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Pov. Joshua

Una settimana, a rincorrerla, le avevo mandato messaggi che non potevo contare sulle dita, erano una miriade. Spiegazioni sul fatto che non stavo con Madison, che non l'avevo baciata ed aveva visto ciò che voleva. Non avrei accettato i ricatti di Madison ed anche se fosse stato non mi sarei mai rimesso con lei. Lo potevo dire apertamente che io ero completamente andato per Carlotta. La spocchiosa che abitava nella mia casa affianco, quella che vedevo tutti i giorni della mia vita, quella che volevo dentro questa fottuta vita che senza lei non brillava, non filtrava luce sufficiente per dare colore alle mie giornate grigie e spente. Una fotografia in bianco e nero che pur se bella non noti le sfumature e le piccole cose come quando è a colori nitidi e puliti.

Ero andato nel nuovo locale appena aperto, con i ragazzi di football. Non credevo e non pensavo di vederla lì ma ciò che mi fece più male era vederla a ballare con Michael. Il loro sorridersi, lei che allacciò le sue braccia al collo di lui, permettendogli di inalare il suo profumo. Ed inutile dire che strinsi i pugni lungo i fianchi ed avvertii le nocche indolenzirsi. Gli avrei spaccato il viso che si trovava, gli avrei tolto quel sorriso soddisfatto e quel luccichio di desiderio. Lei era mia.

La presi in un angolo per parlarle. Spiegazione a cui non dava adito, non voleva sentire ragioni ma vedevo i suoi occhi azzurri infrangersi come onde sugli scogli nei miei, passione pura che passava in quei lampi dolci come la luna che si rispecchia nel mare per rendere tutto più magico. Sentivo il suo cuore rimbombare nel petto forte, come il mio. Correvamo in due direzioni troppo diverse però, poiché se ne andò, ma quando le dissi che non mi sarei arreso non poté celare quel sussulto ansimante che arrivò al mio udito colpendomi in pieno.

Mi mancava il suo corpo, i suoi baci intrisi di amore e lussuria. Mi mancava tutto di lei, anche il suo essere logorroica, una radio che non smetteva mai di parlare, incessante.

Tornai dagli altri mentre un'Amanda mi lanciò un'occhiata gelida. Ovvio che stesse dalla sua parte mentre David sembrava dispiaciuto, ma abbassai lo sguardo.

L'alcol risanava le ferite momentaneamente anche se sapevo che sarebbero ritornate prepotenti dentro il mio corpo ingarbugliato tanto quanto la mente.
Avvistai Madison chiacchierare animatamente con Chantal. Mi alzai dalla sedia scusandomi con i ragazzi avviandomi a passo spedito verso di loro.

Quando alzò lo sguardo verde su i miei occhi freddi e glaciali, si paralizzò serrando le labbra, mentre una Chantal parlava ancora gesticolando in maniera fastidiosa e da oca quale era.
"Devo parlarti" asserii duro e spigoloso, contro di lei. Chantal si girò con un sorriso sorpreso e divertito, sbattendo le ciglia.

"Josh..." non la lasciai finire poiché guizzai un attimo lo sguardo su di lei.

"Stai zitta. Devo parlare con Madison" ripetei più ispido che potessi e rude. Poche cerimonie non avevo voglia di parlare e tanto meno con lei, che rimase attonita e basita spalancando appena le labbra per poi rigirarsi stizzita ma senza pronunciar parola.

Guardai Madison abbassare appena lo sguardo di una che sapeva di essere colpevole, per poi poggiare i palmi sul tavolo di vetro alzandosi lentamente.

L'afferrai per il braccio in modo poco gentile, sentendola lamentarsi per poi sbatterla contro il muro affianco ai bagni. Mi sorrise in maniera sfacciata finché non vide i miei occhi vuoti ritornando con il volto accigliato.
"Sono qui parla" affermò spazientita, incrociando le braccia al petto.

"Che cazzo hai detto a Carlotta? Ficcatelo nella testa che io e te, lo sottolineo, non stiamo insieme e non staremo mai insieme" rivelai assertivo e pungente come uno spillo. Mantenne il mio contatto duro e la mascella rigida che avevo mentre annuì scrollando le spalle.

Uno Sbaglio DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora