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Pov. Carlotta

Eccomi alla mia prima grande festa. Mi ero retta stretta a Joshua lungo tutto il percorso per arrivare fino a qui. Il senso di calore che mi avvolse e il suo profumo al muschio mi dicevano di arretrare, di staccarmi, ma per la paura mi strinsi ancora più forte, pressando il mio petto coperto solo da un cappotto contro il suo giubbotto di pelle, fresco al contatto con la mia guancia. Quel casco mi copriva poco e nulla, il giusto e nemmeno tanto da non permettere ai miei capelli di svolazzare come se avessero vita propria.

Mi avviai verso David che sembrava eccitato nel vedermi, o almeno il suo sorriso smagliante me lo faceva intendere. Non capivo il motivo per il quale Joshua avesse fatto da tramite. Che io lo imbarazzassi?! No era impossibile ed inconcepibile. Ero un disastro con gli uomini, e lo sapevo bene. Forse preferiva che lo zotico di Joshua me lo riportasse per sapere la mia espressione in quel preciso istante che mi avrebbe rivelato che voleva uscire con me. Certo non potevo dire di avere il suo stesso sorriso sfavillante.

In un attimo fu davanti a me, come se quella serata fosse un'uscita galante, e il resto delle persone non contavano. Purtroppo per me contavano. O almeno uno in particolare, il motivo vero per cui avevo accettato di essere stretta in quel caloroso abbraccio che sembrava stritolarmi. Purtroppo era solo David che cercava di stringermi il più possibile, togliendomi quasi tutto l'ossigeno anche quello di riserva.

"Ciao David" lo salutai, in modo che lasciasse la presa su di me. Ed infatti fu così, si sciolse piano fino a scostarsi. Andava decisamente meglio questa piccola ma significativa distanza per il mio corpo anche se ero infreddolita non mi sarebbe servito lui per riscaldarmi.

"Sei uno schianto Carlotta" m'intimò con un'espressione intimidita sul volto, portandosi una mano dietro la nuca.

Potevo sentirmi elogiata e immensamente felice per quel complimento?! Probabilmente tutte avrebbero risposto con un grande SI, appendendolo anche agli striscioni. Mentre mi limitai solo ad un'alzata di spalle ed ad un "grazie" appena percettibile perfino per me.

Scrutò a lungo il mio corpo, come rapito. Lo lasciai fare per non sembrare ancora più scorbutica di quanto già non fossi, e per mia fortuna non sembrava minimamente che se ne fosse accorto.
"Ti va di prendere qualcosa?" Indicò l'entrata dell'ingresso di casa, riportando finalmente l'attenzione su i miei occhi. Rilasciai un sospiro vedendo il respiro gelido fuoriuscire dalle mie labbra schiuse, annuendo.

Mentre camminavamo su l'erba bagnata sicuramente appena annaffiata da un'irrigatore a scomparsa. Cercavo di scorgere il volto di lui, il Mio sogno proibito, frutto di un'amore platonico. Eravamo destinati a stare insieme, solo che lo sapevo solo io. Ma si dice di solito che questi siano dettagli superficiali. E magari speravo anche di non cadere con questi stupidissimi tacchi, ed erano solo cinque centimetri.

Varcammo la soglia dell'entrata che dava su un salotto enorme. Un divano a curva di pelle beige si estendeva quasi lungo tutto lo
Spazio. Un televisione al plasma affisso al muro fatto di mattoni, ed un tavolino da caffè bianco lucido, con una scala intrecciata a sorreggerlo, quasi una scultura moderna. Le tante foto affisse sulle pareti di persone famose e non di famiglia. La tipica casa di gente che ostenta la loro ricchezza materiale più che affettiva. Motivo per il quale Callum desse sempre feste ogni fine settimana.

Una scala maestrale posta al lato sinistro del salone, conduceva sicuramente alle camere ed ai vari bagni. La musica che proiettava il DJ dietro la console sul lato destro, dove si era già formata la folla. Poiché era spazioso ed amplio riusciva a contenere tutti gl'invitati.

Mi sfiorò delicatamente ed accidentalmente la mano con la sua, guardandomi dritto negli occhi.
"Scusami, non volevo" si stava addirittura scusando per qualcosa che non aveva fatto casualmente.

Uno Sbaglio DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora