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Pov. Carlotta

Scendemmo dal treno, per tornare in quel presente che stavo iniziando a detestare. Prendemmo un pullman che ci fermasse vicino alla sponda orientale, vedendo la marmaglia di gente che accalcava i pontili, prendendo posti. C'erano dei motoscafi in acqua che spruzzavano colorante vegetale di un verde sgargiante quasi smeraldo ricoprendo piano piano la superficie del fiume che divenne totalmente una distesa verde, che ti affascinava e ti lasciava incantato da quella visione.

Guardai il fiume, sorridendo. Era magnetico uno spettacolo bellissimo. Ad un tratto mi girai per chiamare Joshua, quando mi ricordai che lui non c'era e non era qui a vedere questa visione con me. Se l'avessi urlato ad alta voce probabilmente mi avrebbero preso davvero per pazza. Mio padre e Brian sembravano dei bambini, mentre mia madre e Maggie lo guardavano affascinate quasi quanto me.

Finché non sentii una voce conosciuta alle mie spalle portandomi a girarmi. Guardai quel matto adorabile di Paul. Lo consideravo come mio zio anche a lui. Poiché lo vedessimo poco ma per alcune feste su univa. Portava un capellino di feltro nero con una striscia grigia. Una camicia rosa fosforescente sotto ad una giacca nera ed un jeans. Solo lui poteva essere così eccentrico. Mentre scorsi anche Gavin che portava in braccio il bambino che avevano adottato dopo essersi sposati a Barcellona. Lo avevano chiamato Igor. Era biondo chiaro con dei riccioli morbidi e due occhi color miele da far morire. Dolcissimo e bellissimo. Stringeva le manine piccole sulle spalle possenti di Gavin, che cercava di non fargli cadere dal piede la scarpina azzurra della Nike.

Benché avesse quattro anni forse lo trattavano ancora con un po' troppa premura. Sembrava un bambino sveglio senz'altro.
Lo vidii arrivare verso di noi sgargiante, simulando,
"le mie fantastiche donne. My Dears siete divine" ci schioccò un bacio sulla guancia guardando poi Anthony e Brian che ridevano su qualcosa.
"I fustacchioni peggiorano con gli anni. Diventano dei bambini, mentre tu sei un fiore Carlotta. E il bel Joshua?" Proclamò guardando me e poi Maggie. Mi morsi il labbro facendo finta di guardare altrove.

"Non è voluto venire quello squinternato di mio figlio. In compenso ho aggiunto Brian al suo posto" guardò suo marito di tralice, scuotendo la folta chioma bionda, mentre mia madre scoppiò a ridere.

"Non posso certo parlare del mio" alzò le spalle, mentre annuii. Mio padre era sempre stato così un po' bambinone ma era un padre fantastico di sicuro.

Andai verso Gavin salutandolo, per farmi dare in collo Igor, che mi sorrise, mettendomi le mani sul viso.
"Ciao piccolo. Ti piace il fiume?" Lo strinsi forte a me vedendolo sgranare i grandi occhi miele mentre gli spostai dei riccioli biondi difronte al viso.

"Si. Ma...come fa a essere vedde?" Mi domandò girandosi verso di me, sciogliendomi con un caloroso sorriso. Ancora forse non aveva imparato bene a pronunciare le parole ma lo capivo perfettamente.

Lo guardai con un sorriso furbo, per poi assottigliare gli occhi e riaprirli come se avessi fatto un incantesimo.
"È una magia" gli confidai come se fosse stato un nostro segreto, vedendolo battere le mani entusiasto.

Mi tornò in mente Joshua. Vedemmo la foto per il giorno di San Patrizio, vedendo il fiume colorato attraverso lo schermo del computer.
Gli domandai come fosse possibile. Non arrivavo a pensare che delle bombolette e coloranti potessero essere sparsi per tutto il fiume.

Mi guardò con un'alzata di spalle, e lo sguardo di chi ti prende in giro perennemente come era solito fare.
"È una magia Carlottina" rivelò come se ci avessi potuto abboccare a quella sua rivelazione. Ma forse mi piaceva pensare che le magie esistevano.

Uno Sbaglio DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora