Samantha

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Tyler POV
È da alcuni minuti che guarda quella foto senza aprire bocca. Dallo sguardo che ha sugli occhi sembra che abbia visto un fantasma. Mi sta allarmando questa cosa e vorrei alzarmi e andare a vedere cos'è che lo tiene con gli occhi sgranati a quella foto, ma cerco di mantenere un po' di dignità da uomo e non andare nel panico davanti a Jack. Allungo la mano e scuoto il braccio di Gwen per costringerla a guardarmi e dire che cos'ha. Lei non sembra nemmeno accorgersene. La scuoto di più ma tutto quello che fa' è balbettare.
"- È...lei..." e continua a fissare la foto.
"- Lei era mia nipote" risponde Rose calma.
Gwen diventa di ghiaccio. Vedo la sua espressione tramutare da incredulità ad orrore e shock. A quel punto mi alzo e le vado vicino. Quando vedo la foto, capisco il motivo.

Quella ragazza è uguale a sua sorella, solo con i capelli rosso fuoco. Guardo incredulo la signora Rita che ricambia con confusione misto a colpa. Socchiudo gli occhi con sospetto. Quanto è la probabilità che Gwen venisse ad alloggiare proprio nell'albergo di coloro che erano stati i nonni della sorella per quei pochi anni di vita che lei presumibilmente avrebbe avuto?
Forse uno su sei...
Anche se...questo è uno dei meno cari e sapendo la sua situazione finanziaria...

Marito e moglie si guardano tra loro e poi Rose mi chiede?
"- Che cosa sta succedendo?" sposta lo sguardo tra me e Gwen.
"- La ragazza era adottata?" Le chiedo cercando nel frattempo di tirare fuori Gwen dal suo stato di trance.
"- Samantha? Sì" risponde sbattendo le palpebre più volte e giocando con una forchetta sul tavolo. Ad ascoltare quel nome Gwen gira la testa verso Rose. Mi abbasso accanto a lei sulle ginocchia perché mi abbia a vista d'occhio.
"- Gwen rispondimi per favore." Le dico anche se non le ho fatto nessuna domanda. Lei appoggia la foto sul tavolo con le mani che le tremano e si alza dalla sedia. La seguo anch io e le prendo la mano ma lei la allontana, come se l'avessi bruciata. Sento il mio cuore perdere un battito al gesto, ma ci riprovo di nuovo.
"- Ho bisogno d'aria" dice senza guardarmi prima di correre fuori. Sta ancora tremando mentre con passo spedito cerca di raggiungere l'uscita, ma la raggiungo prima io.
"- Vengo con te" le dico seguendola fuori dalla porta.
"- Tyler ti prego, hai già fatto abbastanza. Voglio rimanere da sola." Dice fermandosi d'un tratto e causando me di inciampare. È così che si sente lei ogni volta che la faccio inciampare di proposito quando con i suoi piccoli passi spediti cercando di tenere il mio più lungo?
"- Non ti lascio da sola" le dico fermo continuando a seguirla. Oggi è molto più veloce del solito.
"- Beh notizia flesh!" Urla e si ferma di nuovo di scatto facendomi inciampare un altra volta. Bestemmio sottovoce sperando che non mi abbia sentito.
"- Non decidi tu caro. Sono sempre stata sola e me la sono sempre sbrigata da me, perciò non ho di certo bisogno di te in questo momento" dice sputando fuoco dalla bocca. Se fosse un drago le se vedrebbero le fiamme.
Sto lì impalato mentre la vedo scomparire nella strada. Se non mi vuole vicino non la obbligherò. Non so neanche perché lo sto facendo. La mia opera di beneficenza l'ho fatta. Dovrei andarmene e dimenticare che sia esistita Gwen Livingstone. Che mi abbia regalato le giornate più belle e più brutte che ho avuto da molto tempo. Torno dentro con i signori Everton che bisbigliano qualcosa di incomprensibile tra loro. Prendo la foto lasciata sul tavolo da Gwen e riguardo quella foto. Poi mi ricordo della sensazione che avevo avuto quando ho visto la foto sul medaglione di Gwen. Io quella ragazza l'avevo vista un anno fa' in ospedale a Chicago. Ero tornato là per chiudere con la mia vita passata ed ero finito per fare una rissa che mi procurò delle contusioni. Ero al pronto soccorso mentre aspettavo di essere medicato insieme a tanti altri pazienti a quanto pare "non emergenti" e che potevano aspettare anche decine di ore prima di essere curati. Sbuffavo ogni due per tre un po' dalla noia un po' perché mi faceva davvero male.
"- Da quante ore aspetti?" Una ragazza mi chiese seduta accanto a me. Aveva i capelli blu e un piercing al naso. La guardai bene. Doveva avere quattordici anni, ma voleva sicuramente dimostrarne di più. Il viso angelico lo tradiva però.
"- Tante" le dissi e ripresi a sbuffare e guardare l'orologio sul muro.
"- Io sono Sam" mi disse allungandomi la mano sinistra. La guardai incuriosito.
"- Non posso darti la destra perché mi fa male se la alzo. Mi sa che l'ho rotta" sussultò  quando cercò di alzare di poco la mano.
"- Perché hai un nome da maschio?" Le chiesi annoiato. Non mi interessava davvero, volevo solo ammazzare il tempo e non avevo di meglio da fare.
"- Chi ha detto che è solo da ragazzi?" Mi guardò storto. Questa ragazza era più intelligente di quello che avevo pensato.
"- Sono sicuro che ti chiami Samantha o qualcosa del genere, ma lo hai accorciato per sembrare più dura" le sussurrai all'orecchio. Lei sgranò gli occhi per qualche secondo per poi riprendersi subito.
"- Tu non sai niente" mi disse scendendo dal suo lettino e andando a cercare l'infermiera. Vuol dire che ho azzeccato.

Mi riprendo subito da quel ricordo e torno con la testa nel presente.
"- Quando è successo l'incidente?" Chiedo ai signori Everton.
"- Due anni fa' " dice  Rose confermando le mie supposizioni.
"- Ne è sicura che quella sia sua nipote?" Mi avvicino guardandola negli occhi.
"- Siamo sicuri perché l'abbiamo vista crescere" dice Jack spostando la mia attenzione. Scuoto la testa ed esco a cercare di nuovo Gwen. Non importa se mi ha detto che vuole stare da sola.
***
Probabilmente me ne pentirò di aver pubblicato questo capitolo senza revisionarlo prima perché avrà tanti errori grammaticali 🙈, ma volevo per una volta essere brava ed aggiornare prima del solito sperando che questo lunedì sia stato bello anche se a nessuno piacciono i lunedì. Ad ogni modo, spero che il capitolo invece, via piaccia anche se probabilmente molto corto. Sarò lieta se lo revisionate voi per me così mi risparmio la rilettura  e il successivo auto insulto 🙊.
A big 😘

Guidami all'inferno (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora