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Pov. Carlotta

Mi avviai verso casa di Amanda. Era la mia migliore amica. Adoravo camminare, sentire il cinguettio degli uccellini. Mi piaceva passeggiare per i quartieri di Manhattan.

Abitavamo vicine, in un piccolo quartiere costeggiato da villette con giardino, e ci conoscevamo tutti in zona.

Aprii la borsa, tirando fuori le cuffie, attaccandole all'iphone, pigiando 'play' sulla canzone di Ariana Grande. Canticchiando mentre camminavo. Finché non sentii qualcuno, togliermi gli auricolari con forza.

Mi girai, riducendo gli occhi a due fessure, vedendo lo stronzo di Joshua.
"Ho interrotto la tua performance" si beffeggiò, accostando con la moto.

"Ridammi le cuffie Joshua" lo ripresi, andandogli davanti. Alzai le mani per prenderle, cadendo quasi addosso al suo petto.

"Siamo vogliose oggi. Sentiamo cosa ascoltavi" alzò le labbra in un sorriso sfacciato, mentre mi arresi, incrociando le braccia al petto, non dando peso alle sue solite battute da cretino patentato. Sbattei un piede sull'asfalto, in modo scocciato, ed adirata.

Lo guardai infilarsi le cuffie, ascoltando, per poi scoppiare in una fragorosa risata, restituendomeli.
"Canzoncine da ragazze beta" esclamò, abbassandosi la visiera, dando gas.

Lo fermai toccandogli l'avambraccio avvolto in una felpa blu scura.
Si rialzò la visiera di plastica, innalzando un sopracciglio chiaro e delineato, vedendo i suoi occhi azzurri fissarmi.
"Mi puoi dare un passaggio da Amanda?" Domandai debolmente. Certo amavo camminare, ma ero in ritardo, e lei odiava quando facevo tardi.

"Non se ne parla proprio" affermò secco, abbassandosi di nuovo la visiera. Ma che razza di stronzo.

"D'accordo" urlai, montando sulla moto, vedendolo partire.

"Ti avevo detto di no" mi riprese, mentre ero dietro e tentavo di reggermi da ogni parte, tranne che a lui.

"E a me non importa" replicai indifferente, cercando di tenere fermi i capelli con una mano, che mi finivano davanti al viso e sulle labbra.

Finché non arrivammo. Il suo stupido amico David, abitava due case dopo Amanda.
Scossi i capelli, aggiustandomeli alla meno peggio.
"Non migliora il tuo aspetto comunque" mi beffeggiò mostrando un sorrisetto impertinente, togliendosi il casco, per aggiustarsi i capelli.

"Neanche il tuo se è per questo" lo rimbeccai, avviandomi da Amanda, aggiustandomi la borsa sulla spalla.

"Grazie Joshua" lo sentii mimare la mia voce, come se fossi una gallina starnazzante, muovendo la testa e gesticolando come una ragazza o almeno secondo lui come facevo io.

Mi girai, camminando all'indietro, alzando il dito medio.
"Fanculo Joshua" lo salutai dipingendomi un sorriso ironico, camminando sul vialetto ghiaioso di Amanda, contornato da fiori colorati e curati. Sua madre faceva la fioraia. Suonai il campanello che emise un tintinnio melodioso ed irritante.

Mentre gettai un'occhiata a Joshua che salutò David con una pacca sulla spalla, mentre si girò quest'ultimo, affacciandosi dalla soglia.
"Ciao Carlotta" mi salutò gentilmente, mentre Joshua lo spingeva dentro.

"Ciao David" gli dissi di rimando, mentre la porta si aprii. Rivelando la signora Spenser.

Entrai piano, vedendola sorridermi.
"Salve signora, Ama..." non mi lasciò finire che prese gentilmente parola.

"È su in camera, vai pure cara" affermò avviandosi in cucina, mentre annuii, salendo le scale, togliendomi la sciarpa per entrare in camera, buttandomi sul letto della mia migliore amica. Guardandola intenta a scrivere sul computer, girata di spalle.

Era una camera piccola e confortevole. Un letto ad una piazza e mezzo con un tappeto rosa di pelo a terra, poster di cantanti appesi sulle pareti, Una piccola finestra bianca, con tende anch'esse rosa con farfalle applicate. Un armadio bianco, ed una scrivania bianca con la sedia rosa. Se non si era capito, amava il rosa.

"Oh merda, carly" mi salutò sobbalzando, portandosi una mano sul cuore, alzandosi dalla sedia girevole.

"Non volevo disturbarti" esclamai, sganciando i bottoni del cappotto, sfilandomelo.

"No ma volevi uccidermi" mi rimbeccò, buttandosi a peso morto sul letto, a pancia in giù, tirando su le gambe.

Mi sdraiai accanto a lei, per scegliere un film d'amore, convincendoci che nessun ragazzo sarà mai come quei gran fighi e pure dolci.
"Un'amore senza fine o colpa delle stelle?" Mi domandò indecisa, mentre ero persa nei miei pensieri.

"Decisamente Alex Pettyfer" affermai senza indugio, vedendola annuire titubante.

Quando saltò a sedere sulle ginocchia, sentendo il letto scricchiolare.
"Lo sai che assomiglia un sacco a Joshua?" Più che una domanda suonava come una constatazione. Sgranai gli occhi azzurri ereditati da mia zia Ilaria, scuotendo la testa, emettendo una sonora risata.

"Spero tu stia scherzando. Ammetto che ti piace Joshua ma non rovinarmi il mio Alex" la ricalcai, vedendola sogghignare per poi azionare il film.

Perdendomi in quegli occhi nocciola, immaginando me al posto della ragazza bionda.
"Pop corn o patatine?" Per fortuna ci pensò Amanda a rinsavirmi dai miei disagi mentali.

La guardai, vedendola scuotere la testa attendendo una risposta.
"Patatine al formaggio" esclamai entusiasta, fissando la camera. Ormai la conoscevo a memoria, avvicinandomi alla finestra, scostando la tenda, guardando al di là Joshua che giocava a basket con David. No non assomigliava per nulla al mio Alex, solo il pensiero mi faceva rabbrividire.

"Che guardi?" Sentii la sua voce alle mie spalle, girandomi per portarmi una mano sul cuore.
Vedendola fare segno di scusa, alzando una mano sorridente, poggiano la scodella di patatine sul letto, avvicinandosi a me.

Fece un sospiro pesante, quasi sognante, scuotendo i folti capelli ramati, che gli ricadevano lungo le spalle.
"È così sexy" esclamò con voce sommessa, poggiando un palmo sul vetro, disegnando dei cuoricini.

La guardai allibita, strizzando gli occhi, per capire a chi si riferisse.
"Chi?" Chiesi timorosa, di sapere la sua risposta e sentirmi al quanto disgustata.

"Joshua, Carly. Possibile non lo vedi? I suoi capelli biondo cenere rasati ai lati con il ciuffo all'indietro, gli occhi azzurri accattivanti, le labbra carnose, il fisico sportivo, quegli addominali delineati, le spalle larghe, le gambe..." la fermai, tappandogli la bocca con la mano. Intimandole di respirare e calmarsi.

"Ho capito. Lo so com'è fatto, non c'è bisogno che lo descrivi. Lo vedo tutti i giorni da 17 anni a questa parte e fidati è irritante" ammisi risoluta. Annuendo con la testa.

"Ma è sexy" ribatté ancora con i suoi occhi verdi sognanti.

"Maleducato. Cafone. Sfacciato.presuntuoso" elencai a raffica tutte le sue grandi qualità. Non ne aveva positive. Sin da bambino era una vera peste. Mi ricordai che all'età di 5 anni, scarabocchiò il mio vestitino preferito, ed erano pennarelli indelebili. Mentre piangevo, mi guardava con il suo ghigno divertito già a quell'età. Quando avevo 7 anni, mi rubò la merenda dallo zaino, buttandola nella spazzatura. Il primo anno di liceo, prese il mio compito di nascosto, disegnando un'apparato genitale, enorme. Consegnandolo al prof che mi mandò dalla preside. Era uno stronzo. E non sarebbe mai cambiato.
"Si decisamente" confermai nella mia testa, ma dicendolo ad alta voce.

Guardando Amanda scuotere la testa divertita, per tornare a vedere il film, e concentrarmi solo su Alex. E su Michael Donnoval. Ultimo anno come me, sezione F. Capelli castani con il ciuffo che gli ricadeva su quegli occhi verde bosco, in cui ti sentivi smarrita. Giocava a football nella stessa squadra di Joshua. Per questo non gli avevo mai rivelato la mia cotta. Conoscendolo sarebbe corso a dirgli tutto, e non volevo essere presa in giro dall'intera scuola, passando per una ragazzina innamorata e ridicola.

Uno Sbaglio DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora