18. Between Angels and Insects

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e se ti prenderai il mio cuore
non divorarlo

Il Dottore aveva preparato una stanza speciale del laboratorio per noi.

Al centro c'era una cisterna quadrata piena d'acqua, con una scaletta per entrare, come quella sul bordo della piscina. Non sapere quanto fosse profonda mi faceva un po' paura.

Forse anche Gonnie era terrorizzata, ma era impossibile decifrare le sue emozioni. Era sempre persa nei suoi pensieri, nei suoi disegni spaventosi e nelle sue visioni.

Gli infermieri ci avevano fatto indossare un costume intero, era metà rosa e metà azzurro e, anche se mi sentivo un po' a disagio e infreddolita, mi piacevano quei colori.

L'infermiere ci passò degli occhialini di plastica. Non ero mai stata al mare, ma li avevo riconosciuti dalle immagini dei libri su cui studiavamo durante il giorno. Erano occhiali strani, però, le lenti erano completamente nere e oscuravano ogni raggio di luce. L'infermiere ci incitò a infilarli in testa con un gesto spazientito della mano.

Gonnie entrò per prima, salì la scaletta della cisterna e io la seguii, stando attenta a non intrecciare i fili e tubicini che avevamo attaccati al corpo. Quello al braccio era per la medicina che ci faceva addormentare, quelli alla testa e al petto perché potessero controllare che fossimo ancora vive. O ancora morte.

L'acqua era fredda e rabbrividii quando fui costretta a immergermi fino alle scapole. Toccavo il fondo, però. Gonnie era qualche centimetro più alta di me, ma sembrava altrettanto infreddolita. C'era una luce azzurra sul fondale di metallo. I due infermieri chiusero la porta metallica e rimanemmo sole, in quella strana piscina.

«Sdraiatevi, indossate gli occhialini e rilassatevi» disse la voce del Dottore. Proveniva da un altoparlante montato in un angolo della cisterna. «L'acqua è salata, persino più di quella del mare, vi terrà a galla.»

Piegai le ginocchia e mi immersi fino al mento, poi tirai fuori la lingua ad assaggiare l'acqua. Era vero. Era davvero salata.

Gonnie mi lanciò un'occhiataccia, sospirò e si infilò gli occhialini neri. Sembrava il personaggio buffo di un cartone animato. Mi posizionai al suo fianco e li indossai anche io. Il buio calò sulla mia vista, non c'era più nessuna luce azzurrina a proteggerci.

Lasciai che l'acqua mi avvolgesse e mi tenesse a galla appena sopra la superficie.

L'unico rumore che sentivo era quello dello scrosciare dell'acqua contro alle pareti di metallo, per le onde causate dai nostri movimenti.

Avevo paura, così allungai la mano a sfiorare quella di Gonnie, lei la strinse forte e restammo mano nella mano, a galla in quella cisterna azzurra per un tempo che sembrò infinito.

Era come fluttuare nello spazio.

Immaginai di essere un astronauta in missione, come quelli nei libri di scienza, intorno a me un cielo infinito di stelle lontane e pianeti sconosciuti.

«Ora iniziamo l'esperimento, cercate di non combatterlo» suggerì la voce del Dottore. «Seguite la mia voce e non abbiate paura, sarò qui con voi.»

D'un tratto sentii la medicina entrarmi nel sangue dall'ago legato al braccio. Ascoltai il mio cuore battermi forte nel petto, così forte che l'eco mi rimbombava nelle orecchie. Strinsi più forte la mano di Gonnie e lei artigliò la mia. Il respiro mi si bloccò nei polmoni e spalancai la bocca in cerca di ossigeno.

I miei poteri si risvegliarono all'improvviso e la cisterna tremò.

Mi sentii affondare e venni trascinata sul fondo di quel pozzo buio. Intorno a me silenzio e calma. Poi vidi un lampo, un'immagine che mi passò veloce davanti agli occhi, ma non riuscii a coglierla. Una scarica elettrica fluiva dal corpo dell'altra bambina al mio attraverso le nostre mani: quello che vedeva lei, potevo vederlo anche io.

APOKALYPSIS [Thanatos Trilogy Vol. 1&2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora