Dopo il colloquio con la psicologa, non faccio che pensare che, questa volta, Irene possa aver ragione. Come potrebbe reagire Lucia al pensiero che una volta terminata la nostra giornata insieme la riportassimo in casa famiglia? Sicuramente la prenderebbe molto male. Ed è giusto che, arrivati a questo punto della situazione, io e Luca ne ragioniamo insieme, valutando quale sia la decisione più consona per lei. E soprattutto anche io ho bisogno di liberarmi di questo peso che mi opprime il petto: non possiamo più attendere ancora.
"Luca" lo richiamo, mentre insieme percorriamo il corridoio che conduce al padiglione dei nostri reparti. Nonostante avverta la mia voce tremolare lievemente, cerco di fingere fermezza. "Noi due dobbiamo parlare".
Lui si volta nella mia direzione, facendomi intuire tutta la sua sorpresa e confusione davanti alla mia proposta. "Certo, Anita, dimmi pure" annuisce però poco dopo.
Giocherello con le dita delle mani, abbassando lo sguardo. "Si tratta di Lucia" gli confesso.
Luca allora mi sprona a parlare, appoggiando una mano sulla schiena come a volermi dare il giusto conforto per continuare. "Hai cambiato idea? Non vuoi più vederla?" mi domanda, non nascondendo una certa preoccupazione all'evenienza.
"No!" ribatto con foga, incrociando i suoi occhi incerti,"non si tratta di questo."
"E qual è il problema, allora?" mi fa notare, scuotendo il capo senza ben capire.
Annuisco, rilasciando un respiro profondo. "È che penso l'assistente sociale potrebbe aver ragione" ammetto, contritamente.
"E vorrei ben vedere!"
Sia io che Luca ci voltiamo, spaventati ed esterrefatti dalla presenza della stessa Irene qui.
Lei cammina fiera e austera verso di noi, stretta nel suo tailleur firmato, lasciando ticchettare le scarpe con il tacco sul pavimento.Sbatto gli occhi, ancora incredula davanti all'evidenza. Cosa ci fa lei qui?
"Sono felice di trovarvi insieme" proferisce, arrivandoci accanto, soddisfatta. "Ma non avevo dubbi a riguardo. Da quant'è che va avanti la vostra storia? Mesi, settimane, giorni?" aggiunge con saccenza.
Assottiglio lo sguardo, indurendo la mascella. "Le interessa davvero?"
Lei mette su un'espressione irrisoria, scrutandomi con una certa sufficienza, mentre incrocia le braccia al petto. "Non sono qui per questo e se proprio volete saperlo nemmeno di mia spontanea volontà, ma avrei una certa urgenza di parlarvi".
Io e Luca ci destiamo in allerta, preoccupati dalle sue parole.
"Certo" le replica il mio fidanzato, compostamente. "Andiamo nel mio studio".Cammino al suo fianco, cercando la sua mano per attirare la sua attenzione nel frattempo che l'assistente sociale ci segue, muovendosi accanto a noi. Luca incrocia il mio sguardo, fugacemente, accennando un sorriso dedito a rassicurarmi ma, mentre i suoi occhi rimangano incatenati ai miei, comprendo che lui sia il primo ad aver bisogno del mio sostegno.
Non appena ci richiudiamo la porta alle nostre spalle, il mio fidanzato fa segno a Irene di accomodarsi e non nascondo di sentirmi profondamente tesa all'idea di starle così accanto.
Lei incrocia le dita delle mani, lunghe e smaltate di rosso, professando un'espressione rammaricata.
"Non c'è bisogno che io vi dica perché sono qui" esordisce, facendo alternare i suoi occhi prima su di me e poi su Luca.
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Ricominciamo da qui (COMPLETA)
RomansaAnita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospe...