Lezioni di moto

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"- Perché non smetti di fare queste gare clandestine?" Chiedo a Tyler senza riflettere. Mi avvicino a lui e tiro l'angolo della coperta con la quale si copre per coprire un po' i miei piedi sempre ghiacciati, estate o inverno che sia. Queste settimane passate con lui ho imparato a capire quando una domanda non gli piace. E questa definitivamente non è di suo gradimento. Arriccia il naso e poi si morde il labbro inferiore in un tentativo di fermare la risposta scortese che indugia sulle sue labbra. Non so nemmeno io da dove arriva questa domanda. A volte la mia bocca non si collega al cervello e parla per il suo conto. Il fatto che sono seduta sul divano da un ora a guardare Tyler che preme continuamente sul telecomando senza fermarsi per più di 5 minuti su un canale, forse aiuta ad indebolire il mio senso civico. Beh no! La verità è che vorrei conoscerlo un po'. Giusto un pochino. Io ho confessato tante cose a lui. In cambio lui non si è mai scomposto sul suo passato. Smette di cambiare i canali in TV per una frazione di secondo. Non mi aspettavo una vera risposta ad essere sincera, ma nemmeno che mi ignorasse completamente. Stringo il cuscino sul petto e mi muovo di qualche centimetro per acquisire più distanza da lui, lasciando cadere sul divano la coperta non abbastanza lunga da arrivare fino all'altro angolo del divano. Riesce ad innervosirmi anche quando non parla. Forse farei meglio ad andare in camera mia a leggere qualcosa. Ron come tante altre sere è andato da Kyla. Quel ragazzo è innamorato pazzo. Fortunata ragazza.
"- Pagano bene" La mia testa scatta nella sua direzione presa di sprovvisto dalla sua risposta alla quale ci avevo rinunciato. Continua però a guardare la TV, sopracciglia aggrottate e mano che schiaccia nervosamente il pulsante del telecomando.
"- Il rischio che corri è troppo grande per compensare i soldi che prendi, potresti cercarti un lavoro." Li tolgo quel dannato telecomando dalla mano. Sbuffa annoiato. Perché è sempre così difficile tirarli fuori qualcosa dalla bocca? Mi fa sentire così inadeguata.
Respira pesantemente e appoggia la testa sullo schienale del divano guardando su il soffitto. Già! Il soffitto è molto interessante.
"- Non è solo una questione di soldi." Confessa poi. Si passa una mano tra i capelli e continua.
"- È che in quei istanti, quando ti stai preparando per partire e acceleri, ti passa davanti agli occhi la persona a cui tieni di più. Ma vedi, a me non passa per la testa nessuno." Chiude gli occhi in un tentativo di rivivere ciò che sta raccontando. Si sposta vicino a me. Alza la coperta e me lo avvolge intorno alle gambe. Il cuore fa le capriole. Stupido cuore che si illude con un gesto insignificante!
"- Il rischio che tu dici per me non esiste. Se io morissi non importerebbe a nessuno. Nessuno mi verrebbe a cercare o verrebbe al mio funerale." Ci pensa sù un attimo. Poi continua. Senza mai guardarmi in faccia.
"- Forse uno sì, Ron! Ma io non ho niente e nessuno da perdere. E una volta partito, l'adrenalina che provo nello spingere il gas al limite, mi fa dimenticare di questo. In quei minuti esiste solo la moto ed io. Non ho il tempo per pensare ed è l'unico momento in cui mi sento felice."
La sincerità che gli si legge negli occhi è quasi straziante.
"- Non sono d'accordo" obbietto. Conosco la sensazione che lui descrive. Vivere al limite per non sentire più quella sensazione di non appartenenza. Intorpidire, dimenticare per qualche minuto di essere soli in un mondo di 7 fottuti miliardi di persone. Ma quelli sono solo  ritagli, piccoli frazioni di felicità di plastica. Gli voglio dire questo, che non ne vale la pena, ma non mi lascia continuare oltre.
"- Non devi" risponde prontamente. Sposta il peso del corpo in avanti e riprende il telecomando dalla mia mano. Posso sentire nel lungo sospiro frustrato il suo umore cambiare per l'ennesima volta stasera.
"- Dov'è la tua famiglia?" Sussurro cauta come se non mi fidassi della mia stessa voce.
"- Non ne ho una" La sua risposta echeggia nella mia testa.
***
"- Tyler perché cazzo siamo qui? Non ci sono mica gare di giorno." Dico mentre rallenta proprio davanti alla linea di partenza. Mi guardo intorno confusa. Siamo al deserto dove si svolgono di solito le gare in moto. Solo che sono le cinque del pomeriggio. Il sole è ancora alto e non si vede niente per chilometri a parte qualche perso uccellino e lucertole che si scaldano al sole.
"- Non ti ho portato per vedere le gare, ma per insegnarti la moto." Chiarisce.
"- Che?! No! Non mi piace la moto. Questo coso è un serial killer legalizzato" Faccio due passi indietro per rafforzare il mio punto di vista. Non ho intenzione di suicidarmi.
"- Quanto sei drammatica." Mi prende per mano e mi avvicina alla moto.
"- Una volta che imparerai a guidarla la amerai come me." Sorride convinto che questo possa succedere.
"- No invece" obbietto.
"- Vedrai. Sarà divertente" Mi prende per i fianchi in un tentativo di alzarmi e mettermi sulla moto.
"- Non ci provare" lo colpisco sulla spalla.
"- Ok" alza le mani in segno di arresa ridendo. Gli lancio uno sguardo feroce e salgo sulla moto senza il suo aiuto.
***
"- Afferra bene il manubrio" afferra entrambe le mie mani con le sue e le appoggia sul manubrio stringendole leggermente intorno.
"- Devi sentire la moto. Metti i piedi sulle pedane per ora." cerca di insegnarmi a guidare. È seduto sulla sella dietro di me, come passeggero ed io al posto di guida. Posso sentire i muscoli del suo petto e delle braccia contrarsi mentre guida i miei movimenti per insegnarmi le regole base prima di partire. A volte mentre mi parla, qualche ciocca dei miei capelli lo infastidisce sul viso. Lo sento sbuffare annoiato.
"- Dal lato destro hai freno ed acceleratore. In quello sinistro c'è il cambio e la frizione." Spiega. I capelli gli finiscono ancora in bocca. Sbuffa per l'ennesima volta. Sposta i miei capelli su una spalla per creare libero accesso al suo viso che si avvicina ancora di più, come se non fosse già abbastanza. La maglietta sottile che indosso non basta a fermare la tensione tangibile che si crea ogni volta che sento il suo tocco su di me.
"- Questo è l'acceleratore." Piccoli, acuti brividi percorrono il mio corpo quando mi sussurra le parole all'orecchio. Sposta la mia mano destra con la sua su una manopola nera sul manubrio. Voglio dirgli di smetterla di fare qualunque cosa stia facendo, ma non riesco a trovare la mia voce. Annuisco soltanto per fargli intendere che ho capito. Lui continua.
"- La leva sopra è il freno anteriore. È il più potente quindi fai attenzione a dosarlo altrimenti la moto si alza in avanti e ci fai cadere." Mi avvisa. Non sarebbe una cattiva idea in questo momento...È troppo vicino per i miei gusti. Aspetta un mio segno come conferma di aver capito.
"- O- Ok" balbetto in un tentativo di rispondere con qualcosa in più che un semplice movimento della testa.
"- Il freno posteriore si aziona con il piede destro." Con il suo piede sposta il mio sul freno. Piano, delicatamente. Lo posa come se fosse qualcosa di fragile. Smettila Tyler! Voglio dirlo, ma la lingua mi tradisce.
"- Quello è più debole perciò all'inizio usa quello." Continua a sussurrarmi all'orecchio.
"- Qui c'è la frizione." Prende la mia mano sinistra con la sua e lo appoggia sulla frizione. Stringe le dita intorno alle mie.
"- Attenta a lasciarla nelle partenze o quando metti la prima. La moto si potrebbe spegnere." Aspetta ancora una mia risposta. Deglutisco! Le moto sono troppo strette...e scomode. Ecco perché preferisco le macchine. Annuisco ancora per l'ennesima volta. Lui va avanti.
"- Tocca le marce" sposta giù, sotto una leva la mia gamba sinistra. Accurate magna ogni mio movimento. Credo che il mio corpo sta andando in combustione. Forse le porte dell'inferno si sono aperte e mi hanno succhiato dentro. Cerco di partire il prima possibile ma mi ferma.
"- Non così presto." Ridacchia tra i miei capelli. Mi sono sempre chiesta se il diavolo avesse l'aspetto che gli affibbiano nei film, rosso fuoco con le corna. Adesso so che aspetto ha. Occhi azzurri, capelli scuri e il corpo di una statua greca. E per rendere il mio stato mentale ancora più folle, metti anche la voce roca e profonda.
"- Prima testa bene la potenza del motore." Stringe la mia mano intorno alla manopola e la gira accelerando di poco. L'unica potenza che riesco a sentire è quella delle sue braccia che mi circondano protettive.
"- Senti come ruggisce" accelera ancora.
"- Devi sentire la sua potenza." Accelera di più sussurrando tra i miei capelli. Le vene sulle sue braccia sono gonfie e visibili. Posso sentire il suo respiro solleticarmi il collo. Credo di non stare bene.
"- Tieni la frizione. Poi lasciala piano" alleggerisce dolcemente la presa sulla mia mano posata sulla frizione. Senza pensare troppo alla paura che mi aveva evaso qualche minuto prima lascio la frizione e do gas al motore che acquisisce presto una velocità che non ho mai raggiunto in macchina. Sono sempre prudente alla guida. Sempre fino ad oggi. Tyler è dietro di me e questo mi rassicura e mi fa andare ancora più veloce. Posso sentire il suo corpo proteggermi da tutti i lati. Le sue mani sono sul manubrio, pronte ad intervenire se la situazione mi scappa di mano. Lo ammetto. È la sensazione più unica che ho mai provato. Sorrido a me stessa e poi inizio a ridere come una bambina che sale per la prima volta sull'altalena. 

