Fulmini!

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Tyler POV

Debolezza!
Di questo si è trattato!
Lo so che quella sua avance per baciarmi era solo un momento di debolezza. Aveva lasciato cadere tutte le sue barriere non sapendo più come gestire il dolore che stava provando.
Lo vedevo in tutte le sfaccettature che prendeva. Prima silenziosa, poi incazzata e infine arrendevole. Come se cercasse con quale emozione sostituire tutto quel dolore che sentiva. Voleva provare l'ultima spiaggia. Il sesso come via di sfogo. E sarei dannato se non avrei approfittato se fosse stato qualcun altra.
Tu mi usi, io ti uso.
Semplice simbiosi!
Ma non con lei. Con lei non ci sono riuscito. Era ubriaca. Al mattino se ne sarebbe pentita. Forse gli avrei anche fatto schifo.
Non riuscivo a togliermi dalla testa me stesso anni addietro. Avevo usato mille volte il sesso per colmare anche se temporaneamente quel vuoto che niente può riempire. Una via di scampo che però non porta mai da nessuna cazzo di parte. Non voglio essere solo un rimpiazzo o una via di sfogo come lo sono le ragazze con cui faccio sesso per me.  Con lei non voglio fare sesso disperato! Cazzo! Con lei non dovrei fare proprio niente.
È una fottuta tentatrice, nient'altro. Ma cosa mi dice il cervello poi? Ron mi ha contagiato con il suo romanticismo del cazzo.
Non c'è niente di romantico qui.

Una vocina nella mia testa mi ricorda che ho fatto 1500 miglia sulla sella di una fottuta moto per riportarle una fottuta collana. Fanculo alla vocina e a chi ha inventato la coscienza. Non mi serve una.
Gli amici lo fanno l'uno per l'altro no?
E nessuno può dirmi che non sono un amico, perché l'ho lasciata dormire con me senza sbatterla sul materasso. Più e più volte. Senza prendere quelle chiappe sode e stritolarle nella mia mano, morderle quella dannata bocca impertinente fino a farle gemere il mio nome. Maledetta! È tutta colpa sua. Si intrufola sempre nei miei pensieri, come una ladra, rubandomi la tranquillità per cui ho così tanto lottato. E io sono un debole cretino per permetterglielo.
Mi ci è voluta una volontà disumana per spingerla via quando si è avvicinata in quel modo in bagno. Le sue mani così morbide che mi toccavano era una sensazione troppo bella da resistere e per qualche secondo ho pure pensato di cedere alla sua volontà. Non ha idea di quanto è difficile dirle di no. Solo a pensare che quella sera in qui l'ho conosciuta mi ha fatto cambiare idea con solo uno sguardo.
Sapevo che mi avrebbe incasinato dal primo secondo in qui l'ho vista. Quei occhi così brillanti erano come fulmini in una notte buia. Ed è proprio quello che ho pensato quando gli ho visti.
Fulmini!
E sapevo che se paragonavo gli occhi di una donna con dei fulmini ero proprio fottuto perché non ci sarebbe stato niente e nessuno che mi avrebbe tenuto lontano da lei.
Ma è tutto sbagliato. Questa fastidiosa vocina continua a ronzarmi in testa come una zanzara che punge e poi fugge. Mi ricorda che devo starle lontano per mille e uno ragioni. Perché il posto da dove vengo è un angolo buio e brutto. Con le pareti ammuffite, che puzza di sigarette e di dolore. Un angolo pieno di siringhe, di sofferenze e speranze infrante contro gli scogli di una dura realtà. Perché qualsiasi cosa iniziassi con lei è destinata a finire e io di fini ne ho visti già troppi. Perché non può capire da dove vengo. E neanche io posso farglielo vedere. Il peso che mi trascino dietro è troppo grande da condividerlo. La schiaccerebbe. Ha già il suo da trasportare.

Iniziare? Che cosa ti fa pensare che lei vorrebbe iniziare qualcosa con te?

La mia coscienza si fa sentire di nuovo. Ha questo brutto vizio di presentarsi quando nessuno la tira in ballo. Mi sembra persino che parli con la voce di lei. Insolente.
Per questa volta le do ragione.

No! Io dovrei lasciarla andare dove vuole. Decide di tornare a Chicago? Problemi suoi. Perché dovrei cercare di impedirglielo? Perché un idiota con un capello da baseball me l'ha detto nel parco quando l'ho beccato a spiarla?
Per quanto mi riguarda potrebbe averla detto anche per impedirmi di prenderlo a sprangate. E io ci sono cascato come un pero. Adesso basta! Dopo averla riportata a Walnut, la mia missione come amico è finita. La lascerò fare quello che vuole e io riprenderò la mia vita da dove ho lasciato. Dal lavoro all'officina, dalle gare in moto e dallo scopare chi voglio quando voglio.
Stringo ancora di più il volante cercando di guardare dritto e non farmi ingannare da quelle ciglia lunghe che si posano sulle sue gote o le labbra dischiuse che sembrano invitarmi a morderle. Cazzo! Sono proprio un coglione. Dovrei smetterla di pensare queste cose di lei. È la mia amica e rimarrà sempre tale. Niente di più, niente di meno.
Spingo più forte sul pedale del gas di questo rottame. Prima arriviamo, prima sono fuori da questo inferno.
Lei se ne sta seduta di fianco a me, con lo sguardo perso fuori dal finestrino e gli occhi stanchi, provati, come se avesse cinquant'anni e non quasi venti. Non ha proferito parola da quando siamo partiti. Non mi ha nemmeno guardato. Mai. Neanche per un secondo.
Sento una stretta allo stomaco immaginando quello che sta passando in questo momento. Dolore, freddo, vuoto. Lo so come ci si sente. Eppure non riesco a fare niente per lei. Per farla guarire. Se mi avvicinassi ai suoi pensieri riuscirei solo a farle più male. Non sono mai stato quello che guarisce. Solo quello che ferisce. Devo starle maledettamente lontano.

E allora perché cazzo non l'ho lasciata andare? Perché non ho preso la moto per allontanarmi il più possibile da lei? La testa mi sta facendo un male assurdo. Ho bisogno di riposarmi. Ieri sera non ho chiuso occhio. Sono rimasto a guardarla dormire come un maniaco del cazzo, per accertarmi che stesse bene. Aveva bevuto troppo.
Solo verso l'alba gli occhi stanchi si sono chiusi senza il mio volere. E poi mi ha svegliato con quel calcio sullo stomaco quando le ho toccato il sedere con il rigonfiamento che mi ero ritrovato dormendo accanto a lei. Lo avevo fatto involontariamente. Non era assolutamente voluto. Ma è questo il problema con lei. Mi fa fare sempre cose che non voglio fare. Continuamente.
Lei vuole un passaggio da me? Concesso. Pur sapendo benissimo che dovevo ignorarla e fregarmi di dove dormisse. A quella fottuta gara c'erano un centinaio di persone. Poteva chiederlo a qualcun'altro, no? E invece lo chiese proprio a me. L'ho fatta dormire nella mia stanza. Io che non ho mai dormito neanche con quelle che mi porto a letto. Mi fa fare stupidate, come portarla a vedere quelle lucciole di merda perché mi ricordano i suoi occhi. Ma da quando si possono paragonare le lucciole agli occhi di una persona? Chi sono, Romeo? Mi manca solo indossare la calzamaglia e il mantello. Sono un coglione. Un coglione per aver dato retta a Ron ed essere piombato a quel dannato hotel per riportarle la collana. E sono un coglione per non essermene andato via subito dopo, ma ho ceduto alla sua richiesta di restare quella sera lì con lei. Mi fa sempre fare quello che vuole. Come se fossi il suo dannato cagnolino.
Paura e rabbia si scatenano dentro di me e stringo più forte il volante, quasi a volerlo staccare dall'asse. Basta! Ho bisogno di uscire di qui. Mi fermo bruscamente sul ciglio della strada senza pensare che potrebbe essere pericoloso.
È più pericoloso stare qui dentro in questo momento.
Esco fuori ad una velocità sovrumana e sbatto lo sportello dell'auto incazzato. Mi ci appoggio e accendo una sigaretta che inizio a tirare come un dannato. Cosa mi sta succedendo?
"- Perché ti sei fermato qui?" La sua voce  mi desta dai pensieri poco ortodossi che la mia mente continua a fare su di lei senza il mio permesso. Tessa trappole contro di me. Maledetta.
"- Ho bisogno di una pausa" rispondo incazzato con me stesso. Quando è uscita dall'auto? Non me ne sono nemmeno accorto.
"- Aspettami dentro. Ci metterò poco." Le ordino indicando la sigaretta che continuo a tirare come se fosse la mia salvezza. Si imbroncia al mio tono autoritario e si avvicina dal mio lato. Eccola lì che insiste sempre.
Spinge e spinge i bottoni della mia pazienza come a volermi provocare. Non sapevo neanche di averne così tanta. Sono stupito da me stesso.
<Stammi lontano!> le voglio urlare, ma mi spiazza quando si avvicina troppo e mi sfila la sigaretta dalla bocca per infilarla nella sua. Vedo come chiude le labbra intorno a quella sigaretta che prima era sulle mie senza neanche l'ombra di un disgusto e la cosa mi fa eccitare da matti. Sembro un fottuto maniaco di merda che non ha mai visto una donna in vita sua. Un adolescente in piena fase ormonale. Impreco mentalmente contro tutti i santi che mi vogliono vedere pazzo e scalcio via dei sassolini sulla strada cercando di mantenere lo sguardo fisso per terra.
"- Che ti prende?" Chiede socchiudendo gli occhi ad ogni tiro consumando la mia sigaretta.
"- Niente." rispondo infastidito e tiro fuori un altra dal pacchetto. Resta in silenzio a guardarmi come se stesse studiando un caso da risolvere. Butto fuori il fumo svuotando i polmoni di quell'aria sporca e rientro in auto incitandola a fare lo stesso con un cenno della testa. Sbuffa al mio atteggiamento, ma per una volta obbedisce senza aggiungere altro.
"- Vuoi che guido io?" Chiede una volta dentro, ma le faccio segno di no con la testa. Voglio tenermi occupato e guidare mi distrarrà almeno per poco. Ho paura dei miei stessi pensieri. Paura che lei ha un certo potere su di me.
Sospira affranta e ritorna con la testa appoggiata sulla finestra e gli occhi assenti sulla strada. Manca solo un'ora grazie al cielo.
***
Uh uh! Il nostro Tyler sta finalmente accettando di non essere tanto indifferente a Gwen.
Scusatemi degli errori, ma non ho più voglia di rileggere. E neanche tempo a dire la verità, perché devo ritornare a studiare 😩😩😩
P.s. Fatemi sapere cosa ne pensate.

Guidami all'inferno (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora