Costanti

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"-Non è venuto a salutarmi" dico a Ron guardando verso la strada nella speranza di vederlo arrivare all'ultimo minuto con la sua ducati rossa. Ieri sera non è tornato a casa. Dopo essersene andato a parlare con quella Carla o come cavolo si chiama, è sparito.
"- A lui non piacciono gli adii" accenna ad un sorriso. Già! A chi piacciono!
"- Fatti sentire qualche volta, il mio numero ce l'hai" mi abbraccia stretto. Delle lacrime si accennano ma li rimando subito giù. Non credevo di affezionarmi così tanto a questi due ragazzi. Non è il momento di essere emotiva Gwen- ricordo a me stessa. Mi stacco lentamente dall'abbraccio mentre butto gli occhi un ultima volta verso la strada nella speranza di vedere la moto rossa con in sella quel ragazzo pazzo dagli occhi blu, ma l'illusione svanisce quando lo sguardo cattura solo alberi e strade quasi deserte se non fosse per quella ragazza che sta portando a passeggio un cane. Un lieve bruciore si fa strada nel mio petto al pensiero che non è venuto a salutarmi per via del litigio che abbiamo avuto ieri sera. No, è solo se stesso. Freddo e indifferente anche verso gli amici.

E' il mio amico?

Credo di sì.

Ron lo è. 

"- Salutami Kyla" sorrido e salgo in macchina prima di attraversare la linea del ridicolo. Accendo il motore e do un ultimo colpo di clacson prima di sparire e immettermi nelle strade quasi desolate della Route66. Direzione: Newberry Springs, da mia sorella. Cerco di scrollarmi di dosso la sensazione di tristezza che si insinua attraverso le vene e alimenta il mio umore instabile. Un momento sono felice e salto addosso a Ron dall'eccitazione di poter ripartire per cercarla, il momento dopo, appena la notizia si registra nel subconscio sono triste, perché questo significa che il mio tempo qui è finito. Devo partire e lasciare dietro ancora una volta la sensazione di appartenenza, di sicurezza per seguire quella dell'ignoto. Un subbuglio di emozioni che non riesco a mettere in ordine, perché non posso dare a loro dei nomi. Maledette emozioni!

La giornata è calda, pur essendo ormai la fine dell'estate, la quale sembra tenere testa e voler continuare ancora per chissà quanto. Forse fino a sentirsi stanca per poi lasciare il posto all'autunno, portando con sé le foglie e i raggi caldi del sole offesa per esserci spesso lamentati di lei. Ma non oggi. Oggi il sole picchietta sulle strade e crea un afa davvero insopportabile. Come una punizione per aver lasciato ingannare me stessa che potevo essere parte di qualcosa, della vita di qualcuno. L'aria condizionata mi faceva bruciare gli occhi e seccare la gola, perciò l'ho spenta diversi chilometri fa'. Abbasso fino in fondo i finestrini e aumento un po' la velocità.
Rallento quando vedo che mi sto avvicinando ad un centro abitato. Decido di fermarmi per fare rifornimento e comprare qualcosa da mangiare.

Mi fermo al semaforo rosso e alzo solo di qualche centimetro il finestrino. Una Mercedes scura si ferma di fianco a me. Il volume della musica a palla e i finestrini abbassati. Il ragazzo che la sta guidando avrà sui 30 anni. Si sistema i capelli biondo cenere guardandosi nello specchietto retrovisore. Accorgendosene che lo sto fissando, gira la testa e sorride attraverso gli occhi scuri. Con quell'aria sicura e straffottente sul viso mi manda un bacio volante. Piego gli angoli della bocca all'insù in uno scherno. Il suo sorriso si allarga ancora di più. Alzo una mano per salutarlo, ma poi invece gli mostro il dito medio. Lui si rabbuia e incazzato da gas al motore senza aspettare il segnale verde del semaforo. Oh beh! Peggio per lui. Si beccherà una bella multa. Guido piano guardandomi attorno nella ricerca di qualche benzinaio o qualcosa che gli assomigli.
Il paesino conterà in totale 20 case, ma l'importante è che ha quello che cerco. Mi fermo davanti ad una piccola stazione di servizio con un piccolo minimarket.

Dopo aver provveduto al rifornimento, non solo di benzina, riparto e procedo servendomi della cartina. Il sole ora è arrivato al suo picco mettendosi tra me e la strada. Rimpiciolisco gli occhi in un tentativo di bloccare i suoi raggi abbaglianti ad accecarmi. Troppo doloroso. Apro il cruscotto della macchina nella ricerca di un paio di occhiali che dovrei avere qui da qualche parte. Li trovo con sotto una busta bianca. Metto gli occhiali e prendo curiosa la busta. La giro tra le mani cercando di vedere sopra il mittente, ma non c'è scritto niente. La apro! Trovo 200$ dentro, con un bigliettino con poche righe scritte in lettere capitali " Non avrei lasciato che ti portasse veramente in un appuntamento. Lo avrei ammazzato di botte se avrei dovuto. Ma la scommessa l'hai vinta tu". Sorrido, anche se dovrei essere orrificata per quello che ha scritto su quel uomo, Mark. Rimmetto tutto com'era nella busta e poi nel cruscotto. Il pensiero se ha scritto il bigliettino prima di litigare con me, mi attraversa la testa come un treno in piena velocità. Non importa. Niente importa più. Devo ricordare a me stessa che io non sono fatta per questo. Per costanti. L'unica costante alla quale posso permettere di entrare e controllare le mie scelte è mia sorella. Sono nata con quella costante, non posso disfarmene. Ma non posso creare altre. Non posso desiderare altre.
***
Ciao a tutti! Eccomi qui con un nuovo capitolo prima di quello che pensavo. È corto ma hey, è il secondo in tre giorni ( o conta come il quarto giorno questo anche se sono le 2:30 del mattino?).🙃 Vi piace? O vi aspettavate qualcos'altro? Fatemi sapere.
Vi mando un bacio volante 😘 (😉).
Kiss kiss
Ery

Guidami all'inferno (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora