La porta della camera si apre e un Ron fradicio entra boccheggiando. Si toglie la giacca umida che appoggia attentamente su una sedia. Ho notato che ci tiene molto all'ordine, cosa che non è molto frequente tra i ragazzi. I capelli bagnati gli coprono gli occhi facendolo sembrare buffo.
"- Che bella pettinatura" lo prendo in giro. Rimpicciolisce gli occhi non capendo lì per lì la battuta, ma poi si passa subito la mano tra i capelli pensando di sistemarli, peggiorando invece la situazione. Porto una mano davanti alla bocca ridendo in silenzio per l'aspetto da uccellino pazzo che ha assunto con i piccoli occhi puntati sullo specchietto arrugginito appeso sul muro.
"- Aahh tanto vado a farmi la doccia" ci rinuncia dopo il terzo tentativo di mettere apposto la folta capigliatura riccia.
"- Vuoi andare prima tu visto che hai già aperto l'acqua?" Indica il bagno con l'indice. La porta è aperta quasi per metà. Delle nuvole bianche di vapore si sono create all'entrata minacciando la camera.
"- Oh no...vai tu....io devo...trovare qualcosa da mettere" inciampo sulle parole cercando di non lasciare trapelare il fatto che non ho aperto io l'acqua calda, ma la porta del bagno sì.
"- Ok..." Per fortuna i ragazzi non sono dei buoni osservatori.
Cerca i suoi vestiti nel piccolo guardaroba e senza perdere tempo entra nel bagno caldo e fumante come una sauna.
"- Ma che cazzo Ty" lo sento urlare appena chiude la porta alle sue spalle.
"- È la stessa cosa che ha detto May ieri sera, ma non era così sorpresa quanto te" risponde lui arrogante aprendo la porta. Ha addosso solo un asciugamano come sempre, ma la cosa inizia a non farmi più impressione.
"- Potresti almeno chiudere la porta. Ti ricordo che Gwen vive qui" Ron si affaccia sullo stipite.
"- Come dimenticarlo" mi guarda con occhi insistenti da sotto le ciglia lunghe nere.Sposto lo sguardo altrove nella speranza che non noti i diversi colori che assume il mio viso. Rabbia e imbarazzo si alternano a vicenda mentre perlustro il lobo parafrontale nella ricerca di qualcosa di coerente da dire. Avrà notato che la porta era già aperta? Spero che non se ne sia accorto, sarebbe troppo imbarazzante se sapesse che l'ho visto nudo, anche se in realtà il vapore che aveva invaso il bagno lasciava intravvedere solo la sagoma. Ad ogni modo, se me lo chiede lo negherò fino alla morte. Non ha le prove che sono stata io.
Prendo lo zaino per cercare di distrarmi e lo svuoto nella speranza di trovare qualche maglietta pulita. Non mi è rimasto più niente di pulito a parte il pigiama. Dovrei chiedere alla signora Rita se hanno una lavanderia qui.Sento il suo sguardo perseverante scrutarmi attentamente da dietro la testa. Scommetto che ha piegato le braccia sotto il petto e mi guarda con la testa leggermente inclinata e gli occhi ridotti in due fessure pensando chissà cosa. Non ci casco!
"- Puoi portare i miei vestiti se vuoi"
Che? Mi giro a guardarlo perplessa. Fa segno con la mano sui miei vestiti bagnati. Oh! Un minuto mi sta urlando contro e quello dopo si offre di prestarmi i vestiti? Mi gira la testa!
"- No grazie, mi metterò i miei" alzo il pigiama che tengo in mano.
"- Lo sai che quel pigiama è trasparente, vero?" Alza una sopracciglia.
"- Non è vero" mi difendo. Sta bluffando, lo so.
"- No? Quindi non era il tuo intimo rosa che si intravvedeva stamattina?" Fa un sorriso sghembo. Non sta bluffando!
Un onda di calore si diffonde sulle mie guance sentendomi auto cosciente. Sposto lo sguardo nella stanza e fuori dalla finestra. Dalla fiocca luce dei lampioni si può vedere la pioggia trasformata in chicchi di grandine. Siamo a metà luglio o dicembre? Mi affaccio alla finestra curiosa di vedere i chicchi di grandine che cadono giù come lanciate da un robot lanciapalline da Ping pong. Il rumore che fa al contatto con superfici di metallo mi ricorda quello dei sassolini che tiravo con mia sorella quando eravamo piccole all'interno di una pentola facendo a gara chi faceva più "canestri". Quando mia mamma ci scopriva, ci metteva in punizione per averle rovinato la pentola. Era uno dei pochi giochi che ci piaceva giocare all'interno delle mura di casa. I nostri genitori lavoravano tanto e noi passavamo il tempo a giocare in casa ad aspettarli che facessero ritorno.
"- Quindi con chi dormo?" La domanda di Ron interrompe il mio viaggio nel tempo e mi giro di scatto verso i ragazzi. Tyler,- non so come già vestito- alza lo sguardo dalla revista di moto che sta leggendo sdraiato sul letto.
"- Dormi qui?" Le parole mi escono di bocca aspre. Con che diritto! Mordo il labbro cercando di tenere a freno la mia boccaccia.
"- Se il temporale non la smette sì" fa spallucce.
"- Vado a chiedere alla signora Rita se si è liberato qualche camera" dico speranzosa, ma la mia speranza si frantuma quando vedo Ron scuotere la testa.
"- Gliel'ho chiesto io prima di salire, ma niente da fare" stringe le labbra in una linea sottile.
"- Allora io dormirò sulla poltrona, tu puoi riavere il letto. Io dormo ovunque." Iniziò a togliere le mie cose sparse nel letto.
"- Non ti preoccupare ci stiamo tutti e due" mi fa l'occhiolino e ride vedendo la mia espressione orripilata.
"- Ron!" Brontolo. Tyler lo spinge con una gamba sul suo letto facendolo cadere con un tonfo secco.
"- Accontentati di me"
"- Hey non sei il mio tipo" Ron lo spinge a sua volta giù dal letto. Iniziano a litigare come dei bambini di sei anni. Li lascio nel loro gioco e intanto mi metto sotto la doccia. Il confortevole getto di acqua calda mi rilassa profondamente. Rimango a lungo nella doccia beandomi della piacevole sensazione di torpore che mi procura. Quando esco trovo Ron già addormentato, con la bocca aperta e un calzino infilato dentro.
"- Che hai fatto?" Sussurro a Tyler indicando l'amico di fianco.
"- Non la smetteva di russare" risponde.
"- Poverino dai toglilo" non riesco a nascondere una piccola risatina a discapito del riccio.
"- Non esiste, non ci lascia dormire se lo faccio"
"- Almeno è pulito?" Chiedo ma me ne pento subito di aver posto la domanda. Meglio non saperlo.
"- È il suo calzino almeno" ride ed io mi unisco."- Sei disgustoso" scuoto la testa.
Il rumore sordo di un tuono riempie improvvisamente la stanza facendomi sobbalzare per lo spavento.
"- Che c'è? Hai paura dei tuoni?" Mi osserva. Guardo la sua espressione tramutare da sorridente a serio all'istante.
"- No" scuoto la testa. Veramente non ho paura dei tuoni. Sono i ricordi che mi portano in mente quelli di cui ho paura...
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Guidami all'inferno (#Wattys2016)
RomanceUna ragazza fiera, diffidente e con un sarcasmo disarmante. Non è abituata ad avere qualcuno che si prende cura di lei. Ormai è da anni che si deve arrangiare da sola, ma poi arriva lui. La sfida, la mette alla prova, ma soprattutto è sempre lì qua...