Tyler è seduto sul suo letto. Gli occhi chiusi, appoggiato con la testa sullo schienale e le gambe penzolanti fori dal materasso. Nessuno dei due parla per un bel po'. L'unico rumore percettibile nella stanza è quello della mia penna che striscia sulle pagine del diario. Quasi mi dimentico della sua presenza finché non rompe il silenzio."- Scrivi sul diario tutti i giorni?" La sua voce arriva leggera a interrompere i miei pensieri. Smetto di scrivere e lo guardo curiosa. I suoi occhi mi fissano insistenti, aspettando la mia risposta. Sembra genuinamente interessato. Non sembra una domanda derisoria come pensavo.
"- No, solo quando voglio condividere qualcosa" rispondo sincera.
"-Tipo cosa?" Chiede ancora. Si mette seduto sul letto ad osservarmi.
"- Cose..." Alzo le spalle non sapendo nemmeno io come rispondere. La maggior parte delle cose che scrivo sono solo riflessioni sulle cose che osservo, le sensazioni che provo. Non è un vero e proprio diario.
"- Domande che mi faccio, risposte che cerco di ottenere, qualcosa che ho provato" cerco di spiegarmi meglio facendo invece, più confusione a giudicare dalla sua espressione.
"- Perché non li condividi con qualcuno anziché con un diario che non ti può rispondere" si acciglia. Mi muovo scomoda sul letto.
"- Perché non ho nessuno con cui poterlo fare" Abbasso la testa e riprendo a scrivere non volendo incrociare il suo sguardo e vedere dentro le sue iridi quanto suono patetica.
"- Hai me" risponde con nonchalance. Alzo la testa tramortita. Mi sento nuda davanti ai suoi occhi. Sembrano così potenti da riuscire a vedere attraverso la mia anima, in fondo al mio cuore, in posti che nessuno ha mai guardato.
Una ragazza piangeva seduta da sola su una panchina, sotto i rami di un salice piangente. "Che ironia" pensò tra sé e sé guardando i rami lunghi dell'albero che sembravano voler raggiungere la terra, ma senza riuscirci. "L'albero che piange per la terra". Quel albero lo aveva visto piangere tante volte. Era posto in un piccolo parco dietro la scuola in cui non ci andava mai nessuno e che a lei piaceva andarci perché così si sentiva meno sola in compagnia dell'albero. A scuola non era riuscita a farsi nessun amico. Non riusciva a capire perché tutti la evitavano, non le parlavano. Lei era sempre gentile e sorridente, ma agli altri sembrava fare paura. O forse era disgusto quello dipinto sui loro volti ogni volta che la guardavano? Ai suoi genitori raccontava che aveva tanti amici e quando loro le chiedevano che persone erano, lei si inventava le più spiccanti personalità.
"- Perché piangi?" Qualcuno li chiese. La ragazza sobbalzò per lo spavento. Non aveva visto nessuno intorno quando si era seduta sotto l'albero. Si girò e vide la fonte della voce. Una massa di ricci castani che scendevano lungo le spalle sottili con due occhi cerulei che le incorniaciavano il viso tondo.
"- Vorrei parlare con qualcuno ma non ho nessuno con cui poterlo fare" si ritrovò a dire confusa. Non aveva mai parlato in modo così schietto con qualcuno prima d'ora. Lasciò la colpa al fatto che fosse ancora spaventata per la sua entrata in scena.
"- Hai me" la ragazza riccia rispose ed alzò le spalle. Una promessa infranta qualche anno dopo.
"- Tu non ci sarai per sempre" rispondo a Tyler, "- Tra alcuni giorni me ne andrò e non potrò più condividerli con te, perciò non mi voglio abituare all'idea. Odio cambiare le mie abitudini" cerco di sorridere per dimostrarli che per me va bene così.
Lui mi fissa per un pezzo scrutandomi con lo sguardo come se volesse guardare più in fondo. Sposto lo sguardo altrove nella stanza. Non mi piace sentirmi esaminata!
"- Ehm...allora, quando andiamo a Walnut?" Cerco di cambiare discorso.
"- Se sei pronta anche adesso" dice passandosi una mano tra i capelli frustrato. Chiudo il diario e lo rimetto nello zaino.
"- Allora andiamo! Cosa stiamo aspettando" mi alzo subito dal letto e infilo le scarpe. Si alza anche lui. Prende le chiavi della moto e il casco lasciati sul comodino. Si appoggia sullo stipite della porta e mi guarda allacciare le converse.
"- Aspettavo te" sussurra come se non volesse che io lo sentissi.
Afferro lo zaino e il telefono lasciati sul letto ed esco fuori dalla camera seguita da Tyler. Mi allunga il suo giubotto e mi fa segno di prenderlo.
"- Perché?" Chiedo senza prenderlo.
"- Fa freddo in moto oggi" me lo lancia. Lo prendo e lo indosso sopra la sua maglietta.
"- Sembri Tyler Junior" mi deride. Alzo gli occhi al cielo e lo spingo sulle scale.
"- Questo perché tu hai sembianze da donna"
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Guidami all'inferno (#Wattys2016)
RomanceUna ragazza fiera, diffidente e con un sarcasmo disarmante. Non è abituata ad avere qualcuno che si prende cura di lei. Ormai è da anni che si deve arrangiare da sola, ma poi arriva lui. La sfida, la mette alla prova, ma soprattutto è sempre lì qua...