Vola bambina sull'altalena. Vola sulla moto. 

Tyler stringe le mani intorno alle mie e mi costringe a rallentare.

"- Attenzione Valentino, così ci fai ammazzare." Ride mentre dolcemente ferma la moto. Scende dalla moto e mi allunga una mano per aiutarmi. Lo rifiuto e scendo da sola guadagnandomi un alzata di occhi da parte sua.
"- Niente male eh?" Si pavoneggia.
"- Wow avevo così tanta adrenalina che pompava nelle mie vene. Mi sentivo così bene, così..."
"- ...libera" finisce la mia frase. Annuisco sorridendo e lo abbraccio. Non so cosa è stato. Forse l'euforia di quel momento. Il fatto che l'adrenalina non si era ancora esaurita...ma l'ho abbracciato. Un abbraccio di quelli che ti riempiono il petto di felicità. È strano. Non di quelli scomodi-strani delle altre volte. Quelle di qui ti senti in imbarazzo e cerchi di allontanarti goffamente. È un abbraccio di quelli che profumano di agrumi e legno di sandalo, di conforto, di casa.
"- Grazie" mi stacco dal l'abbraccio. Nei suoi occhi si legge la confusione. Sorride e abbassa lo sguardo. Tyler timido è una novità.
"- Andiamo" mi indica la moto con la testa.
"- Posso guidare io?" Salto su come una bambina felice battendo le mani.
"- No" aggrotta le sopracciglia. Ammazza-felicità!
"- Perché?" Piagnucolo. Lui alza una sopracciglia.
"- Perché non hai la patente per quella moto. E non sai guidarla."
"- Ma l'ho appena guidata" mi lamento.
"- Appunto e non te lo lascerò fare mai più" sale sulla moto aspettando impaziente che mi muovi anche io.
"- Perché?" Mi imbroncio. Spero che gli occhioni dolci funzionino con lui.
"- Perché tu su una moto uguale a pericolo al quadrato." No, non funzionano.
"- Come sei drammatico." Lo imito. Lui scuote la testa.
"- Ma le chiavi ce le ho io" scuoto il mazzo di chiavi davanti ai suoi occhi con un sorriso derisorio.
"- Ora non più" me li prende. Lo odio.
"- Sali" mi fa segno con la testa di salire dietro. Sbuffo ma faccio come mi dice. "- Tieniti stretta bambi" mi deride. Gli do uno schiaffo dietro la testa.
"- Bambi aggressiva" ride e parte con un rombo.
***
Ciao bella gente!
Finalmente un nuovo capitolo. 😑
E finalmente sono arrivate le tante attese feste.😍 Non so voi, ma io adoro Natale. È il mio periodo dell'anno preferito. Che regali avete ricevuto oggi? Il mio regalo vi piace? 😉 Fatemi sapere che ne pensate e votate se vi piace 🌟. Buon Natale a tutti! 🎄

Guidami all'inferno (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora