10. Hypnotize

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e non è sogno,
la morte.


Greg allungò verso di me la busta del ghiaccio, l'afferrai con una mano e mi portai l'altra alla testa: un bernoccolo duro e dolorante stava prendendo forma, niente sangue, per fortuna, anche se il mio cervello sembrava aver fatto un doppio salto mortale con capriola.

Forse eravamo in due ad avere una commozione cerebrale.

Mi sistemai il cuscino dietro la schiena e lo psicopatico assassino si sedette accanto a me sul letto. Mi osservò preoccupato, come se si aspettasse che mi fosse tornata improvvisamente la memoria o, peggio, che l'avessi persa del tutto.

Ahimè, nessuna delle due.

Greg mi accarezzò il braccio, ma mi scostai. I suoi occhi grigi mi fissarono tristi da sotto le lunghe ciglia nere e un po' mi dispiacque per il mio gesto così brusco. Non era colpa sua se ero scivolata e mi ero quasi aperta la testa metà, però era colpa sua se mi ero trovata in quella situazione. Ovvero, nella vasca di un seminterrato in una località sconosciuta a limonare con il mio rapitore.

Be', quel bacio era anche un po' colpa mia.

Misi il ghiaccio sulla botta, sperando di non avere un'emorragia cerebrale e morire nel sonno ancora prima di vedere la luce del sole. Invidiavo le abilità di guarigione accelerate del mio carceriere, le sue ferite si erano quasi rimarginate del tutto. Il livido intorno all'occhio era ormai solo un alone giallastro e i tagli sul labbro erano scomparsi. Anche le sue mani erano guarite, come se non avesse mai fatto a botte con nessuno.

Quando allacciai il mio sguardo al suo, il nido di vespe che abitava il mio stomaco iniziò a vibrare. Sfarfallavano impazzite nella mia pancia, mentre gli occhi di Greg minacciavano di risucchiarmi, come una marea lenta e tiepida che ingoia l'intero litorale. Il suo nero era un crepuscolo che portava la calma della sera, era il buio tranquillo di una notte d'estate.

Non era colpa sua se mi ero fatta male, non meritava di essere trattato con freddezza. Era un amico, era la mia unica casa e mi ero affezionata a lui.

Mollai il ghiaccio sul comodino e mi allungai a toccargli la mano, intrecciando le dita alle sue. Volevo sentire il calore del suo corpo, rifugiarmi tra le sue braccia e Greg mi accolse sul suo petto, mi strinse a sé.

I suoi occhi erano d'ossidiana. La luce della lampada si specchiava in quelle tenebre brillanti come un sole nel vuoto dello spazio.

Mi sollevò il mento e mi avvicinai alle sue labbra, erano così invitanti e io ne avevo bisogno. Dovevo annullare ogni distanza che ci separava, fare suo il mio respiro, mischiare insieme la nostra saliva. Le mie dita scivolarono sui suoi fianchi magri, s'intrufolarono sotto la sua maglietta, la mia lingua nella sua bocca. Volevo sentire la sua pelle sulla mia, scomparire dentro di lui, lui dentro di me. Gemetti sulla sua bocca mentre le mie dite trovavano l'elastico dei suoi pantaloni. Ne avevo bisogno, non potevo resistere ancora.

Greg interruppe il bacio e mi studiò con un sorriso divertito dipinto sulle labbra. Ansimai per la delusione e cercai di nuovo le sue labbra, ma si scostò, lasciandomi boccheggiante.

Sbattei le palpebre confusa. Cosa diavolo mi era preso?

La mia mente era annebbiata, come appena sveglia da un sogno fin troppo reale. Forse la botta era più grave di quello che pensavo. Mi ero quasi spaccata la testa in una vasca da bagno e mi mettevo a baciare il mio rapitore? No, non avevo un trauma cranico. Ero certa che qualcosa si fosse impossessato di me, che avesse preso il controllo delle mie azioni. Greg aveva pilotato la mia mente e l'aveva riempita di pensieri che non mi appartenevano.

APOKALYPSIS [Thanatos Trilogy Vol. 1&2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora