41° capitolo

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Poche ore dopo però si svegliò, Alya non aveva più sonno, quella cittá era così ricca di ricordi, che neanche una pasticca per dormire, riusciva a farla addormentare.
Si affacciò alla finestra.
Proprio sotto di lei, anni prima, lei e la sua famiglia passeggiavano mano nella mano felici, ignari di tutto quello che sarebbe successo poi.
Era difficile per lei ammetterlo.
Però gli mancavano i giorni in cui passeggiavano in centro, o quando andava sulla famosa giostra di piazza della Repubblica.
Le mancavano perfino quei momenti quando sua madre la metteva in punizione, e allora si affacciava alla finestra e guardava il mondo che andava avanti senza di lei.
Era stato difficile per lei andare avanti.
Anche perché era successo tutto in pochissimo tempo.
Il giorno prima erano una famiglia unita, il giorno dopo si erano tutti divisi.
Il momento più doloroso però, é stato il giorno del funerale del padre, quando una signora, probabilmente una collegha di lui, le si avvicinò e le disse: "Vedi? La morte non colpisce chi muore veramente, ma chi resta, tutta la gente che lo conosceva che si comincia a chiedere come avrebbe fatto a vivere senza di lui".
Lei cercava di dimenticarselo, di andare avanti, di scordarlo e buttarlo nel dimenticatoio, ma alcuni momenti non si scordano, si ricordano per sempre, e a volte anche con un morso allo stomaco.
Due mani si posarono sui suoi fianchi, cosa che la fece sobbalzare.
Shawn si mise accanto a lei, con la testa fuori dalla finestra e le mani appoggiate al cornicione.
"Che succede, perché sei sveglia?" Le chiese.
"Succede che ho passsato gli ultimi mesi a congelare le mie emozioni, ma  a volte  tornano, mi sconvolgono,  e io non so più capirle"
"E non vuoi provare a sfogarti con me?"
"Non credo sia una buona idea"
"Ma perché non ne vuoi parlare?" Gli chiese lui.
"Perché se ne parlo, tornano i ricordi, e se tornano i ricordi torno a star male, e io non voglio più soffrire" disse con la testa bassa.
"E cosa succede se torni a soffrire?"
"Non é una scelta facile, o ti immergi completamente nel dolore, o lasci che esso ti cada sulle spalle quando meno te lo aspetti"
Non piangeva ma le tremava la voce quando parlava. Si capiva che si stava sforzando per non espoledere, per non travolgerlo con la sua sofferenza, e aveva quel maledetto vizio di sorridere esageratamente quando voleva trattenere il pianto.
Shawn l'abbracciò.
E li esplose, perché fra quelle braccia si sentiva sicura ma fragile.
Non si fidava cecamente di lui, ma qualcosa dentro di lei stava cominciando a cambiare.
"Mi dispiace" disse fra le lacrime.
"Ti dispiace per cosa?"chiese confuso
"Per essere come sono"
"E come sei?" Chiese alzandole il volto.
"Non lo so, un gran schifo, un insieme di cose distrutte e marce" disse guardando il vuoto dietro di lui.
"Io credo solo che tu abbia bisogno di qualcuno che ti faccia tornare come eri prima, qualcuno che ti dica, ehy sono qui, non aver paura, ti proteggo io.
Tu sei forte, sei solo stata ammaccata da tante situazioni diverse, che ti hanno portata a sottovalutarti"
"Scusa, per tutto quello che ti sto facendo passare, ma ti prego, non abbandomarmi" lo pregò, mentre stringeva la sua maglia.
"No, non ti lascerò in balia dei tuoi problemi" disse accarezzandole i capelli.
"Grazie, per tutto" disse tirando su col naso.
"Andiamo a letto" disse.
Alya annuì e si avviò verso il suo.
Shawn la fissò per quel poco che gli permetteva di vedere la poca luce proveniente dalla finestra.
C'era qualcosa in Alya, che stava nascendo, qualcosa che si stava facendo spazio fra tutte quelle macerie, un raggio di sole in quella nebbia che era il suo cuore.

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