Epilogo

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Pov. Carlotta

Ormai eravamo tornati alla vita normale, la quotidianità. Da quel giorno Joshua era sempre lo stesso, l'odioso che conoscevo ma era il mio odioso, e non l'avrei voluto in nessun altro modo.

"Carlotta sei pronta? Dai che altrimenti facciamo tardi" la voce dal piano di sotto di mia madre mi rianimò dai miei pensieri, mentre mi aggiustai la toga nera dove da sotto sbucava un vestito turchese che mi ero messa, guardandomi allo specchio.

"Sei stupenda" Vidii Joshua staccarsi dalla parete e venire dietro di me cingendomi la vita con le sue braccia per lasciarmi un lieve bacio sul collo. Quei baci che mi provocavano scosse elettriche facendomi elettrizzare gli organi interni. I suoi occhi azzurri scrutavano la mia figura attraverso lo specchio, diventando più bui quando strinse leggermente i miei fianchi attirandomi di più contro il suo petto scolpito, facendomi emettere un ansimo che repressi mordendomi il labbro.

"Sembro un sacco della spazzatura" ribattei facendo una smorfia poco convinta e gettandomi un'occhiata addosso.

"Allora saremo i più bei sacchi di spazzatura mia visti" affermò sfoggiando il suo sorrisetto laterale e sfacciato portandomi a ridere, ed intrecciare le nostre mani per scendere al piano di sotto.

Vidii mia madre emozionata così come Maggie mente mio padre gli rivolse un'occhiataccia.
"Ci stai prendendo gusto Joshua" lo avvertì quasi vedendo le nostre mani intrecciate mentre finimmo di scendere le scale ed abbassai lo sguardo per sopprimere una risata.

"Oh smettila, Anthony" lo riprese mia madre, ammonendolo con una mano spiegata in avanti, mentre Maggie ci fece avvicinare per poi scattarci una foto con delle facce alquanto stralunate e buffe.

"Questa finirà nell'album dei ricordi su Facebook" annunciò fiera guardando la nostra foto mentre scoppiammo all'unisono con un
"NO" secco.

Andammo in macchina ed il tragitto sembrava così diverso ed invece era lo stesso da quattro anni. Joshua era accanto a me e tentava di placare la mia agitazione anche se potevo notare sul suo volto la stessa cosa.

"È solo un diploma" mi rassicurò strusciandosi il palmo sudato sulla toga e la gamba in continuo movimento, ma comunque gli ero grata che mi infondesse sicurezza sfoderando sorrisi dolci.

Scendemmo dalla macchina sentendo le ruote stridere sulla ghiaia per fiondarsi fuori. Vidii un'Amanda e David correre in contro a noi, mentre da lontano notai Michael che si girò dalla mia parte salutandoci entrambi con un'alzata di testa.

"Vi abbiamo tenuto il posto, venite" proclamò Amanda, guidandoci mentre David tirò una pacca amichevole a Joshua.

"Quest'estate Mykonos non ce lo leva nessuno" elargì cristallino ed euforico David mentre Joshua guizzò lo sguardo su di me, che mi misi a sedere sulla sedia di legno, non capendo il suo sguardo triste e dispiaciuto.

"A proposito di questo, devo parlarvi" affermò fievole, riaprendo le labbra ma la voce possente del preside ci riportò a sederci e fare silenzio.

"Dopo me lo dici" gl'intimai risoluta, con la paura che si stava stagliando contro di me. Paura di perderlo. Leggevo i suoi occhi e ciò che vedevo non mi piaceva ma ritornai con la mente sul posto, mentre i nostri genitori erano nelle file dietro del Prato e tutti noi eravamo lì fissando il preside sul palco di legno rivestito di nero che chiamava ad uno ad uno per consegnarci il diploma con fierezza e congratularsi.

"Joshua Wilson" lo chiamò con tono vivace e fermo, vedendo comparirgli un sorriso quando si alzò.

Lo fermai tirandogli leggermente la toga, vedendolo girarsi dalla mia parte prima di scavalcare le altre sedie e raggiungere il frutto dei suoi anni di studio.
"Ti amo" gli soffiai dolcemente quella parole perché era l'unica cosa che potesse calmare la sua gamba che da seduta sembrava uno yo-yo.

Uno Sbaglio DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora