corri Daphne,
finché non sarai pianta.
La parete era fredda contro la mia schiena. Stringevo le gambe al petto, la tuta bianca macchiata sulle ginocchia. Tremavo. Avevo paura e avevo freddo, scalza, nascosta sotto a un tavolo di metallo. Era un freddo strano, che non riuscivo a scrollarmi dalla pelle, quel tipo di freddo che ti si avvinghia alle ossa e ti fa bruciare dall'interno.
Era l'abbraccio della morte, che mi chiamava a sé ogni minuto della mia vita.
Un'ombra mi si parò davanti e fui costretta ad aprire gli occhi.
«L'ho trovata, dottore!» Era un infermiere alto e robusto.
«Prendila e riportala nel laboratorio» ordinò il dottore attraverso una radiolina. Riuscivo ad immaginare la sua faccia scocciata per la perdita di tempo che la mia breve fuga aveva causato ai suoi importantissimi piani.
L'infermiere si inginocchiò e riuscii a vederlo in faccia. Aveva una barba scura e folta e piccoli occhi neri, saturi di meschinità. Le labbra gli si incrinarono in un sorriso, quando le avvicinò alla radio. «Ricevuto, doc.»
Non volevo tornare nel laboratorio, non volevo morire di nuovo.
«Il gioco è finito, signorina.» L'uomo allungo le braccia per tirarmi fuori dal mio nascondiglio. «Vieni fuori da lì» minacciò.
«No!» urlai schiacciandomi contro alla parete.
L'infermiere mi afferrò una caviglia e mi trascinò sul linoleum freddo, lontano dalla protezione del tavolo. Gridai, graffiando le unghie sul pavimento senza risultato. Mi divincolai, ma l'uomo mi prese l'altra gamba, tirandomi a sé con forza. Urlai più forte. Le luci sopra le nostre teste sfarfallarono e la stanza iniziò a tremare così forte da sbriciolare l'intonaco del soffitto, che ci piovve addosso come cenere.
Lo sfogo del mio potere distrasse l'uomo, incredulo, e riuscii a sfuggire alla sua presa. Prima che potessi scappare, però, mi agguantò per i capelli, stringendo la mano intorno alla lunga treccia in cui erano legati. Un ruggito mi sfuggì dalle labbra, un suono così violento che stonava con i miei lineamenti di bambina.
«Non. Mi. TOCCARE!» strillai.
Le lampade al neon scoppiarono in una cascata di scintille, una vampata di calore incontrollabile mi esplose dal petto, inondando la stanza. L'infermiere venne scaraventato contro la parete, seguito dal tavolo in metallo, che lo schiacciò contro al muro.
Emise un gemito sofferente e allungò una mano verso di me.
Gridai di nuovo.
Il fuoco consumò l'ossigeno della stanza, carbonizzò le pareti, ustionò la pelle dell'infermiere fino ad annientarla. Poi, così com'era arrivata, la fiammata si estinse all'improvviso.
L'unico punto che aveva lasciato intatto era la piccola circonferenza di pavimento in cui mi trovavo, incolume.
Il resto era fumo e cenere.
⚜
Mi svegliai, sudata e più stanca di quando mi ero addormentata.
L'incubo orrendo mi aveva lasciato addosso un'angoscia così densa che sentivo il bisogno di muovermi per scrollarmela di dosso.
Carlo era tornato nel suo letto singolo, dormiva e mi dava la schiena. Scivolai giù dal materasso, stando attenta a non svegliarlo. Scesi le scale in punta di piedi, sperando che il legno scricchiolante non allarmasse nessuno, e raggiunsi la cucina. Mi versai un bicchiere d'acqua dal sapore un po' metallico, ma lo mandai giù lo stesso per placare la sete.
STAI LEGGENDO
APOKALYPSIS [Thanatos Trilogy Vol. 1&2]
ParanormalUn ragazzo misterioso dai poteri soprannaturali. Una ragazza speciale tenuta prigioniera. Una sostanza sperimentale che rende invincibili. Quando il passato torna a cercarti, non hai altra scelta che ricordare. O fuggire. ⚜ L'estate sta per finire...