19° capitolo

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La mattina seguente le voci che provenivano dal piano di sotto la svegliarono.

Scese le scale sbadigliando e si ritrovó davanti "gli adulti" della casa.

"Ehy tesoro, siamo tornati ora" le disse il padre.

"Lo vedo" disse indicando le borse che erano per terra.

Shawn appoggió una mano sulla spalla della ragazza.

"Vieni fuori? Io e Mia abbiamo preparato la colazione" disse il ragazzo indicando la porta finestra.

Alya annuì e si avvió verso il giardino.

La giornata passó molto lentamente.

Dopo la colazione si misero a guardare un film che finì verso le una, pranzarono e Alya accompagnó sua mamma e Karen a fare la spesa, o meglio, in teoria dovevano fare solo la spesa, ma finirono per passare tutto il pomeriggio a comprare vestiti e trucchi.

Tornarono a casa verso l'ora di cena e trovarono già tutto pronto, allora si misero a mangiare e guardarono un altro film.

Alya peró non ne poteva piú di vedere sempre film.

Allora decise di andare in camera sua e di leggere.

Quando buttó l'occhio sull'orologio si accorse chaerano le una di notte.

In effetti, era stata così concentrata nel leggere, che non si era accorta che erano andati tutti a dormire.

Allora decise di mettersi a letto anche lei, ma, dopo dieci minuti, ancora non era riuscita a prendere sonno.

Sbuffando si rigiró nel letto e si osservó intorno.

La luce della luna illuminava il piccolo mappamondo che era poggiato sul suo comodino.

Lo prese, si mise una felpa e uscì nella sua piccola terrazza dove si sedette su una sedia a conteplare le stelle.

Si rigiró fra le mani il mappamondo mentre l'aria calda le sfiorava le guance.

Ad un tratto gli venne un'idea.

Fece girare il mappamondo tenedolo per la base, guardó la luna e poi chiuse gli occhi, e con il dito, toccó una parte del mappamondo.

Il suo dito indicó l'Italia.

Un sorriso spontaneo le si formó sul volto.

Due anni prima era stata li, con la sua squadra di pallavvolo.

Si ritrovó a ridere nel ricordo di quel raro momento felice.

Ma come al solito, la notte doveva portare il suo lato malinconico, e pensó che era il passato a renderla felice e che quindi, ora, non lo era.

In quella squadra aveva trovato la sua unica migliore amica, ma,  dopo quasi due mesi, il destino volle che le loro strade si separassero.

E così perse l'unica amica che aveva.

Ma da lei aveva imparato tante cose, per quel motivo, non l'aveva mai persa.

Odiava la solitudine, fin da quando era piccola aveva avuto problemi nel relazionare con le persone, e, grazie a questo, era rimasta sempre, o quasi, sola, nel suo mondo.

Peró al tempo stesso, amava la notte, simbolo di quiete e silenzio.

All'inizio credeva di essere pazza, ma col tempo riusci a farsela piacere l'idea di essere leggermente stravagante e fuori dalle righe.

Per questo le piaceva la psicologia e la letteratura.

Bisognava essere un po' pazzi per comprendere la vita, in quanto anche essa lo é.

E anche quella notte si ritrovó a fissare il cielo illuminato.

Dicono che chi guarda le stelle sia depresso, probabile, ma in quel periodo le stelle erano per lei simbolo di libertà.

Erano così lontane da quel mondo.

E osservavano ogni persona che ci viveva, le giudicava e, qualche volta, come in quel caso, davano

conforto a qualcuno.

Alya sapeva bene che la notte era fatta per dormire, ma non capiva perché, le persone, dovessero perdersi quello spettacolo.

Uno scricchiolio alle sue spalle la fece spaventare.

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