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Pov. Carlotta

Non so se avevo fatto bene, non so di preciso che cosa cavolo mi era passato per la testa. La mia voglia di dimostrare che potevo essere diversa aveva vinto sulla ragione. Ero ancora a mente calda ed in piena ebollizione quando avevo varcato la soglia dello spogliatoio, ed anche quando ero entrata in camera sua.
Avevo riflettuto a lungo, stendendomi sul letto e lasciando i pensieri fuori dalla mia piccola stanza. Avevo guardato il soffitto colorato con venature rosa cipria, i comodini bianchi con rifiniture salmone, ed acceso l'abat-jour a forma di stella, illuminare piano il mio volto.
Ora che ero a mente fredda potevo affermare, constatare, appurare con assoluta certezza che ero una demente.

Il mattino arrivava sempre troppo presto e con esso anche i miei miliardi di pensieri. Tanti punti interrogativi si formavano come un mosaico, e quasi tutti si ponevano la stessa medesima domanda. Perché?. Perché ero stata così idiota. Cosa pensavo di risolvere chiedendo a Joshua, proprio il ragazzo che anche se mi aveva aiutata continuavo ad odiare, proprio lui che era l'unico che poteva aiutarmi. Sapeva tutto di me, e sapeva bene cosa volevano le donne e come ottenerlo.

Scostai a fatica le coperte, decidendo di mettere una canzone che mi desse la carica. Presi il cellulare e cliccai sulla canzone. Break the Rules. Anche se io non infrangevo mai le regole, credevo che da ora in poi almeno una ne avrei infranta.

Mi lavai velocemente e mi vestii. Come ogni mattina mamma perdeva un'oggetto ed io lo ritrovavo.

La giornata a scuola era iniziata con calma, dopo quelli di ieri avevo ancora il timore e l'ansia che potesse riaccadere. Ma tutti sembravano esserselo scordato. Come tutte le cose. Amanda mi aveva parlato per tutto il tempo lungo i corridoi del nuovo ragazzo che aveva conosciuto. Un amico di suo cugino che era venuto a trovarlo.

Sembrava che il problema Joshua fosse risolto, almeno per lei. Fuori di casa non l'avevo incontrato, solo fuori dal cancello della scuola. Era appoggiato alla sua moto con le caviglie accavallate e le braccia conserte, stretto in quel giubbotto di pelle che gli evidenziava le spalle ampie. Una maglia a girocollo bianca aderente e dei jeans chiari.
Stava conversando con Madison, e si scambiavano carezze intime, specialmente la mano di lei che vagava sul petto di Joshua.
Si girò appena come se si fosse accorto della mia presenza. Un'occhiata veloce e frettolosa, niente che lasciasse trasparire la complicità che sembrava avessimo trovato quei due giorni, niente di tutto ciò. Indifferenza assoluta, per ritornare a concentrarsi su Madison che rideva come se avesse fatto una battuta esilarante.

"Allora hai deciso come ti riscatterai?" Mi chiese Amanda che sedeva affianco al mio banco mentre il professore Smith ci spiegava la clonazione. E credevo di sentirmi un po' così. Dovevo fare finta di riprodurmi in un'altra persona identica a me con un carattere diverso, dovevo riuscirci se non altro.

Mi portai il tappo della penna biro tra i denti, rigirandola nervosamente. Per poi guardarla e sporgermi il giusto per non essere vista.
"Non posso dirti nulla al momento, lo scoprirai spero" aggiunsi l'ultima frase che mi uscii fioca, quasi arrendevole e speranzosa. Sgranò gli occhi verso di me.

"Spero?" Alzò il tono di voce, facendo girare tutta l'aula tranne Joshua che restava concentrato con una matita trattenuta dietro l'orecchio, almeno fino a quando il professore Smith non le rivolse un'occhiataccia.

"Vuole renderci partecipi anche a noi di questa "speranza vana" signorina Spenser?" Si abbassò gli occhiali fino alla punta del naso aquilino, squadrando il volto di Amanda che era divenuto paonazzo, scuotendo la testa con veemenza.

Il professore Smith sbattè una pila di schede sul banco per aggiustarle alzandosi di conseguenza, iniziando a distribuirle tra i banchi, informandoci di ciò che sarebbe successo.
"Mi dispiace ragazzi ma data l'interruzione della vostra cara compagna, ci sarà un compito a sorpresa, sulle molecole. Mezz'ora di tempo a partire da..." finì di fare il giro, mentre alcuni sbuffavano ed altri rivolgevano occhiatacce ad Amanda che si scusava con un'alzata di spalle. L'unico che non si smuoveva era Joshua, l'occhio oggi sembrava cadermi sempre nella sua direzione, e mi maledicevo internamente.

Uno Sbaglio DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora