8. Prince (Mindset of a killer)

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sul mio petto immobile, morirai
e vivremo ancora.

Il giardino era coperto di foglie secche. Un denso tappeto di nuvole grigie nascondeva il cielo autunnale. Il vento era pungente, ma non tanto da portare pioggia.

I cipressi se ne stavano immobili, circondandoci come torri di guardia, impassibili e sempreverdi. Dietro di loro, un muro di almeno dieci volte la mia altezza ci teneva al sicuro nella nostra prigione e proteggeva il mondo là fuori dai nostri demoni.

Un ragazzino alto e magro, dagli occhi scuri a mandola, mi lanciò contro una nuvola di foglie secche, ma le fermai appena prima che potessero toccarmi. Lo guardai storto e continuai a camminare spedita verso l'albero più vicino.

Il bambino dagli occhi grigi se ne stava seduto, nascosto dall'ombra dei rami. La sua pelle era chiarissima, quasi trasparente, sopra un labirinto di vene blu e verdi. Teneva lo sguardo basso sul bastoncino che stringeva tra le mani, tracciando linee e cerchi nella terra. I capelli ricci gli arrivavano quasi alle spalle.

Gli toccai il braccio. «Ti ho preso» esclamai. Sorrisi e iniziai a correre.

Arrivai quasi a metà del cortile, quando mi ritrovai a rotolare nell'erba.

Il bambino dagli occhi grigi mi atterrò addosso. Sorrise timidamente, le guance in fiamme. Non sorrideva mai. «Presa» sussurrò.

Il cielo tremò e un fragore assordante riempì l'atmosfera. Qualcuno lanciò uno strillo acuto. Un lampo squarciò l'aria.

Il rumore di uno strappo.

Un terremoto e la terra che mi inghiottiva intera.

Una scossa elettrica.

Ed ero morta, di nuovo.

Mi svegliai di soprassalto, ansimante e sudata fradicia.

Il frastuono fuori dalla mia stanza mi stracciò il sonno di dosso. Riconobbi il fischio metallico della serratura e una serie di imprecazioni irripetibili. Greg era tornato a casa.

Non sapevo che ore fossero, ma doveva essere notte fonda, o forse già mattina.

Un colpo fortissimo e improvviso mi fece sobbalzare.

Cosa diamine stava succedendo? Mi allungai ad accendere la luce e scesi dal letto. Raggiunsi il salotto in punta di piedi, il tavolo della cucina era rovesciato e una sedia spaccata in pezzi sul pavimento, insieme ai cocci di vetro di quello che era forse stato un bicchiere. Di Greg, neanche l'ombra.

La porta della sua stanza, però, era socchiusa. Mi avvicinai cauta e spiai attraverso l'apertura.

Greg era in piedi davanti a un letto matrimoniale dalle lenzuola scure. Non avevo mai visto la sua camera da letto, prima, ma il mio sguardo era incollato su di lui. Si tolse la giacca di pelle nera e la gettò a terra con rabbia. La felpa grigia era strappata sulle spalle, i polsi erano coperti di macchie scure, tanto da sembrare zuppi. Si sfilò anche quella, rivelando una maglietta bianca a maniche corte spruzzata di rosso.

Era sangue, ne ero sicura. Era denso, di un rosso così scuro da sembrare quasi marrone, e riuscivo a sentirne l'odore metallico fin da lì.

La sua faccia non era messa meglio della sua maglietta: un occhio sembrava gonfio e livido, il sopracciglio rotto e una scia di sangue secco seguiva il profilo dello zigomo fino al mento. Anche il labbro superiore sembrava gonfio e sanguinante.

Indietreggiai, inciampando sui miei piedi e finendo con il sedere a terra. Trattenni un grido di dolore e strisciai il più lontano possibile, imprecando mentalmente.

APOKALYPSIS [Thanatos Trilogy Vol. 1&2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora