Le giornate passano velocemente, continuo a vedere Lucia regolarmente, adesso, e sembra che le cose tra me e Luca vadano meglio. È come se Lucia stesse cercando in tutti i modi di avvicinarci. Il nostro rapporto non è certo idilliaco, non ci vediamo nemmeno spesso, solo per quanto riguarda la bambina, però riusciamo a scambiare qualche parola.
È una sera fredda quella, con un vento capace di raggelare le ossa e io sono ancora in reparto per salutare la piccola, prima di tornare a casa.
Le rimbocco le coperte, mentre Lucia ha gli occhi socchiusi sul punto di dormire, poi passo ad accarezzarle i capelli sparsi sul cuscino. È impossibile che una bambina come lei non sia mai stata adottata da nessuno. Un senso di rabbia mi pervade il corpo, ma allo stesso tempo sono felice che lei possa stare ancora con me: ed è un gesto egoista, lo so, perché sì, lei avrebbe bisogno di una famiglia a prendersene cura."Come sta la mia paziente preferita?!"Luca entra in stanza, muovendosi chiassosamente; sprizza gioia da tutti i pori, è allegro come non l'ho mai visto da quando lavoriamo insieme.
Mi volto, facendogli segno di abbassare la voce, ma ormai Lucia ha già spalancato i suoi occhioni azzurri, sorridendo felice di vederlo.
Lui le si avvicina. "Sono passato a salutarti, come volevi. Visto?" le fa notare, pizzicandole una guancia.
Lei gli risponde con una linguaccia, allontanando la sua mano, e sorrido alla scena.
"Adesso, però, torna a dormire, ci vediamo domani" pronuncia con dolcezza.
Lucia annuisce, girandosi da un lato, e comincia a sonnecchiare.
Mi giro a guardarlo e per la prima volta da quando è entrato nella stanza, lo osservo davvero. Ha i capelli più spettinati del solito, con delle ciocche che gli ricadano morbide sulla fronte, il viso pallido contrasta con il rossore delle sue guance. Non ha il camice, indossa un maglioncino di cashmere blu notte, un jeans e delle stringate di pelle. A guardarlo così, sembra lo stesso ragazzino di qualche anno fa.
"Sei molto legata a lei"proferisce nella mia direzione, ma mi rendo che parli più che altro a se stesso che a me, tanto che faccio quasi fatica ad avvertire la sua voce.
Distolgo lo sguardo, posandolo su Lucia che dorme beata, e i braccialetti sul mio polso tintinnano.
"Sì, dalla prima volta che ci siamo viste è come se fossimo entrate in simbiosi. Lei mi sta dando molto, sai? E io spero di star facendo la stessa cosa"ammetto e non so nemmeno per quale motivo io stia aprendo il mio cuore a lui, ma le parole escono da sole, libere.
La sua mano si posa sulla mia spalla in un gesto delicato, facendomi sussultare.
"Credimi, Anita, lo stai facendo, eccome. Le stai donando la forza di vivere".Le sue parole mi lusingano, dandomi un senso di importanza.
"E scusa per l'altro giorno, non era mia intenzione dirti di starle lontana, anzi la situazione è precaria ed è meglio che... Lucia abbia accanto le persone a cui tiene di più"la sua voce va via, via scemando, diventando quasi impercettibile, ma sembra che queste parole me le abbia urlate, tale è la loro intensità.
Mi volto di scatto con un' espressione di terrore sul viso.
"C-cosa...succede Luca?"chiedo incerta.Lui posa gli occhi su ogni cosa che non sia io, come se avesse paura che io possa leggerci la verità. Poi finalmente mi guarda e il mio stomaco si contorce, ma non ho il tempo di pensarci, perché la sua mano preme di più sulla mia spalla.
"Vai a casa e stai tranquilla"tenta di rassicurarmi.Lo guardo attonita, mentre lui, piano, si allontana.
"Buonanotte, Anita" mi saluta. Il modo in cui pronuncia il mio nome è dolce.
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Ricominciamo da qui (COMPLETA)
RomanceAnita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospe...