la morte che m'ingoia
intero ad ogni respiro
Ero morta, ne ero sicura.
Riconoscevo il calore calmo e avvolgente, il sollievo di essere a casa dopo un lungo viaggio. Intorno a me, tutti colori esistenti dello spettro brillavano come spettacolari infiltrazioni di luce su una pellicola sovraesposta. Danzavano come l'aurora boreale di un pianeta sconosciuto, gli elementi della sua atmosfera in fiamme alimentate dai raggi della stella più vicina. Ero sola, eppure stretta nell'abbraccio confortante di un'energia amorevole, eterna, madre di tutte le cose. Il silenzio era saturo di una corale di suoni impossibili da identificare, così armoniosi da sfidare le composizioni dei grandi maestri della musica. Era una melodia fuori da questo mondo. E io non ero più in questo mondo.
Ero luce, anima, coscienza. Una scheggia di eternità, nell'infinita durata di un secondo.
Il tempo e lo spazio si dilatavano e contraevano, insieme, coreografando il battito di un cuore, espandendosi e ritirandosi come le onde del mare, volteggiando come un corpo celeste nell'orbita del suo Sole. Erano uno e infinito.
Poi, il rumore di uno strappo squarciò la quiete.
Il tessuto che mi tratteneva tra i due mondi si fece così sottile che potevo vedere e ascoltare quello che succedeva dall'altra parte, dove si trovava il mio corpo fisico. Ero in entrambi i luoghi e tempi, come una particella lanciata nello spazio a sfidare le leggi terresti.
«È in arresto da quasi cinque minuti, portatemi l'ossigeno.»
Un uomo di mezza età, con un camice bianco, stava piegato sopra di me, effettuando un massaggio cardiaco. Un infermiere portò una bomboletta collegata una maschera trasparente, la legò intorno alla mia testa, posizionandola a coprirmi naso e bocca. Riconoscevo il mio corpo, ma non era come lo ricordavo. Era piccolo, pallido e indifeso. Era quello di una bambina di non più di sette anni.
Arrivò un altro infermiere, portando un macchinario bianco sopra un carrello. Il dottore interruppe la procedura di rianimazione manuale e passò al defibrillatore.
Un nuovo strappo, così forte da farmi sussultare in entrambe le mie forme.
«Due milligrammi di epinefrina!» gridò ai due infermieri.
La seconda defibrillazione scosse violentemente il mio corpo e venni trascinata più vicino a quella scena che mi sembrava di guardare dall'alto della stanza.
Non volevo tornare, non volevo separarmi da quel mondo pieno di calore, amore e pace. Non volevo tornare in vita.
Osservai uno dei due infermieri cambiare l'ago che avevo al braccio e iniettare una nuova sostanza.
Se avessi avuto una voce, avrei gridato.
Venni strappata al conforto della luce, all'armonia di suoni e colori. Venni rispedita con un calcio in pancia nel mio corpo.
Spalancai gli occhi e mi sollevai tossendo.
⚜
«No!»
Mi svegliai urlando. La fronte madida di sudore, senza fiato.
Greg spalancò la porta della stanza, il terrore dipinto sul volto. Accese la luce e mi studiò ansimando per qualche secondo, poi si materializzò sul letto, accanto a me. Mi abbracciò, cullandomi con dolcezza.
«È tutto okay. È solo un incubo. È tutto okay» sussurrò.
Il cuore mi martellava nelle orecchie e l'aria faticava a rimanermi nei polmoni. Strinsi le dita intorno alle sue braccia, aggrappandomi a lui.
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APOKALYPSIS [Thanatos Trilogy Vol. 1&2]
ParanormalUn ragazzo misterioso dai poteri soprannaturali. Una ragazza speciale tenuta prigioniera. Una sostanza sperimentale che rende invincibili. Quando il passato torna a cercarti, non hai altra scelta che ricordare. O fuggire. ⚜ L'estate sta per finire...