Si parte!>> fa papà.

La nostra destinazione è un ristorante pieno di ricchi con la puzza sotto al naso.

Perché sono qui? Non dovrei esserci.

Non fa per me tutto questo.

<<Jacopo. Sei un miraggio?>> Corro ad abbracciare il mio migliore amico.

<<No, sono reale. In carne e soldi.>> Ridiamo rumorosamente, tanto nessuno ci presta attenzione o ascolta ciò che diciamo.

<<C'è Martina?>> gli domando.

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