FU*K* MOTEL

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Mi sistemo sullo scomodo sedile posteriore dell'auto parcheggiata sul ciglio della strada. Il tessuto arido dei sedili mi graffia leggermente l'unica parte scoperta del mio corpo, le braccia, ma cerco di non pensarci e chiudo gli occhi sperando che il sonno mi porti via dalla deludente realtà. Devo ammettere che ho un po' di paura di dormire in mezzo al nulla, in una strada desolata. Il buio che mi circonda, senza nemmeno una lucina in strada, non aiuta, anzi aggiunge allo scenario irrequieto. L'unico suono il canto di un uccellino, probabilmente anche lui perso come me. Il rumore e il chiasso di poco fa' sembra non sia mai esistito. Quasi- quasi preferivo stare in mezzo a quella gente per la maggior parte ubriaca piuttosto che in questo silenzio tombale dove si può sentire anche lo strisciarsi di un verme.

Mi giro e rigiro nello spazio stretto e piccolo dei sedili posteriori tenendo sempre gli occhi chiusi. Come se non bastasse i pensieri non mi lasciano in pace e l'ansia per questo viaggio dal quale esito dipende la mia vita, mi assale.

Non passa molto che sento qualcuno bussare sul vetro del finestrino. Faccio un salto per la paura e apro gli occhi con il cuore che batte furiosamente sul petto. In genere non sono così fifona ma questo silenzio mette i brividi. Sono un po' sorpresa nel vedere il ragazzo della moto rossa, Tyler, che ride da dietro il vetro del finestrino.

"- Che vuoi?" Imito il suo tono duro abbassando il finestrino. È venuto apposta per spaventarmi?

"- Te lo sei fatta sotto, vero?" mi prende in giro.

"- No!" Sbotto e rialzo il finestrino. Se è venuto qui per ridere di me o farmi dei scherzi, se ne può anche andare a quel paese. Mi sdraio di nuovo rannicchiandomi sui sedili e chiudo gli occhi, ma sono costretta a riaprirli subito sentendolo bussare di nuovo sul vetro. Mi alzo irritata e mi metto seduta.

"- Se sei venuto..." Inizio a dire abbassando di poco il finestrino giusto per farmi sentire.

"- Ti do un passaggio" mi interrompe.

"- Cosa?" Scuoto la testa.

"- Muoviti prima che cambi idea" dice dandomi le spalle e incamminandosi verso la moto. Nessuno gli ha insegnato le buone maniere? Raccolgo in fretta lo zaino e il cellulare con la batteria ormai morta ed esco dall'auto. A quanto pare stasera dormirò in un vero letto. Lo seguo in silenzio, cercando di affrettare il passo dato che i suoi sono più lunghi essendo lui più alto di me.

Una volta raggiunti la moto prende il casco e me lo allunga.

"- Come ti chiami?" Chiede ritirando il casco e lasciando la mia mano allungata vuota.

"- Gwen!" Rispondo ritirando la mano.

"- Sai come metterlo?" Chiede alzando il casco.

"- Emm...si infila in testa?" dico sarcastica. Me lo lancia e si gira a salire sulla moto. Per fortuna i miei riflessi sono pronti e riesco a prenderlo al volo senza che cada a terra. Lo infilo e chiudo i laccetti sotto il mento, ma poi mi blocco. Come si fa a salire su una moto? L'ho visto fare qualche volta ma non ci sono mai salita su una vera. Lui gira la testa e mi guarda da sopra la spalla in attesa di un mio movimento.

- Em...io..." Inizio a gesticolare verso la moto.

"- C'è un pedale lì" indica di fianco alla ruota posteriore della moto, "- metti il piede e fai leva tenendoti sulle mie spalle" istruisce. Almeno per una volta non ha riso di me. Faccio come mi ha detto e salgo senza difficoltà.

"- Pronta?" Chiede una volta salita. Annuisco ma lui ancora non parte.

"- Ti devi tenere più forte a me, non ti aggrappare sul giubbotto o farai un bel volo libero" dice mentre mi prende tutte e due le mani e se le stringe intorno a sé indicandomi come mi devo tenere, dopodiché parte. Appena la moto si stacca, la mia testa va indietro e per la paura mi stringo di più a lui. Sono così stanca che mi addormenterei sulla moto. Dopo un tempo che sembra infinito rallenta per poi fermarsi davanti ad un motel con l'insegna luminosa.

"- Puoi anche lasciarmi respirare ora" dice spegnendo la moto.

"- Mi hai detto tu di tenermi stretta" ribatto togliendo il casco e porgendoglielo.

"- Sì, ma non ti ho detto di uccidermi" continua con tono giocoso. Appende il casco sul manubrio e mi aiuta a scendere dalla moto.

Il motel è un vecchio edificio bianco malandato, con le porte di un verde scuro crepate qua e là. È posto su due lunghi piani. L'insegna accesa di una luce gialla è storta con due delle lettere spente. Così, il nome, da FUNKY MOTEL, si trasforma in FU*K MOTEL, dato che proprio, ironia della sorte, la N e la Y sono spente. Sarà un caso? Rido con una mano davanti alla bocca facendo girare Tyler che quando vede perché sto ridendo mi fa l'occhiolino e si lecca il labbro inferiore. Lo sorpasso e lo spingo di lato facendolo trabballare ma per mia sfortuna non cade, ma anzi ride ancora di più per la mia reazione. Apro la porta d'ingresso e vado verso la reception dove una vecchia signora, seduta su una poltrona, legge un libro.

"- Buonasera" la saluto.

"- Ciao Rita" saluta Tyler sorridendo,per la prima volta stasera, sul serio. Non un sorriso di quelli leziosi o un ghigno, ma un sorriso vero.

"- Buonasera" la signora ci saluta con un dolce sorriso materno sul viso. I capelli bianchi raccolti in un basso chignon e gli occhiali da vista poggiati sul naso mentre legge. Gli occhi scuri si addolciscono quando sorride. Chiude il libro e ci rivolge la sua attenzione.

"- Hai una camera per lei?" Chiede Tyler indicandomi con la testa.

"- Purtroppo no, sono tutte occupate." Dice mortificata. "- Lo sai che quando voi siete in giro per quelle gare, qui non mi rimangono camere libere" dice guardando Tyler. Lo sapeva e mi ha portato lo stesso qui?

"- Posso stare nella hall?" Chiedo speranzosa. Sempre meglio un divano che i sedili della mia auto.

"- Vieni con me" dice Tyler alzando gli occhi al cielo e fa segno con la mano di seguirlo.

"- Dove?" Chiedo senza muovermi.

"- In camera mia" si ferma a guardarmi annoiato. Non penserà sul serio che dormirei con lui?

"- Ehm...no grazie. Starò sul divano nella hall...Se posso" aggiungo guardando la signora. Lei sorride caldamente e annuisce.

"- Ci sono due letti, ma comunque fai come ti pare" dice spazientito e si dirige verso le scale senza aspettare la mia risposta.

Rimango a rimuginare se seguirlo o no. Ho un bisogno disperato di una doccia e di dormire su un letto vero, ma non mi sembra una buona idea dormire in camera sua. E poi questo significherebbe un'altro favore da ripagarli. Meglio il divano...

Guidami all'inferno (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora