Dopo ore e ore di viaggio ininterrotto, a parte le fermate occasionali ai distributori di benzina, finalmente mi fermo davanti al primo hotel che intravvedo appena entro a Newberry Springs. In realtà è un Bed&Breakfast, ma poco importa. Sono sollevata quando esco dalla macchina e sono finalmente in grado di stiracchiare i muscoli intorpiditi dal lungo viaggio. Dopo aver chiuso la portiera dell'auto dietro di me, butto lo zaino sulla spalla con movimenti lenti e mi avvio verso la struttura. Si vede che è vecchia da miglia lontano. Il colore, un blu profondo, è ormai scolorato. L'insegna arrugginita rende difficile leggere cosa c'è scritto sopra, ma non m'importa tanto da fermarmi per vedere meglio. Il giardino davanti, al contrario è ben mantenuto. Colorato, con tanti fiori che emanano un profumo che mi mancava sentire. È un bel contrasto con il panorama desertico di Newberry. Quello che mi interessa però, è che costi poco e che abbia un letto e l'acqua calda in bagno.
Avanzo pigramente e spingo con fatica il portone di legno bianco che sembra pesare come un camion. Probabilmente è la stanchezza che si sta facendo sentire. Pure il rumore dei miei stessi passi mi fa venire il mal di testa. Sembra che dentro alla mia testa abbia preso posto un falegname che martella continuamente il mio cervello. Avrei dovuto riposarmi durante la strada, ma l'adrenalina che mi correva nelle vene non mi permetteva di stare immobile per più di cinque minuti. Forse colpa dei troppi caffè bevuti e anche della paura che se mi fermassi qualcosa sarebbe andato storto di nuovo. Non volevo rischiare. Ora che sono qui, l'adrenalina sembra essersi dissipata e ha lasciato il posto alla preoccupazione, ma ci farò i conti con essa domani. Stasera devo riprendermi.
Trascino i piedi come se al loro posto avessi due mattoni, nella hall della reception. Un vecchio e consumato banco a forma di ferro di cavallo.
L'interno del bed&breakfast è arredato con mobili antichi in legno massiccio che danno un certo senso di accoglienza. Un mazzo di fiori freschi messi in un vaso di cristallo proprio sul banco della reception ravviva l'ambiente. Dietro il vaso si intravede la testa di un uomo dai capelli grigi che legge qualcosa.
Probabilmente la gazzetta.
Il tutto è molto pulito e ordinato al contrario dell'impressione che dà da fuori.
Il silenzio che regna all'interno mi dice che non è molto frequentato. Meglio così. Potrò riposarmi senza che una banda di motociclisti ubriachi mi lasci sveglia tutta la notte.
Il signore che avevo intravvisto prima dietro il vaso di fiori, mi viene incontro e mi saluta.
"- Buonasera signorina. Posso aiutarla?" Chiede con voce calda e gentile. I tratti del viso dolci quando sorride. Mi ricorda un sacco mio nonno.
"- Mi serve una camera per alcuni giorni" sorrido riflettendo la sua espressione. Anche se la mia sarà molto meno piacevole dato lo stato di degenza in cui mi trovo.
"- Oh! Allora è nel posto giusto. Io sono Jack, Jack Everton e lei è mia moglie" indica la signora con i capelli corti e bianchi, probabilmente sulla sua stessa età, che è appena entrata nella hall. I due coniugi sono gentili e sig.Everton si offre di aiutarmi con le valigie, ma gli dico subito che non ci sono valigie da tenere e lo ringrazio. Prendo la chiave della stanza senza ulteriori chiacchiere e mi dirigo verso la camera. La stanza è piccola, con un piccolo guardaroba senza ante e due cassetti. Non che io abbia molti vestiti da metterci dentro. Uno specchio appeso al muro, di fronte al letto a due piazze e due comodini ai lati. A sinistra la porta del bagno è aperta. Piccolo anche quello, ma funzionale. Butto lo zaino sul letto e mi spoglio subito per farmi una doccia. Puzzo come un cane randagio.
L'acqua calda mi rilassa e me la godo fino all'ultima goccia. Quando mi sento pulita e rilassata, chiudo l'acqua e mi avvolgo un'asciugamano intorno ai capelli. Mi metto una canottiera e dei pantaloncini senza asciugarmi il corpo per prolungare un po' la freschezza data dalla doccia. Mi butto sul letto sospirando e il sonno non tarda ad arrivare.
***
Quando mi sveglio il giorno dopo, il sole è già alto nel cielo. A quanto pare ho perso la metà della mattinata dormendo. Scatto in piedi appena vedo l'ora sul cellulare appoggiato sul comodino. Sono già le 10:07 e io dovevo già essere fuori a cercarla da un bel po'. Nessuno mi mette fretta, ma l'attesa mi sta uccidendo. Nella mia testa già prendono vita scenari diversi, ma tutti hanno una cosa in comune: io e lei abbracciate. Sento una sferzata di energia già appena svegliata. Mi preparo in fretta e scendo al piano terra per fare colazione. I signori Everton sono gli unici presenti in sala. Sono seduti in un tavolo all'angolo mentre bevono del tè senza rivolgersi la parola. Sembrano così diversi da ieri... Il silenzio pesa come una giacca invernale di una taglia più grande. Fastidiosa, ma è l'unica cosa che hai per tenere lontano il freddo.
Cammino goffamente fino al loro tavolo e gli saluto.
"- Che buon profumino" sorrido allegra cercando di attirare l'attenzione. Non che ci voglia molto...
"- Oh cara, sei sveglia! Vieni, devi provare la mia torta di mele" la signora Everton si alza dalla sedia prontamente e mette sù un sorriso dal nulla calandosi nella parte. La sua voce però, è insicura. Quasi cauta. Signor Everton mi fa segno di sedermi nella sedia accanto a lui.
Annuisco e mi siedo goffamente nel loro tavolo. Sembrano persone gentili, persino troppo per i miei gusti. Lei riempie un vassoio con varie cose che ha preparato per la colazione. Taglia una bella grossa fetta di torta, poi aggiunge anche dei biscotti e un po' di marmellata, infine un bel bicchiere di latte. Mette il vassoio sul tavolo davanti a me. Non capisco perché ha preparato tutte quelle cose se alla fine sembra che qui ci sia solo un cliente.
"- Credo che con queste potrò andare avanti per una settimana" scherzo, ma mi pento subito quando vedo la sua espressione abbattuta.
"- Oh! Ho esagerato vero?" Chiede mortificata. Non ho il cuore di dirle di sì. Scuoto la testa in segno di negazione.
"- Cara..." suo marito chiama la sua attenzione, ma lei lo ignora.
"- La mia nipote adorava la torta di mele." Dice con gli occhi persi in un punto indefinito.
Non mi sfugge il verbo usato nel passato, ma mi limito a sorridere e a non fare domande.
"- Cara, così stai spaventando la piccola bambina." Dice calmo suo marito. Gli dico di non preoccuparsi. Che servirebbe ben di più per spaventare una come me, dopodiché finisco in fretta la colazione e lascio i due coniugi per andare a cercare mia sorella.
***
Ciao a tutti! Com'è andato questo weekend? Vi siete riposati oppure avete lavorato?
Spero che il capitolo vi piaccia. Aspetto di leggere le vostre opinioni e vi auguro un buon inizio settimana. Bacioni 😘
P.s. Se il capitolo vi piace votate 😉.
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Guidami all'inferno (#Wattys2016)
RomanceUna ragazza fiera, diffidente e con un sarcasmo disarmante. Non è abituata ad avere qualcuno che si prende cura di lei. Ormai è da anni che si deve arrangiare da sola, ma poi arriva lui. La sfida, la mette alla prova, ma soprattutto è sempre lì qua...